Hamas apre al negoziato per la tregua: sì con riserva al piano USA

di Andrea Pinto

Hamas ha comunicato di aver dato una risposta «positiva» alla proposta di tregua avanzata dagli Stati Uniti per porre fine temporaneamente al conflitto nella Striscia di Gaza, ma ha specificato che serviranno «alcune modifiche» per arrivare a un’intesa definitiva. Lo riferisce un funzionario palestinese alla Reuters, spiegando che questo passo potrebbe facilitare un accordo. La tregua avrebbe una durata iniziale di 60 giorni, durante i quali si dovrebbe lavorare a una soluzione più ampia.

Tre i nodi principali ancora da sciogliere. Innanzitutto, Hamas chiede che venga ripristinato il precedente sistema di distribuzione degli aiuti umanitari, che garantiva un certo margine di controllo da parte dell’organizzazione. In secondo luogo, pretende che se non si raggiungesse un’intesa complessiva entro la fine dei 60 giorni, il cessate il fuoco venga automaticamente prorogato. Infine, Hamas vuole un ritiro più profondo delle forze israeliane dal territorio di Gaza.

In un comunicato ufficiale, il movimento palestinese ha dichiarato la disponibilità a riprendere immediatamente i colloqui, dopo aver consultato le altre fazioni della Striscia. Nonostante l’apertura, il cammino verso la pace resta incerto e in salita. Le tensioni si riflettono anche all’interno della leadership israeliana: il primo ministro Benjamin Netanyahu ha avuto un acceso confronto con il capo di stato maggiore, il generale Eyal Zamir, al quale avrebbe chiesto un piano dettagliato per spostare la popolazione palestinese nel sud di Gaza e per impedire che Hamas possa riconquistare il controllo civile della regione.

L’esercito israeliano sostiene di controllare attualmente il 65% della Striscia, ma le operazioni militari non si sono fermate. Secondo fonti sanitarie locali, nella sola giornata di ieri sarebbero morti circa 140 palestinesi, almeno una ventina dei quali mentre tentavano di ottenere cibo nei centri di distribuzione gestiti da Israele e Stati Uniti, in sostituzione di quelli precedentemente gestiti dalle Nazioni Unite.

Il presidente Donald Trump spera di annunciare un accordo ufficiale già lunedì, in occasione dell’incontro a Washington con Netanyahu. La bozza dell’intesa prevede la liberazione da parte di Hamas di 10 ostaggi vivi e la restituzione dei corpi di altri 18. Secondo le autorità israeliane, restano ancora in mano a Hamas circa cinquanta ostaggi, dei quali una ventina sarebbero ancora in vita.

Il futuro post-bellico rimane però il capitolo più complesso. Israele ribadisce l’intenzione di eliminare Hamas come forza politico-militare, mentre il movimento islamista punta a mantenere un ruolo politico nella gestione del territorio. Un fattore chiave sarà la figura di Izz al-Din al-Haddad, il nuovo comandante militare di Hamas, salito al vertice dopo la morte di Mohammed Sinwar. Considerato tra i più radicali, Haddad avrebbe avuto un ruolo diretto nella pianificazione degli attacchi del 7 ottobre 2023. Gli israeliani avrebbero tentato di eliminarlo più volte, finora senza successo.

Nel 2025, Haddad ha rilasciato un’intervista ad Al Jazeera a volto scoperto, affermando che né gli Stati Uniti né Israele potranno ignorare le richieste del suo movimento. «Vogliamo un accordo dignitoso. In caso contrario, questa guerra diventerà il nostro martirio», ha dichiarato. Suo figlio, Suhaib, sarebbe morto in combattimento, e da allora, secondo diverse fonti, il comandante avrebbe assunto posizioni ancora più estreme.

Alcuni ostaggi liberati in passato hanno confermato di averlo incontrato, descrivendolo come diffidente e paranoico, spesso protetto da una maschera anti-Covid anche nei rifugi sotterranei. La sua figura incarna, per Israele, la continuità e la resilienza dell’apparato militare di Hamas, capace di rigenerarsi nonostante le perdite.

Nel frattempo, secondo il ministero della Sanità di Gaza, controllato da Hamas, il bilancio dei morti palestinesi dal 7 ottobre 2023 avrebbe superato quota 57.000, un numero che riflette l’entità della crisi umanitaria in corso.

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