Altri 100 migranti alla deriva, la Libia dopo pressione italiana interviene

Un mercantile inviato dalla Guardia costiera libica ha raggiunto il barcone in avaria che era da ore a 60 chilometri da Misurata, e i cento naufraghi che rischiavano di morire in mare fanno rotta verso Misurata. Ad annunciarlo Palazzo Chigi in una nota. “Aiutateci, presto non riuscirò più a parlare perché sto congelando”. Era questo il contenuto dell’ultima drammatica telefonata giunta al numero di Alarm Phone dal barcone con circa 100 persone a bordo in difficoltà al largo di Misurata.

È Alarm Phone, il call center di volontari che raccolgono richieste di soccorso in mare, a lanciare l’allerta, spiegando anche che i passeggeri dell’imbarcazione hanno chiesto di non informare le autorità libiche della loro posizione. La prima chiamata è delle 11, in una successiva i migranti hanno detto di avere a bordo anche un bambino “in stato di incoscienza o deceduto” e che tra di loro sta montando il panico.

“Da Tripoli non rispondono”

“Roma e Malta ci hanno istruito di contattare la Guardia costiera di Tripoli come autorità competente” per il soccorso, comunica ancora Alarm Phone, aggiungendo che finora “non abbiamo avuto alcuna risposta dalla Guardia costiera di Tripoli. Non possiamo nemmeno confermare che abbiano ricevuto il nostro messaggio. Stiamo chiamando tutti i numeri di telefono, finora senza successo”. La situazione nel frattempo si fa “disperata”: “Presto non sarò piu’ in grado di parlare perché mi sto congelando”, è l’appello di una delle persone a bordo, mentre Malta, dice sempre Alarm Phone, “ci ha dato un ottavo numero della Guardia costiera di Tripoli. È ridicolo. Ne basterebbe uno se rispondessero”. Ad ogni modo, la nave della Ong Sea Watch si sta dirigendo verso quella in difficoltà, pur ammonendo che “siamo a circa 15 ore di distanza. Non possiamo coprire da soli il Mediterraneo, dove le persone vengono lasciate morire”.

Il Papa prega per vittime e “responsabili”

Un dramma di fronte al quale si leva la voce del Papa. “Ho due dolori nel cuore, Colombia e Mediterraneo. Penso alle 170 vittime del naufragio nel Mediterraneo che cercavano futuro per la loro vita. Vittime forse di trafficanti. Preghiamo per loro e per coloro che hanno responsabilità per quello che è successo”, scandisce Papa Francesco all’Angelus.

La linea del governo non cambia

Una pressione che non cambia la linea del governo. “Quello che sta succedendo nel Mediterraneo e’ frutto delle azioni di alcuni Paesi, che poi ci fanno pure la morale”, contrattacca Luigi Di Maio. “Macron prima ci fa la morale e poi continua a finanziarsi il debito pubblico con i soldi con cui sfrutta i Paesi africani”, accusa ancora il vicepremier M5s. “Se vogliamo continuare a parlare degli effetti continuiamo con la retorica dei morti in mare che ovviamente sono una tragedia e hanno tutto il mio cordoglio, ma dobbiamo parlare delle cause perché se oggi c’è gente che parte – sottolinea – è perché alcuni paesi europei con in testa la Francia non hanno mai smesso di colonizzare l’Africa”. Né cambia atteggiamento Matteo Salvini. “Mi sento colpevole? No, meno persone partono, meno persone muoiono”, chiarisce il ministro del’Interno. “Più persone partono, più persone muoiono. I porti sono e rimangono chiusi”, ribadisce.

Palazzo Chigi: in contatto con la Libia perché intervenga

“Siamo in continuo contatto con la Guardia costiera libica perché effettui questo ulteriore intervento e metta in sicurezza i migranti che sono a bordo”, fa sapere Palazzo Chigi. “Dopo vari giorni di mare agitato – si rileva nella stessa nota – i trafficanti di esseri umani hanno riapprofittato di questo weekend di mare calmo per agire nuovamente. Attualmente è ancora in mare un gommone con un centinaio di persone in acque territoriali libiche – si osserva ancora – a circa 60 miglia dalla terraferma”.

 

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