È stato notificato un avviso di garanzia ai due agenti di polizia che hanno preso parte all’operazione in cui sono stati arrestati i presunti responsabili dell’uccisione del carabiniere Emanuele Legrottaglie. I due poliziotti, intervenuti per fermare quelli che vengono definiti “pericolosi assassini armati”, ora rischiano un processo. La notizia ha suscitato la reazione immediata del Sindacato Autonomo di Polizia (Sap), che in una nota ufficiale firmata dal segretario generale Stefano Paoloni difende con fermezza l’operato dei colleghi.
“I colleghi hanno fatto il loro dovere per fermare pericolosi assassini armati che non avevano esitato ad uccidere il carabiniere Legrottaglie. Hanno rischiato la loro vita per assicurare alla giustizia due efferati delinquenti e ora rischiano il processo”, dichiara Paoloni, senza usare mezzi termini.
Secondo quanto spiegato nella nota del Sap, l’avviso di garanzia rappresenta un atto dovuto che consente agli agenti indagati di partecipare a tutte le fasi del procedimento, compresi eventuali incidenti probatori. Tuttavia, questo comporta inevitabilmente ricadute professionali: carriera bloccata e necessità di essere assistiti da legali a proprie spese, almeno fino alla conclusione delle indagini.
“Almeno con l’approvazione del decreto sicurezza – aggiunge Paoloni – l’anticipo delle spese legali per fatti di servizio è passato da 5 mila euro complessivi a 10 mila euro per ogni fase del procedimento penale. Ma non basta. È ora di cambiare la norma.”
Il segretario del Sap propone una modifica sostanziale alla normativa attuale: evitare l’automatismo dell’avviso di garanzia quando sussistano chiare cause di giustificazione del reato, come la legittima difesa, l’uso legittimo delle armi o l’adempimento del dovere. In questi casi, secondo Paoloni, dovrebbe essere l’Amministrazione a rappresentare sin da subito gli operatori coinvolti, avviando accertamenti interni prima dell’azione giudiziaria.
“Siamo vicini ai due colleghi indagati in questa loro difficile fase del loro percorso professionale – conclude – e siamo certi che sapranno dimostrare la regolarità del loro agire. Auspichiamo infine che le verifiche siano il più celeri possibile. Il Paese deve essere grato ai nostri due colleghi per aver rischiato la vita per assicurare alla giustizia pericolosi criminali. Chi fa il proprio dovere deve essere premiato e non messo sotto processo.”
L’indagine prosegue, mentre sullo sfondo resta aperto il dibattito su come tutelare adeguatamente le forze dell’ordine che operano in condizioni di rischio estremo.
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