di Francesco Matera
Nel mondo in rapida evoluzione dell’intelligenza artificiale, stanno emergendo nuove tecnologie capaci di cambiare radicalmente il modo in cui interagiamo con i computer. Tra queste, un ruolo sempre più centrale lo stanno assumendo gli agenti di intelligenza artificiale, detti agenti AI. A differenza dei semplici chatbot, che si limitano a rispondere a domande sulla base delle informazioni contenute nel loro addestramento, un agente AI è progettato per pianificare, prendere decisioni, usare strumenti esterni, correggersi e migliorare nel tempo. È un sistema autonomo in grado di svolgere compiti complessi per conto di un utente, simulando in parte capacità decisionali simili a quelle umane.

Gli agenti AI funzionano attraverso una sequenza organizzata di operazioni. Tutto parte da un obiettivo fornito dall’utente, come ad esempio organizzare un viaggio, analizzare dei dati o risolvere un problema tecnico. L’agente analizza lo scopo e lo suddivide in compiti più semplici, stabilendo una strategia passo dopo passo. A questo punto entra in gioco una delle loro capacità più avanzate: l’uso di strumenti esterni. Per ottenere informazioni aggiornate, un agente può interrogare il web, consultare database, attivare API, oppure collaborare con altri agenti specializzati. Questo lo rende molto più flessibile di un normale assistente digitale.

Una volta ottenuti i dati necessari, l’agente valuta le informazioni, prende decisioni e, se necessario, cambia piano in base agli ostacoli incontrati. Inoltre, raccoglie feedback dagli utenti e registra i propri errori, migliorando le prestazioni future grazie a un apprendimento iterativo. Questo processo lo rende sempre più efficace nel tempo, adattandosi alle esigenze della persona che lo utilizza.
Il comportamento degli agenti AI si basa su diversi paradigmi di ragionamento. Uno dei più utilizzati è ReAct, che combina ragionamento e azione: l’agente esegue un’azione, osserva il risultato, ragiona su quanto accaduto e decide il passo successivo. In alternativa, può adottare il paradigma ReWOO, in cui pianifica tutto fin dall’inizio, senza eseguire continuamente verifiche, e consente all’utente di controllare il piano prima che venga messo in pratica. In entrambi i casi, l’agente si comporta come un vero collaboratore digitale.
Un esempio concreto aiuta a capire la loro utilità: se si chiede a un agente AI qual è la settimana migliore dell’anno prossimo per fare surf in Florida, questo non si limita a fornire una risposta generica. Analizza i dati meteorologici storici, cerca informazioni sulle maree, si collega eventualmente a un agente esperto di surf e combina tutte le fonti per fornire una risposta precisa, su misura dell’utente.
In sintesi, mentre i chatbot classici sono strumenti passivi che rispondono a domande, gli agenti AI rappresentano una forma più evoluta e attiva di intelligenza artificiale. Sono capaci di pensare, agire, apprendere e collaborare. La loro diffusione potrebbe trasformare profondamente settori come la sanità, l’istruzione, la finanza, il giornalismo e molto altro, aprendo la strada a un nuovo tipo di interazione tra uomo e macchina, più naturale, efficiente e intelligente.
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