Di Maio, con il decreto dignità, al lavoro per ridurre burocrazia e precarietà

Sul decreto dignità “in verità ho ricevuto grosse critiche dalle organizzazioni che rappresentano le grandi industrie. Le piccole e medie imprese sanno che siamo al lavoro per ridurre la burocrazia e rendere meno pesanti per loro le buste paga. Abbiamo tolto lo split payment e disattivato il redditometro, un fuoco che covava sotto la cenere. C’è un dialogo costante. Chi non sfrutta i lavoratori giovani e meno giovani da noi non ha nulla da temere. D’altro canto è fondamentale ridurre la precarietà. E io non posso accettare il ricatto di chi dice: o ci lasciate sfruttare i ragazzi o non li assumiamo”.

Sono queste le parole rilasciate da di Luigi di Di Maio, ministro del Lavoro, durante un Intervista a “La Stampa” per rispondere alle critiche mosse al decreto dignità.

Di Maio, parlando della precarietà ha aggiunto che “La precarietà è una sciagura anche per le aziende, perché se non ci sono clienti si ferma anche la produzione. Ma quello che faremo per loro sarà più chiaro nella legge di bilancio, quando ridurremo il costo del lavoro”.

Il ministro del Lavoro nell’intervista ha affrontato anche la questione del cuneo fiscale precisando che verrà applicato in modo selettivo per ambiti di competenza spiegando le modalità di attuazione. “Cominceremo con i settori che riteniamo strategici. Ad esempio quelli che si occupano di made in Italy, di nuove tecnologie, di cultura e di turismo”.

Di Maio ha poi risposto a chi considera il procedimento un “Decreto populista”, spiegando che “se vuole dire che ha l’obiettivo di proteggere le persone certamente lo è. Abbiamo rimesso gli esseri umani al centro. La casta si preoccupava di proteggere il gioco d’azzardo fregandosene dello sfascio delle famiglie e noi abbiamo detto basta. E abbiamo detto basta anche alle delocalizzazioni finanziate dallo Stato. Al ministero ho trovato un fondo di oltre duecento milioni per chi minacciava di delocalizzare. Una follia”.

Il ministro risponde poi Tito Boeri, presidente dell’Inps che nella relazione presentata alle Camere ha sottolineato l’importanza dei migranti sul territorio italiano “Con la disoccupazione giovanile al 30%, mi pare complicato sostenere che l’immigrazione sia necessaria . E non importa se in questo momento non siamo di fronte a una invasione. È vero, c’è una differenza tra percezione e numeri, ma quella percezione non si può più ignorare, perché dimostra che il fenomeno è fuori controllo. E lo è perché è stato gestito male. Metteremo le cose a posto anche in questo caso”. Il mandato di Boeri “scade nel 2019. E su molte cose abbiamo una visione comune. Penso ai vitalizi e alle pensioni d’oro. Però l’Inps deve fare l’Inps e lasciare a noi il compito di fare politica”.

Di Maio, con il decreto dignità, al lavoro per ridurre burocrazia e precarietà

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