Distrutti i siti nucleari iraniani, Trump gioisce per il successo dell’operazione militare americana

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato nella notte un massiccio raid militare congiunto con Israele contro tre siti nucleari in Iran, dichiarando di aver “annientato completamente e totalmente” la capacità di arricchimento dell’uranio da parte del regime di Teheran. Il discorso, trasmesso in diretta dalla Casa Bianca, è stato breve ma carico di tensione. Trump è apparso con un volto duro, accompagnato dal vicepresidente JD Vance, dal segretario di Stato Marco Rubio e dal segretario alla Difesa Pete Hegseth. Dietro di lui, le bandiere americane e israeliane campeggiavano come simbolo di un’alleanza che ha ormai assunto contorni militari formali.

Le bombe impiegate – del tipo bunker buster da 30.000 libbre – sono state sganciate su tre obiettivi chiave del programma nucleare iraniano: Fordow, Natanz e un impianto nei pressi di Isfahan. Quest’ultimo è considerato, secondo intelligence statunitense e israeliana, il più vicino alla realizzazione di una bomba atomica. L’operazione, che ha coinvolto anche droni stealth e aerei B2, ha avuto luogo dopo giorni di consultazioni segrete con lo stato maggiore israeliano, che già nei giorni precedenti aveva condotto incursioni preparatorie. Trump ha affermato che “nessun esercito al mondo avrebbe potuto fare ciò che abbiamo fatto noi questa notte. Nemmeno lontanamente”, definendo l’Iran un “bullo del Medio Oriente” e lanciando un monito: “Se non farà la pace, pagherà un prezzo molto più alto.”

La risposta di Teheran è arrivata poche ore dopo. Il ministro degli Esteri Abbas Araghchi ha accusato Washington di aver violato il diritto internazionale e ha annunciato che “l’Iran non si piegherà al ricatto e non rinuncerà al proprio diritto allo sviluppo tecnologico.” Il portavoce delle forze armate ha ammesso l’entità dei danni, ma ha dichiarato che “l’anima della resistenza non è stata colpita” e ha promesso che “la risposta sarà strategica e multilivello.” Nella notte, missili sono stati lanciati dall’Iran verso obiettivi nel nord di Israele, colpendo la città di Haifa e causando diversi feriti. I gruppi alleati dell’Iran, da Hezbollah ai ribelli Houthi, hanno espresso pieno sostegno e si dicono pronti a intervenire.

La comunità internazionale osserva con crescente preoccupazione. Il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ha convocato d’urgenza il Consiglio di Sicurezza, sottolineando il rischio concreto di un conflitto su larga scala in Medio Oriente. L’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) ha confermato che non si sono verificati rilasci radioattivi, ma ha definito “gravissima” la distruzione dei siti controllati, dichiarando che “qualsiasi attacco a impianti nucleari civili mette a rischio la stabilità globale.” Il premier britannico Keir Starmer ha chiesto a Teheran di “ritornare al tavolo del negoziato” e ha invitato Washington a “non oltrepassare il punto di non ritorno”. Anche il cancelliere tedesco e il presidente francese hanno espresso “profonda inquietudine” per l’azione unilaterale americana, dichiarando che ogni azione deve avvenire all’interno di un quadro multilaterale.

In Italia, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha diffuso una nota nella quale ha espresso “seria preoccupazione per la spirale di violenza in atto” e ha ribadito l’urgenza di una “soluzione diplomatica credibile e condivisa dalla comunità internazionale.”

“Nessun governo è stato informato dell’attacco ma tutte le difese o tutti i servizi che analizzano ciò che succede lo davano per scontato quindi c’era nemmeno bisogno di ricevere informazioni, perché lo sapevamo, probabilmente lo sapevano iraniani, mancava soltanto l’ora in cui sarebbe partita”. Così il ministro della Difesa Guido Crosetto, intervenendo su La7, “spiegando che siamo rimasti sorpresi”.
“Quando si muovono i B2 Spirit degli Stati Uniti, parliamo di aerei di 20 metri per 52, che sono gli unici in grado di portare le bombe GBU-57”, ha rilevato il ministro “si capisce perfettamente quale sarà il risultato”. “Come ministero della Difesa stiamo seguendo” gli sviluppi “da ieri sera. Abbiamo effettuato alcuni spostamenti” supponendo “che nelle ore successive potesse accadere qualcosa”.

Sul fronte interno statunitense, la mossa di Trump divide. Mentre i leader repubblicani elogiano l’operazione, molti democratici – e alcuni repubblicani moderati – hanno criticato il presidente per aver bypassato il Congresso, accusandolo di aver messo in pericolo gli interessi a lungo termine degli Stati Uniti nella regione.

Il mondo resta col fiato sospeso. La possibilità di una guerra regionale allargata appare oggi più concreta che mai. Il messaggio che Donald Trump ha voluto inviare è chiaro: gli Stati Uniti non tollereranno più un Iran nucleare. Ma resta da capire a quale costo e fino a dove sarà disposto a spingersi Teheran per reagire. In ballo non c’è solo l’equilibrio del Medio Oriente, ma la tenuta stessa dell’ordine internazionale costruito negli ultimi decenni.

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