Cinema, Mazzi: “Settore operativo, stiamo valutando reintroduzione obbligo di reinvestimento”

I dati a nostra disposizione evidenziano che il settore della produzione cinematografica ed audiovisiva è assolutamente operativo, come testimoniano le 475 domande presentate, da novembre a oggi, per il ‘tax credit produzione cinematografica ed audiovisiva’ di opere nazionali ed internazionali, per un volume di investimenti di circa 1,2 miliardi. Inoltre, sul sito https://www.italyformovies.it/ si può riscontrare il numero di 35 set attualmente attivi in Italia”.

Lo ha detto il Sottosegretario di Stato Gianmarco Mazzi, rispondendo in Commissione Cultura della Camera a un’interrogazione dell’On. Elisabetta Piccolotti sulle misure contenute nel nuovo decreto per il Tax Credit cinema e audiovisivo.

 “Si sta valutando la reintroduzione dell’obbligo di reinvestimento, in base al quale il produttore beneficiario dei crediti di imposta è tenuto a reinvestire una quota dei proventi dell’opera, solo dopo che siano stati coperti i costi ed entro cinque anni dalla data di riconoscimento del beneficio, nello sviluppo, nella produzione o nella distribuzione di una o più nuove opere “difficili” (ad esempio le opere di giovani autori o le opere a basso budget). In tal modo – aggiunge – si mira ad assicurare che le risorse pubbliche possano fungere da ‘moltiplicatore’ per produrre e sostenere nuove opere”.

Infine, si precisa che nel vigente decreto n. 225 del 10 luglio 2024, all’art. 5 sono già previsti i limiti al credito d’imposta, ossia: in caso di opere cinematografiche, televisive e web, di documentario e di animazione, un limite massimo di credito d’imposta di euro 9.000.000 per opera; in caso di opere cinematografiche, televisive e web, di documentario e di animazione, alla cui copertura del costo complessivo di produzione concorrano, per almeno il 30 per cento, risorse provenienti da Paesi al di fuori dell’Italia, un limite massimo di credito d’imposta di euro 18.000.000 per opera e per i produttori non indipendenti e imprese cinematografiche e audiovisive non europee il limite massimo annuo di euro 5.000.000 per ciascuna impresa cinematografica ovvero per ciascun gruppo di imprese. Emerge, dunque – conclude Mazzi – l’infondatezza delle notizie riportate dalla stampa, che contribuiscono a creare un clima di incertezza che è davvero difficile coniugare con la realtà dei fatti”.

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