Le minacce cyber crescono senza sosta: il nostro Paese tra i più colpiti al mondo
La sicurezza informatica non è più un’opzione, ma una necessità per imprese e istituzioni
Ti svegli, apri il computer e scopri che il sistema è bloccato. Un messaggio minaccioso appare sullo schermo: i tuoi dati sono stati criptati e l’unico modo per recuperarli è pagare un riscatto. Questa scena, che fino a poco tempo fa sembrava appartenere solo ai film, è diventata una realtà per molte aziende italiane. La cybersecurity non è più un lusso, ma una necessità vitale per la sopravvivenza economica del Paese. Il Rapporto Cyber Index PMI, promosso da Confindustria e Generali, lancia un allarme preoccupante: gli attacchi informatici in Italia sono aumentati del 65% nel 2023, un dato quasi sei volte superiore alla media globale del 12%.
A livello mondiale, il numero di incidenti cyber registrati nell’ultimo anno è stato di 2.779, con una crescita significativa rispetto al 2022. Settori strategici come la sanità e il manifatturiero sono stati tra i più colpiti, con aumenti rispettivamente del 30% e del 25%. Ma è l’Italia a emergere come uno dei Paesi più vulnerabili, con un incremento preoccupante degli attacchi. La digitalizzazione sempre più diffusa e la scarsa preparazione delle piccole e medie imprese hanno reso il nostro sistema economico un bersaglio privilegiato per il cybercrime.
Il panorama della cybersecurity è sempre più intrecciato con la geopolitica. Il conflitto tra Russia e Ucraina ha trasformato il cyberspazio in un vero e proprio campo di battaglia. Secondo il rapporto, un incidente su dieci ha una matrice legata al cyberwarfare o all’hacktivism, con attacchi condotti per finalità geopolitiche, politiche o sociali. Gruppi come NoName057(16), noti per la loro affiliazione a interessi russi, hanno preso di mira diversi Paesi occidentali, inclusa l’Italia. Le loro azioni dimostrano come la sicurezza informatica sia diventata una questione di interesse nazionale, che richiede un impegno coordinato tra pubblico e privato.
A svolgere un ruolo chiave nella difesa del Paese dagli attacchi informatici è l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN), che coordina le strategie di sicurezza informatica a livello nazionale e collabora con le istituzioni per prevenire e mitigare le minacce digitali. L’ACN lavora per rafforzare la resilienza delle infrastrutture critiche e promuove iniziative di sensibilizzazione e formazione sulla cybersecurity, rivolte sia al settore pubblico che privato.
Un altro attore fondamentale nella protezione della sicurezza informatica è il Comando Operativo per le Operazioni in Rete (COR), che ha recentemente acquisito anche il Centro di Valutazione della Difesa (CEVAD). Il COR è responsabile della sorveglianza e della difesa delle infrastrutture ICT militari più strategiche, operando in linea con le direttive dell’ACN e delle normative nazionali. Il suo compito è garantire che i sistemi informatici della Difesa siano protetti da attacchi cyber sempre più sofisticati, che potrebbero compromettere la sicurezza nazionale.
Nonostante il rischio crescente, il livello di preparazione delle imprese italiane è ancora insufficiente. Il Cyber Index PMI, che misura la capacità di difesa delle piccole e medie imprese, ha assegnato un punteggio medio di 51 su 100, ben al di sotto della soglia di sufficienza fissata a 60. Questo significa che molte PMI non sono adeguatamente protette e rischiano di subire danni economici irreparabili. L’adozione di misure di cybersecurity efficaci e la diffusione di una maggiore consapevolezza sul tema sono ormai imprescindibili per garantire la resilienza dell’intero sistema produttivo.
Davanti a un simile scenario, non c’è più tempo da perdere. Le aziende, grandi e piccole, devono investire in tecnologie avanzate, formare il personale e adottare protocolli di sicurezza sempre più sofisticati. Solo attraverso un approccio proattivo e una strategia di protezione integrata sarà possibile contrastare l’escalation degli attacchi informatici e salvaguardare il futuro digitale dell’Italia.
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