Arabia Saudita: siamo alla svolta?

(di Pasquale Preziosa) In Arabia Saudita sono stati arrestati molti principi ed è in atto un accentramento dei poteri nelle mani di Mohammed bin Salman (MbS) figlio del Sovrano.

Il 4 Novembre è stato firmato un decreto reale per la costituzione di un comitato anti corruzione con a capo Mohammad bin Salman; in Arabia Saudita, per quanto noto, non vi è mai stata una specifica legge anti corruzione così come intesa nei paesi occidentali.

Subito dopo la firma del decreto sono partiti tutti gli arresti dei principi e dei politici sauditi.

La tempestività degli arresti palesa una pre ordinazione e una segretezza dei piani per giocare sull’effetto sorpresa.

Il consolidamento dei poteri dei Salman, è stato condotto con maestria.

Nel 2011 MbS divenne consulente stretto del padre bin Abdulaziz ministro della difesa.

Nel 2012 bin Abdulaziz venne indicato come il successore al fratello Nayef bin Abdullaziz (morto)come Crown Prince.

Nel 2013 MbS divenne capo della corte del Crown Prince.

Nel 2014 MbS venne nominato Ministro dello stato.

Nel 2015 bin Abdulaziz venne nominato quale sostituto del re Abdullah deceduto, MbS fu nominato ministro della difesa e bin Nayef Crown Prince.

Nel 2016 MbS venne chiamato a dirigere Aramco (compagnia nazionale di idrocarburi) e annunciò la Vision 2030.

Nel 2017 (Giugno) MbS venne nominato Crown Prince al posto di bin Nayef, che fu esautorato, venne poi approvato un nuovo direttorato sulla sicurezza e le investigazioni (Luglio) e un comitato anti corruzione, sotto la direzione sempre di MbS: cui sono seguiti gli arresti dei notabili sauditi.

Probabilmente una lettura più oculata dei fatti interni sauditi, avrebbe potuto già indicare gli sviluppi manifesti oggi e il piano anti corruzione ha rappresentato solo il cavallo di Troia per l’esecuzione del piano.

Le due più influenti potenze del pianeta, gli USA e la Russia erano state contattate, dal Re Saudita, con visite ufficiali.

Le relazioni di amicizia internazionali saudite erano state poi consolidate dai contratti per 110 miliardi di dollari con gli USA e in parte con la Russia e alcuni malumori del Qatar erano stati subito sedati con la rottura delle relazioni.

Anche il Qatar ebbe la necessità di rafforzare l’amicizia con gli USA accelerando l’acquisto dei velivoli F15 e con UK con l’acquisto degli EF2000.

Gli Emirati Arabi Uniti erano e sono molto legati all’Arabia Saudita: condividono la guerra nello Yemen e condividono la Vision 2030 del Crown Prince a tal punto che nel prossimo air show di Dubai, in apertura il prossimo 12 Novembre, presenteranno il primo velivolo da attacco al suolo leggero costruito negli Emirati da Calidus, presso il sito di Al Ain: almeno il 50% delle forniture militari deve provenire dai paesi arabi, secondo la nuova Vision.

Il mondo che conta è rimasto fermo a osservare gli sviluppi, lasciando alle dinamiche interne del paese la prosecuzione del piano messo in opera, e il mercato del greggio ha dato qualche sussulto di poca importanza economica.

L’Arabia Saudita è sotto profonda trasformazione e la Vision 2030 è un piano, molto complesso, anche di trasformazione economica del paese.

Bin Salman ha deciso che per portare avanti il piano, tutte le articolazioni del potere del paese, politiche, economiche e di sicurezza, dovessero essere accentrate e il dissenso eliminato, difatti sono stati arrestati anche molti attivisti, seguaci e chierici sunniti.

La popolazione saudita ha molto condiviso il piano anticorruzione, e sostiene , per ora, la dirigenza.

Cosa ci si può aspettare ora?

Il contraccolpo a questa grande operazione di trasformazione in atto, guidata da tutti coloro che sono stati arrestati, che sono tanti, e dalle reti nazionali e internazionali stabilite.

Non si può escludere che alcuni rami del terrorismo interno, non del tutto represso, non possano giocare un ruolo destabilizzante in tutta questa grossa partita, con contraccolpi anche in occidente per la parte energetica.

In effetti, il paese oggi ha il potere accentrato il cui collante è rappresentato dalla forza di tale potere centrale ma non dalla condivisione dello stesso: la società tribale in Saudi Arabia è oggi meno compatta di ieri.

L’Iran sta osservando la trasformazione per trarre vantaggio dalla situazione in atto.

Certamente gli sviluppi della ormai troppo lunga guerra nello Yemen, saranno la cartina di tornasole per questo nuovo corso.

Certamente in Arabia Saudita oggi c’è più forza ma forse, meno potere.

 

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