BPCO: Broncopatia Cronica Ostruttiva sotto la lente di ricerca e nuova terapia

(di Nicola Simonetti) BPCO ovvero broncopatia cronica ostruttiva, malattia polmonare progressiva, di facile peggioramento, non completamente reversibile, caratterizzata da ostruzione cronica delle vie respiratorie. Essa interferisce negativamente con la normale respirazione ed  interessa oltre 384 milioni di persone nel mondo (3 milioni e mezzo in Italia) ed è responsabile del 55% delle morti per malattie respiratorie, genera gravi inabilità, fa peggiorare, in modo marcato, la qualità di vita, causa morti premature e genera perdite economiche (in Europa, i soli costi diretti superano 36,6 miliardi euro per anno).

Responsabili maggiori sono il fumo di tabacco (80-90% dei BPCO sono fumatori), inquinamento ambientale e, in particolare, di gas tossici di molti ambienti di lavoro (15%). Si realizza, in questi casi un’interazione perversa  tra geni ed ambiente ed è subito malattia da diagnosticare e curare il prima possibile.

Per la prima diagnosi è sufficiente una spirometria, esame non invasivo che misura la quantità di aria che una persona può espirare e la quantità di tempo necessaria per effettuare tale espirazione.

La BPCO non è una singola malattia, non una semplice tosse del fumatore ma patologia polmonare che peggiora nel tempo ed è pericolosa per la vita.

Sintomo principali sono: mancanza di respiro, sopraffilato, tosse cronica, eccessiva produzione di catarro, respiro sibilante e senso di costrizione toracica, difficoltà progressiva a compiere sforzi anche piccoli a causa della mancanza di fiato che, con il passare del tempo, si presenta anche a riposo, astenia, calo di peso.

“È importante – dice il prof. Antonio Spanevello (dir. Mal. respiratorie università dell’Insubria) – che la diagnosi sia fatta il prima possibile ma 6 volte su 10 essa non è nemmeno sospettata né posta. Determinante è instaurare, a diagnosi fatta, adeguata terapia prevenendo le riacutizzazioni dovute a infezioni infettive, virali o batteriche con peggioramento repentino dei sintomi respiratori tali da richiedere intervento medico per la terapia. Il rischio di morte aumenta successivamente ad ogni riacutizzazione: dopo la decima cresce di 5 volte rispetto alla prima. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) indice l’“Alleanza globale contro le malattie respiratorie croniche, in particolare, le broncopneumopatie  croniche ostruttive”. “Purtroppo – dice il prof. Alberto Papi (direttore clinica malattie apparato respiratorio, università di Ferrara) spesso il malato trascura la terapia inalatoria, anche perché le attuali formulazioni sono alquanto indaginose e richiedono più appuntamenti, nella giornata, con 2 o 3 diversi inalatori da usare e facili errori d’uso.  Sono ossequienti alla prescrizione solo il 29,7% dei pazienti al Nord, 26% al Centro e 23,2% al Sud”.

Favorisce l’aderenza la nuova triplice terapia in formulazione extrafine in unico inalatore made in Italy contenente: 1 steroide anti-infiammazione e due broncodilatatori (uno diretto e l’altro contro la costrizione dei bronchi). Non il fai da te ma su prescrizione medica da eseguire – dice il prof. Alberto Papi – in maniera continuativa e non solo quando si sta male: mantiene le vie respiratorie aperte, migliora la funzione respiratoria, evita la cascata infiammatoria connessa con infezioni e riacutizzazioni. Terapia semplificata ed efficacia accentuata.

I tre principi attivi si coordinano e sinergizzano a vicenda. I consigli sono: bando al fumo di sigaretta attivo e/o passivo, ambienti più sani, esercizio fisico abituale; ricorso al medico ai primi sintomi, fedeltà alla terapia. I BPCO – raccomanda Spanevello – si vaccinino contro l’influenza stagionale.

La inosservanza della prescrizione medica e la persistenza dei pazienti nel fumare dimostrano che – dice la prof. Paola Perna, docente di comunicazione, università cattolica Sacro Cuore, Milano – c’è un vuoto nel linguaggio: tra la terminologia tecnica ed il tentativo del medico di porsi in modo empatico nei confronti del paziente si annida il  rischio di incomprensione. Ne derivano pazienti inconsapevoli della gravità della propria malattia e l’89% dei medici consapevoli dell’inefficacia del termine BPCO. L’invito è di abbandonare il “medichese” e fare in modo che le parole prima di essere dette siano utilizzabili per essere capite.

BPCO: Broncopatia Cronica Ostruttiva sotto la lente di ricerca e nuova terapia

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