Dopo un decennio di silenzio, Stati Uniti e Iran si incontrano a Muscat con la mediazione dell’Oman. Al centro del dialogo lo scambio di prigionieri, l’alleggerimento delle sanzioni e il programma nucleare iraniano. L’incontro, definito “costruttivo” da entrambe le parti, si è svolto senza contatto diretto ma con segnali di apertura. Un secondo round è previsto sabato. Witkoff, emissario di Trump, trasmette la volontà americana di trovare un accordo diplomatico
di Francesco Matera
A Muscat, in Oman, è andato in scena il primo confronto tra Stati Uniti e Iran dopo dieci anni di gelo diplomatico. Le due delegazioni si sono incontrate per un colloquio mediato dal ministro degli Esteri omanita, segnando un timido ma significativo ritorno al dialogo. I temi sul tavolo sono delicati: lo scambio di prigionieri, l’alleggerimento delle sanzioni statunitensi e soprattutto il programma nucleare iraniano.
Il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi ha dichiarato che l’incontro è stato «costruttivo» e ha evidenziato «uno sforzo serio da entrambe le parti» per raggiungere un accordo. La Casa Bianca ha parlato di colloqui «positivi», mentre l’Oman ha confermato che il confronto è solo all’inizio, con le delegazioni impegnate a esporre le rispettive posizioni.
Il dialogo si è svolto senza contatto diretto: le delegazioni erano in stanze separate e il ministro omanita ha fatto la spola tra le due per oltre due ore. Tuttavia, alla fine c’è stato un breve scambio di parole tra Steve Witkoff, inviato di Trump, e il ministro iraniano, che ha segnato una piccola ma simbolica apertura.
Witkoff ha portato il messaggio del presidente Trump: «Washington vuole risolvere le differenze con Teheran attraverso il dialogo e la diplomazia, se possibile». Nonostante ciò, restano sul tavolo tutte le opzioni per impedire all’Iran di dotarsi dell’arma nucleare.
Secondo fonti omanite, le discussioni hanno riguardato anche la de-escalation delle tensioni nella regione e un possibile accordo sul controllo del programma nucleare in cambio di un alleggerimento delle sanzioni. Teheran, però, continua a escludere dai negoziati le proprie capacità difensive, inclusi i missili balistici.
Il prossimo round è previsto sabato, sempre in Oman. Araghchi si è detto fiducioso: «Siamo molto vicini a porre le basi per un accordo che potremmo concludere la prossima settimana». Resta ora da vedere se dalle parole si passerà ai fatti.
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