Botta e risposta Trump – Zelensky

di Aniello Fasano

Un dittatore mai eletto, un comico mediocre” questo il post su Thruth del Presidente americano. Da quanto afferma Trump il presidente ucraino  “rifiuta di indire elezioni, è molto giù nei sondaggi elettorali e l’unica cosa in cui è stato bravo è l’aver suonato Biden come un violino”. Sembra una presa di posizione drastica quella di Donald Trump, uno scontro verbale che i due leader hanno iniziato dopo che il tycoon ha accusato falsamente il presidente ucraino di aver iniziato la guerra con Mosca.

Trump vive in una bolla di disinformazione russa“, aveva affermato Zelensky, mentre salutava un imbarazzato Keith Kellogg, l’inviato Usa per il conflitto russo-ucraino. Già in passato Trump aveva criticato il presidente ucraino ma mai aveva sferrato un attacco così violento, col rischio di compromettere i negoziati per la pace appena iniziati, facendo passare la vittima per carnefice.

Di tutt’altro avviso il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa che ha confermato di essere vicino al presidente ucraino dichiarando che “lunedì 24 febbraio ricorre il terzo anniversario dell’invasione su larga scala dell’Ucraina da parte della Russia. Ho deciso di essere a Kiev per quell’occasione, con Ursula von der Leyen e altri leader europei per riaffermare il nostro sostegno all’eroico popolo ucraino e al presidente democraticamente eletto Volodymyr Zelensky”. Intanto fonti ufficiali confermano che il presidente francese Macron sarà a Washington per incontrare Trump “molto  presto, forse già lunedì”.

Nello scontro si inserisce anche Musk dichiarando in un suo post su X che  “in America si tengono elezioni presidenziali ogni quattro anni, anche in tempo di guerra. Abbiamo tenuto elezioni durante la guerra civile. Abbiamo tenuto elezioni durante la seconda guerra mondiale. Prima che il presidente Zelensky decida di fare di nuovo la predica al presidente americano, dovrebbe tenere elezioni anche lui”. Probabilmente Musk dimentica che anche Churchill sospese le elezioni in Inghilterra durante la seconda guerra mondiale e il popolo inglese tornò alle urne dopo un decennio di governo di unità nazionale che lo traghettò fuori dall’invasione dell’isola da parte di Hitler. Inoltre non si capisce da dove vengano fuori i dati del basso gradimento del presidente ucraino. Secondo un recente sondaggio del Kyiv International Institute of Sociology l’indice di gradimento di Zelensky non è mai sceso sotto il 50% ed è ora, dopo gli ultimi deliranti attacchi, al 57%.

È chiaro che votazioni farlocche non permetterebbero un ritorno di Zelensky a capo della nazione, falsificazioni di massa, altro che “voto del popolo”. Si tratta di scenari già sperimentati in tante altre nazioni, in Georgia, in Moldavia in Romania e nella stessa Russia.

Deliranti le affermazioni di Sergej Markov riportate sulla testata Open “lo sa che l’Ucraina fa parte del territorio russo? Lo ha studiato a scuola? L’Ucraina – continua l’ex portavoce del presidente russo – ha sempre fatto parte della Russia. Odessa è una città russa.” Markov sostiene che i carri armati russi dovevano essere a Kiev già dal 2015.

Da secoli il popolo ucraino lotta per la sua totale indipendenza, con il sangue dei suoi giovani soldati. Tuttavia la vittoria di Lenin nella guerra civile russa nel 1919 rese l’Ucraina una repubblica satellite di Mosca ed è rimasta tale fino alla caduta dell’Unione Sovietica. Come ha precisato il Presidente della Repubblica Mattarella “quando l’Ucraina con il consenso della Russia divenne indipendente disponeva di una grande quantità di armi nucleari: su sollecitazione di Washington e Mosca ha consegnato alla Russia alcune migliaia di testate nucleari. A fronte di quello, nel trattato sottoscritto, l’Ucraina registrava l’impegno di questi Paesi a rispettarne e garantirne indipendenza e integrità territoriale, noi vorremmo che si ripristinassero quegli impegni ed accordi”.

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