GCAP, il Giappone vola con Italia e UK sul caccia del futuro

Il Global Combat Air Programme accelera: tecnologia, alleanze e nuovi equilibri

Al salone DSEI Japan 2025, luci, innovazioni e caccia da sogno hanno catturato l’attenzione di tutto il mondo. Tra le tante novità esposte a Tokyo, una sigla ha brillato più delle altre: GCAP, il Global Combat Air Programme. Dietro questo acronimo c’è molto di più di un progetto militare. C’è l’ambizione del Giappone di affermarsi come attore centrale nel nuovo equilibrio geopolitico globale.

Il messaggio è stato chiaro: “Il GCAP unirà le migliori tecnologie di Giappone, Regno Unito e Italia per difendere insieme i nostri cieli”, ha dichiarato il primo ministro giapponese Ishiba Shigeru, regalando al programma un valore simbolico, oltre che strategico.

Il GCAP nasce nel 2022 dall’unione di due progetti ambiziosi: il Tempest britannico e l’F-X giapponese. Obiettivo? Mettere in campo un caccia di sesta generazione pronto a sostituire Eurofighter Typhoon e Mitsubishi F-2 entro il 2035. Ma il GCAP non sarà solo un velivolo: sarà un ecosistema digitale e operativo capace di coordinarsi con droni, satelliti e sistemi di terra, aria, mare e cyber. In pratica, un alleato intelligente pronto a muoversi in ogni dimensione del combattimento.

A guidare l’alleanza industriale ci sono tre giganti: BAE Systems per il Regno Unito, Leonardo per l’Italia e Mitsubishi Heavy Industries per il Giappone. Hanno firmato una joint venture al 33,3% ciascuno, con la promessa di uno scambio equo di tecnologie, conoscenze e responsabilità. Una scelta che non è solo diplomatica, ma fondamentale per garantire fiducia e cooperazione in un contesto complesso come quello della difesa.

Durante la visita ufficiale al salone, il Ministro della Difesa italiano Guido Crosetto ha voluto essere presente proprio allo stand dedicato al GCAP. Il suo messaggio è stato chiaro e diretto: “Occorre creare ulteriori percorsi di cooperazione con gli altri Paesi e con il Giappone. Solo attraverso la cooperazione potremo ottenere un maggiore sviluppo nei settori in cui siamo complementari e favorire l’affermazione delle eccellenze italiane nel sempre più competitivo settore industriale della difesa e sicurezza”.

Parole che risuonano come un chiaro impegno a rafforzare la posizione italiana, non solo come partner tecnico ma come protagonista politico e industriale. Crosetto ha anche elogiato il livello tecnologico raggiunto dai giapponesi, riconoscendo una complementarità fondamentale tra le eccellenze nipponiche e quelle italiane.

Il GCAP, del resto, rappresenta per l’Italia un’occasione strategica per consolidare il ruolo del proprio comparto aerospaziale e industriale. Oltre a Leonardo, il progetto coinvolge colossi come Avio Aero, Elettronica, MBDA e decine di aziende medie e piccole che potranno beneficiare di investimenti e trasferimenti tecnologici di altissimo livello.

Non è un caso che il DSEI Japan, considerato ormai la vetrina più importante per la difesa nell’area Asia-Pacifico, sia diventato il palcoscenico ideale per riaffermare un’idea semplice ma potente: in un mondo sempre più interconnesso, la sicurezza non può che essere condivisa. Anche per l’Europa e per la NATO, il programma rappresenta un banco di prova per una cooperazione transcontinentale più efficace e integrata.

Il calendario è serrato: primo prototipo previsto per il 2026, velivolo operativo entro il 2035. Un’accelerazione notevole, confermata durante il DSEI, che testimonia la volontà politica di tutti e tre i Paesi di spingere sull’acceleratore.

Per il Giappone, il GCAP è una leva per rafforzare la propria autonomia strategica, modernizzare le catene di approvvigionamento, espandere l’industria tecnologica e affermarsi come hub regionale tra le grandi potenze del Pacifico. Ma è anche un modo per legarsi stabilmente a due alleati europei, costruendo una cooperazione che va ben oltre la difesa.

Certo, le sfide non mancano. Nei mesi scorsi, alcune frizioni tra Italia e Regno Unito sulla gestione della proprietà intellettuale, in particolare per tecnologie sensibili come radar avanzati e intelligenza artificiale, hanno sollevato interrogativi sul reale equilibrio della partnership. Ma la volontà politica – confermata anche dalle parole di Crosetto – sembra puntare dritto su una strada: collaborare davvero, superare le rigidità e costruire un progetto che funzioni per tutti.

Nel frattempo, però, il GCAP sta già facendo da ponte tra Oriente e Occidente. In un’epoca in cui la sicurezza dell’Indo-Pacifico è sempre più legata a quella dell’area euro-mediterranea, questa alleanza dimostra che cooperare – anche su temi complessi come la difesa – è possibile. E utile.

Non si tratta solo di un caccia del futuro. Il GCAP è anche una visione comune, una piattaforma di scambio tra industrie, tecnologie e culture. Un modo per scrivere insieme un nuovo capitolo nella storia dell’aerospazio e della difesa.

Se tutto andrà secondo i piani, tra dieci anni i cieli d’Europa e d’Asia potrebbero essere sorvegliati da un aereo che rappresenta molto più di una macchina da guerra: sarà l’incarnazione di una cooperazione che unisce, innova e guarda avanti. Sarà il volto visibile di un’idea che, mai come ora, suona attuale: insieme, si vola più in alto.

GCAP, il Giappone vola con Italia e UK sul caccia del futuro