Manovra, domani si decide. Tanti i punti di frizione tra Lega e M5S

La Commissione Ue avrebbe digerito lo sforamento del deficit/Pil al 2,04 per cento ma quello che conta per le regole comunitarie non è il deficit nominale, ma quello strutturale, calcolato cioè al netto degli effetti del ciclo economico e delle misure una tantum. Mancano ancora 3,5 miliardi e quindi si riparla di blocco di assunzioni nella Pa e web tax. Allora stasera è d’obbligo un vertice a Palazzo Chigi con Conte, Di Maio, Salvini, Tria e i suoi viceministri Castelli e Garavaglia prima di presentare al Senato il maxi-emendamento correttivo della legge di Bilancio. 

Sempre nella giornata di domani è atteso a Roma anche Beppe Grillo per fare il punto della situazione con i suoi. Al vaglio una mediazione ragionevole con gli alleati di governo.

Intanto si continua a ritoccare ed emendare per tagliare altri milioni di euro cercando di non toccare le due misure principe di questa manovra: reddito di cittadinanza e pensioni a quota 100.

Il reddito di cittadinanza dovrebbe impegnare poco più di 7 miliardi di euro mentre la revisione della legge Fornero costerebbe circa 4,7 miliardi di euro. La Lega ha presentato un’altra modifica alla legge di bilancio per abolire la contestata ecotassa per un costo di 156 milioni in tre anni.  I grillini, invece, hanno presentato un emendamento per punire, con multe fino a l0 mila euro, la produzione di cotton fioc inquinanti. Sempre domani si conoscerà il provvedimento per il bonus per acquistare auto elettriche o ibride.  Il leader della Lega, Matteo Salvini ieri ha twittato più volte sui tentativi delle elites del paese di far cadere il governo e ha detto che non ne vuol sapere di ulteriori “concessioni” a Bruxelles.

Luigi Di Maio, invece,  non vede margini per rivedere al ribasso il reddito di cittadinanza. I Cinquestelle fanno sapere che l’Unione Europea non è preoccupata tanto dal reddito di cittadinanza quanto delle pensioni considerate un elemento strutturale di debolezza di un paese che non fa più figli. «Io il contratto l’ho firmato con Salvini e nel contratto c’è il reddito di cittadinanza», ha comunque chiuso la partita Luigi Di Maio riferendosi ai dubbi espressi ieri  dal sottosegretario leghista alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti che sosteneva il reddito di cittadinanza causa di lavoro nero specialmente al sud. Da subito le accuse del M5S che hanno parlato di chi vuole dividere il Paese tra ricchi e poveri. 

Manovra, domani si decide. Tanti i punti di frizione tra Lega e M5S

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