di Pasquale Preziosa
Negli ultimi quindici anni, Gaza è diventata molto più di una zona di conflitto: è emersa come uno dei laboratori più significativi per la sperimentazione dell’AirPower contemporaneo. Israele ha evoluto il proprio modo di condurre operazioni aeree combinando capacità tradizionali, piattaforme autonome, tecnologie emergenti e, soprattutto, intelligenza artificiale. Tuttavia, sebbene le lezioni operative siano preziose, è necessario riconoscerne anche i limiti strutturali: Gaza, per natura e dimensioni, non può rappresentare un modello esaustivo per il futuro dell’AirPower nei conflitti ad alta intensità.
Nei primi anni del conflitto, Israele si affidò al Potere aereo convenzionale. Operazioni come Cast Lead e Pillar of Defense si basavano su raid aerei di precisione supportati da intelligence tradizionale. Nonostante l’efficacia tattica, il problema dei danni collaterali rimase rilevante, attirando critiche internazionali e sollevando dubbi sull’adeguatezza di un approccio esclusivamente cinetico in contesti urbani saturi.
La svolta arrivò con l’operazione Protective Edge. Israele iniziò a integrare UAV da sorveglianza e sistemi ditargeting dinamico. La “kill chain” si accorciò drasticamente: dal rilevamento all’ingaggio del bersaglio trascorrevano solo pochi minuti. Con l’introduzione di mini-droni armati e munizioni (SDB) a guida laser, la capacità di colpire rapidamente bersagli mobili migliorò sensibilmente, riducendo l’incidenza di danni collaterali.
Dal 2021, con Guardian of the Walls e i conflitti successivi, Israele compì un ulteriore balzo tecnologico. L’adozione sistematica dell’intelligenza artificiale rivoluzionò il modo di prioritizzare i bersagli. Algoritmi avanzati analizzavano enormi volumi di dati, generando elenchi dinamici di obiettivi, mentre una guerra aerea multi-dominio prendeva forma, con droni, aerei con equipaggio e piattaforme autonome che operavano in stretta sinergia.
Israele non si limitò all’uso di UAV e IA. Implementò sistemi come l’Iron Dome e l’Iron Beam (ancora in sviluppo) per la difesa aerea stratificata, mentre il Trophy APS proteggeva i mezzi terrestri (“Il Trophy è destinato principalmente alla difesa dai missili guidati anticarro e da altri tipi di armi anti-corazza della fanteria, come i razzi a spalla e le granate con propulsione a razzo.”). L’adattamento operativo degli F-35I Adir, equipaggiati con armamenti esterni e software personalizzati, ampliò ulteriormente le capacità di proiezione del potere aereo. A completare l’architettura tecnologica avanzata contribuirono anche mini-droni kamikaze e targeting pods intelligenti, concepiti per dominare la dimensione urbana del conflitto.
Gaza offre lezioni chiare. Mostra l’importanza di dominare il ciclo Find-Fix-Finish (This process has its origins in the Cold War, and has evolved greatly over time to become part of a doctrinal cycle employed against high-value terrorist organizations around the world), evidenzia il valore dell’integrazione di IA e sistemi autonomi, sottolinea la necessità di resilienza elettronica contro minacce improvvisate, e promuove l’adozione di armi di precisione economicamente sostenibili.
Tuttavia, Gaza resta un contesto anomalo. Israele opera in supremazia aerea assoluta, senza affrontare minacce antiaeree avanzate, capacità aeree nemiche o una contestazione multi-dominio significativa. Le lezioni di Gaza, seppur preziose per i conflitti asimmetrici e urbani, non possono essere semplicemente traslate in scenari ad alta intensità come quelli previsti nell’Indo-Pacifico.
Sarà necessario, in futuro, confrontare Gaza con teatri simmetrici come l’Ucraina per comprendere le differenze operative. Occorrerà analizzare i limiti dell’IA tattica, valutando come algoritmi di targeting possano essere vulnerabili a cyberattacchi, spoofing dei dati e interferenze elettroniche, soprattutto in ambienti contestati. Bisognerà inoltre sviluppare dottrine per il teaming uomo-macchina, affinare l’integrazione tra piattaforme con equipaggio e autonome, costruire resilienza multi-dominio e valutare strategicamente l’impiego di armi ad energia diretta su scala globale.
Gaza ha trasformato la guerra aerea in un laboratorio di innovazione. La velocità decisionale, la precisione chirurgica e la resilienza operativa sono diventate essenziali. Tuttavia, il futuro dell’AirPower richiederà molto di più. Occorrerà padroneggiare l’intero spettro operativo, affrontare avversari tecnologicamente sofisticati in ambienti completamente contestati. L’esperienza israeliana offre una base solida, ma il prossimo capitolo dell’AirPower si scriverà su teatri ben più complessi e competitivi.

Pasquale Preziosa
già Capo di Stato Maggiore AM, oggi esperto del Comitato Scientifico dell’Eurispes e professore universitario di geostrategia.
PER LA TUA PUBBLICITA’ SCRIVI A: info@prpchannel.com
Subscribe to our newsletter!