Nel Documento di finanza pubblica, scrive il Sole24Ore, emergono 35 miliardi destinati alla Difesa tra il 2025 e il 2039, tra fondi diretti e sviluppo tecnologico. Il Governo prepara uno scostamento di bilancio per sostenere la spesa, puntando su investimenti pubblici per rilanciare la crescita (+0,6% prevista nel 2025). Ma le incognite sul Pnrr e i rischi globali restano.
Il Governo e la maggioranza avranno solo pochi giorni per definire il probabile scostamento di bilancio necessario a finanziare le nuove spese per la Difesa. Un passaggio cruciale, atteso in Parlamento con le risoluzioni sul Documento di finanza pubblica, che non potrà più contare su compromessi linguistici come quelli che hanno evitato tensioni nella recente mozione approvata a Montecitorio.
Il nuovo impegno per il riarmo, però, non è un inedito. È la prosecuzione di un percorso già segnato dall’ultima legge di bilancio, che ha messo nero su bianco un investimento da 35 miliardi tra il 2025 e il 2039. Di questi, 22,5 miliardi sono destinati direttamente al ministero della Difesa per spese di investimento, mentre 12,6 miliardi serviranno allo sviluppo di programmi tecnologici nel settore.
Nel quadro macroeconomico tracciato dal Documento, gli investimenti fissi lordi assumono un ruolo chiave per sostenere una crescita stimata allo 0,6% quest’anno e allo 0,8% nei prossimi due. Come rileva l’Ufficio parlamentare di bilancio, la crescita italiana si regge interamente sulla domanda interna, spinta proprio dagli investimenti pubblici.
La spesa della Pubblica amministrazione centrale in questo ambito è già cresciuta di 3,5 miliardi, e si prevede un’ulteriore impennata del 16% entro il 2027, con gli investimenti fissi lordi in aumento da 77,2 a 89,5 miliardi. La Pa centrale correrà più di quella locale, con un +25,6% contro un +7,8%.
Lo scostamento che il Governo intende approvare dovrà quindi bilanciare la pressione europea per il rispetto dei vincoli di bilancio con la necessità di mantenere un impatto espansivo sull’economia. «Un maggiore impegno su sicurezza e difesa dovrà procedere di pari passo con il rilancio dell’industria nazionale», scrive il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, auspicando una strategia condivisa a livello europeo.
Accanto alla Difesa, l’altro motore previsto per gli investimenti è il Pnrr, che dovrebbe portare il rapporto con il Pil al 3,8% dal 2,8% del 2022. Tuttavia, sull’effettiva realizzazione dei programmi Pnrr aleggia l’incertezza: l’Ufficio di bilancio segnala rischi al ribasso legati alla concentrazione degli interventi nel biennio 2025-26, ma anche alla volatilità globale, ai conflitti commerciali e alle sfide ambientali.
Certezze arrivano, invece, sul lato dei costi, come quelli per il personale a tempo determinato assunto per l’attuazione del Piano, stimati in 3,3 miliardi tra il 2025 e il 2026.
Intanto, secondo Bankitalia e Upb, l’economia italiana mostra segni di ripresa nei primi mesi dell’anno, con un aumento del Pil dello 0,25% compatibile con le nuove previsioni. Una dinamica fragile, ma ancora viva, in attesa del prossimo delicato passaggio parlamentare sul futuro della Difesa e della crescita economica.
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