Guerra contro la Russia? Pronti due nuovi comandi Nato

(di Franco Iacch) Stati Uniti e Germania ospiteranno i due nuovi comandi della Nato che si attiveranno in caso di guerra con la Russia. E’ quanto emerge da Bruxelles dove è in corso una riunione dei ministri della Difesa della Nato. Con i due nuovi quartier generali, secondo quanto stabilito lo scorso novembre, i comandi gestiti dall’Alleanza passano da sette a nove. Durante la Guerra Fredda la Nato gestiva 33 sedi con un personale fisso di 22 mila unità. Nel 2010 e nel 2011, il numero dei comandi è stato ridotto a 13 e successivamente a sette con personale ridimensionato a 13.800 unità. Attualmente il personale della Nato impiegato nei sette comandi è di 6800 unità.

I due nuovi comandi della Nato
Atlantic Command (Usa)

L’Atlantic Command dovrebbe sorgere a Norfolk, Virginia. Il Comando Atlantico avrà il compito di rintracciare i sottomarini russi e proteggere le rotte di navigazione attraverso l’oceano tra il Nord America e l’Europa. Le quotidiane operazioni per la sicurezza marittima continueranno ad essere gestite dal Comando marittimo alleato (MARCOM) a Northwood, nel Regno Unito. Il Comando Atlantico sarà strutturato come un ufficio nazionale gestito dagli americani fino a quando non sarà attivato dalla Nato in caso di guerra. Soltanto in quel caso il quartiere generale dipenderà dal Comandante supremo alleato in Europa.

Durante la guerra fredda si svolgevano esercitazioni in grado di trasferire fino a cinquantamila soldati statunitensi attraverso l’Atlantico in pochissime ore.

Joint Support and Enabling Command (Germania)

Il Joint Support and Enabling Command (JSEC) sorgerà in Germania nella Renania Settentrionale-Vestfalia (non c’erano altri candidati per il ospitare il nuovo quartier generale). Precedentemente noto come Rear Area Operational Command, il JSEC sarà responsabile della logistica e garantirà un rapido spostamento delle forze della Nato in caso di invasione della Russia.

Per il Segretario generale della NATO Jens Stoltenberg le nuove strutture non rappresentano un ritorno alla postura della guerra fredda.

“Sono cambiamenti necessari per un’alleanza che ha voluto per anni lavorare con la Russia. Abbiamo visto, soprattutto a partire dal 2014 con l’annessione illegale della Crimea e la destabilizzazione dell’Ucraina orientale, una Russia più assertiva. Stiamo rispondendo in modo difensivo e proporzionale”.

L’ufficialità sulle sedi dei nuovi comandi (ormai certe, non c’erano altri candidati) arriverà a ridosso del prossimo summit della Nato previsto a Bruxelles a luglio (11-12).

Chi ricostruirà la capacità ferroviaria della Germania?
Il Comando logistico (JSEC) che sorgerà in Germania sarà responsabile della logistica e garantirà un rapido spostamento delle forze della Nato in caso di invasione della Russia. Tuttavia proprio Berlino dovrà investire pesantemente per migliorare l’intero sistema viario e nella difesa missilistica. Solo cosi potrà raggiungerà il suo obiettivo del 2%. In caso di crisi, proprio alla Germania spetterebbe un ruolo cruciale. Berlino ha dimostrato grande leadership in Europa e nel mondo, come nel tentativo di porre fine alla crisi in Ucraina orientale. Tuttavia, l’economia più potente d’Europa deve fare di più per rafforzare la sicurezza, soprattutto per la sua importanza come zona di transito. Non c’è abbastanza capacità ferroviaria per le forze americane, tedesche, polacche e britanniche o per la forza di risposta rapida della Nato. Berlino potrebbe quindi garantire il supporto ferroviario come parte del suo impegno per aumentare la spesa militare, attualmente all’1,2 per cento del Prodotto interno lordo. Un ulteriore investimento della Germania nei missili a breve e lungo raggio potrebbe aiutare, considerando il ruolo cruciale che tutti gli hub di trasporto tedeschi ricoprirebbero in caso di conflitto. Durante la Guerra Fredda, la tedesca Deutsche Bahn manteneva migliaia di vagoni ferroviari sempre disponibili per il trasporto della potente Bundeswehr che avrebbe dovuto arginare l’avanzata dei corazzati dell’Unione Sovietica, in attesa dei rinforzi statunitensi. Tali capacità non esistono più. Dei 2400 carri armati Leopard di tutte le versioni, oggi ne restano 225. Tuttavia solo 90 Leopard possono essere considerati operativi. Le divisioni pesanti tedesche erano state specificatamente progettate per gli scontri nelle pianure della Germania settentrionale.

Ritornare in Europa: le difficoltà logistiche
La brigata corazzata completa statunitense inviata in Europa è un messaggio al mondo sulla capacità degli Stati Uniti di rafforzare celermentele linee del fronte. Tuttavia, le difficoltà logistiche incontrate nelle fasi iniziali sono state notevoli. Il Pentagono paga l’inesperienza del personale nel confrontarsi in un contesto che aveva quasi del tutto abbandonato dopo la fine della guerra fredda. La versione M1A2 del principale carro armato degli Stati Uniti raggiunge un peso di 62 tonnellate. Peso che potrebbe aumentare in presenza di kit di sopravvivenza aggiuntivi. Le infrastrutture europee, la maggior parte di esse, non sono in grado di reggere tale peso limitando il transito in tratti ben identificati e noti, certamente anche ad una fazione ostile. E’ un problema che riguarda l’intero sistema viario europeo, con particolare riferimento ai collegamenti con i paesi della Nato che facevano parte dell’ex Unione Sovietica. Il Pentagono manca di informazioni sufficientemente dettagliate sulle infrastrutture nelle aree che un tempo facevano parte del blocco sovietico, ora nella Nato. L’esercito statunitense manca di punti di riferimento in Polonia, Romania, Ungheria e specialmente negli Stati Baltici. Paradossalmente, all’entrata nella Nato dei nuovi paesi membri, non è seguita alcuna rilevazione aggiornata della rete viaria per scopi militari. Dall’United States European Command rilevano la necessità di una maggiore copertura di intelligence per la speed of recognition delle truppe russe.

Nessun progresso sulla zona militare di Schengen
Si tratta di una zona di transito militare libera modellata sulla Convenzione di Schengen del 1996 che consentirebbe l’apertura delle frontiere tra i paesi firmatari. Una zona militare di Schengen in Europa consentirebbe alla forza militare di muoversi liberamente nel teatro europeo. Oltre a migliorare la consapevolezza nel riconoscere una crisi emergente e nell’incrementare l’aspetto decisionale su come fronteggiarla, la velocità di reazione resta fondamentale. Le manovre militari fino ad oggi effettuate hanno sottolineato i problemi con la libertà di movimento delle forze alleate provenienti da tutta Europa alla regione del Mar Nero. Attualmente lo spostamento delle truppe in Europa deve rispondere a precisi requisiti legali che variano da stato a stato. I ministeri della Difesa non sono responsabili delle frontiere ed ogni volta sono necessarie autorizzazioni specifiche. Polonia, Lituania e Lettonia hanno già emanato leggi interne. Altri paesi sono ancora riluttanti. Il Segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, supporta la zona militare di Schengen.

La Convenzione di Schengen definisce le condizioni di applicazione e le garanzie inerenti all’attuazione della libera circolazione nell’Unione Europea. In base alla cooperazione rafforzata dei 26 paesi firmatari, gli europei possono viaggiare senza un passaporto, grazie all’apertura delle frontiere.

fonte Il giornale

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