Gabrielli: Forze di Polizia, “ancore nella tempesta”

Gabrielli: Forze di Polizia, “ancore nella tempesta”

Risposta immediata, rapida capacità di adattamento, equilibrio, fermezza e umanità.

L’emergenza COVID19 ha determinato anche per le Forze di Polizia la necessità di un repentino adattamento dell’organizzazione e della capacità di risposta alle esigenze di protezione del cittadino, in uno scenario completamente imprevisto per i nuovi compiti di controllo volti ad evitare il diffondersi della pandemia e per contrastare sin da subito i nuovi scenari criminali.

Il mondo guarda all’esperienza italiana anche sul fronte dell’ordine e la sicurezza pubblica e la testimonianza del Capo della Polizia, Direttore Generale della Pubblica Sicurezza, Prefetto Franco Gabrielli, è stata raccontata da Interpol, la più grande organizzazione internazionale di polizia, che l’ha messa a disposizione dei 194 Paesi che ne fanno parte.

Un documento riservato, che ha come destinatari i 194 uffici Interpol di tutto il mondo, e che contiene una prima valutazione dell’impatto del COVID19 sui compiti di polizia e sull’evolversi della criminalità.

Una valutazione a tutto tondo che individua tre fasi della crisi: la preparazione all’impatto della pandemia (pre-wave), la gestione degli interventi nel periodo massimo di crisi (in-wave) e il difficile momento della ripresa economica con i drammatici effetti sia a livello economico che sociale (post-wave).

L’obiettivo di Interpol e delle forze di polizia italiane è di essere sempre più Anchor in the storm, ancore nella tempesta, sempre di più un saldo punto di riferimento per i cittadini.

E l’intervista al Prefetto Gabrielli traccia un quadro a tutto tondo dell’impegno della Polizia di Stato, dell’Arma dei Carabinieri, della Guardia di Finanza e della Polizia Penitenziaria: massima attenzione alle filiere dei comparti economici essenziali che non hanno smesso di funzionare, nuovi scenari criminali e proiezioni della criminalità organizzata di tipo mafioso, monitoraggio e prevenzione delle infrastrutture critiche, strategia per pianificare fin d’ora il post emergenza con sistemi di analisi predittiva.

E l’Italia sta seguendo lo stesso modello d’intervento proposto da Interpol (delle tre P): identificare le vulnerabilità, addestrare gli operatori, raccogliere i dati e pianificare (PREPARE); proteggere le forze di polizia in prima linea, informare i cittadini sul modus operandi dei criminali nella fase emergenziale, utilizzando anche i dati internazionali (PROTECT); condividere con i colleghi delle forze di polizia straniere, anche grazie alle agenzie internazionali, le best practices e le nuove modalità operative (PROJECT).

COVID19 E MAFIA

Gli analisti ben pagati delle organizzazioni mafiose sono già al lavoro per individuare le grandi occasioni di profitto conseguenti all’emergenza COVID19 e le forze di polizia raccolgono la sfida, non fermandosi ai confini nazionali.

Nell’intervista ad Interpol, il Prefetto Gabrielli lancia l’allarme ai 194 Paesi del mondo che fanno parte di Interpol, allargando a livello mondiale quelle analisi che sono state svolte in questi giorni in Italia anche dalle voci più autorevoli del mondo della magistratura, dove si è parlato dell’imminente pericolo del doping finanziario o del welfare assicurato dalle mafie.

Il pericolo è attuale perché le organizzazioni mafiose hanno già da tempo investito nelle attività di prima necessità che non sono state bloccate dalle restrizioni da COVID 19: la filiera agro-alimentare, il settore dell’approvvigionamento di farmaci e di materiale medico-sanitario, il trasporto su gomma, i servizi funebri, le imprese di pulizia, sanificazione e smaltimento di rifiuti. Settori dove non è richiesto un livello particolarmente elevato di specializzazione e i gruppi criminali possono riuscire agevolmente ad offrire servizi a prezzi sicuramente concorrenziali perché le società da loro controllate non rispettano le prescrizioni normative in materia ambientale, previdenziale e di sicurezza sul lavoro.

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