युद्ध और आतंकवाद, अस्थिरता का उत्तम मिश्रण

Non bastava un conflitto duro e sanguinoso in Europa, un altro in Medio Oriente più altri micro conflitti sparsi in mezzo mondo. Il terrorismo si è ripresentato il 23 marzo, in maniera dirompente, a Mosca in grande stile: quatro uomini armati e ben addestrati hanno sparato sulla folla presso un centro concerti, il Crocus Hall: 137 morti e 180 feriti. Il gruppo afghano dell’Isis-K ha rivendicato l’attacco.

मैसिमिलियानो डी एलिया द्वारा

Si è soliti pensare che il terrorismo sia più o meno un fenomeno relegato a quei paesi dove vi è instabilità, povertà e tirannia, lo si intende come un’espressione del disagio, come una malattia (uno stato mentale) che colpisce i più deboli. Invece non è così perchè, anche se è vero che il terrorismo nasce e si autoalimenta nei paesi più poveri dove non vi è una presenza statale solida e ispirata alla democrazia, è anche vero che riesce a colpire quando e come vuole, oltre confine, insinuandosi nelle nostre società moderne con il solo scopo di dimostrare la propria esitenza ed imporre il proprio credo, combattendo nemici in maniera trasversale: del mondo occidentale ma anche di paesi dell’Est o del Medio Oriente. Per questo motivo non si può considerare il terrorismo “non un nostro problema”.

Così, per poco meno di cinquemila euro i quattro attentatori del massacro di Mosca di ieri hanno ammazzatto a sangue freddo 137 persone, dimostrando di possedere un particolare addestramento militare. I terroristi, dalle prime dichiarazione a mezzo telegram, apparterrebbero al gruppo dell’आइसिस-के, dove K sta per Khorasan (Terra del Sole), l’antico nome della regione che comprende Iran, Afghanistan, Pakistan और का हिस्सा Turkmenistan, il Tagikistan e l’Uzbekistan. Il gruppo afghano di fede musulmana applica la Sharia con particolare intransigenza, vive ad est dell’Afghanistan e si contrappone con violenza al regime talebano. È la branca afghana dell’Isis, apparsa per la prima volta nel 2014.

आज है Sanaullah Ghafari, alias Shahab al-Muhajir, il leader del gruppo. Secondo il Dipartimento di Stato Usa, l’emiro è stato nominato nel giugno 2020. E sotto la sua guida, come altri gruppi terroristici l’Isis-K prende di mira le forze statunitensi, i loro alleati e i civili.

I loro campi di addestramento ricevono volontari provenienti anche dalle repubbliche asiatiche dell’ex Urss, come i terroristi di Mosca che sono di origine tajiki. La formazione che ricevono è orientata principalmente alla figura dei kamikaze, utilizzata per combattere i talebani e gli occidentali. La loro pericolosità spinse nel 2017 il presidente Trump ad ordinare di lanciare su una delle loro valli la “Madre di tutte le bombe”, l’ordigno da 10 tonnellate con potenza inferiore solo alle testate atomiche.

Scongiurato il pericolo dei bombardamenti americani l’Isis-K può ora concentrarsi a compiere attentati all’estero, riscuotendo così rilevanza e soprattutto nuovi adepti.

"L’Isis-K e i suoi alleati mantengono un rifugio sicuro in Afghanistan e continuano a sviluppare le loro reti dentro e fuori il Paese“, ha affermato il generale Michael Kurilla del comando centrale Usa in un’audizione alla Camera Usa ai primi di marzo. “I loro obiettivi non si fermano qui. Hanno invocato attacchi a livello globale contro chiunque non sia allineato con la loro ideologia estremista”.

In Iran, ad esempio, hanno colpito duramente i nemici di sempre gli sciiti con diversi ordigni esplosi durante la commemorazione del generale कासेम सोलेमानी. L’Iran è accusata dall’Isis-K di aver combattuto contro il loro Califfao in Siria.

Non solo Isis-K ma anche cellule di अलकायदा stanno rinascendo come il Tehrik-e-Taliban in Pakistan mentre nel सहेल, dopo la cacciata dei militari occidentali dai governi golpisti in Mali, Burkina Faso e नाइजर, i gruppi terroristi hanno tutto il tempo per rigenerarsi e prepararsi a combattere in tutto il mondo.

Il Niger desta particolare preoccupazione all’intelligence nostrana poichè è, di fatto, il crocevia della migrazione verso l’Europa.

नाइजर

In नाइजर a Niamey sono stati ridotti i voli dei droni americani dall’aeroporto di Agadez, scrive Corsera e pochi giorni fa i generali nigerini hanno rotto con gli Stati Uniti, ordinando la fine di ogni attività. Il 16 marzo, con effetto immediato, l’accordo che autorizza la presenza di militari e civili americani nel Paese, dopo la visita, nei giorni scorsi, di una delegazione dell’Amministrazione Usa guidata dall’assistente segretaria di Stato per le questioni africane, Molly Phee di cui faceva parte anche il generale a capo del Comando Usa per l’Africa (AFRICOM), Michael Langley.

In Niger rimane solo il contingente italiano MISIN  presso l’aeroporto di Niamey con lo scopo di incrementare le capacità volte al contrasto del fenomeno dei traffici illegali e delle minacce alla sicurezza,

La missione – la cui area geografica di intervento è allargata anche a Mauritania, Nigeria e Benin – conta attualmente circa 350 effettivi e 13 mezzi, tutti terrestri. Il contingente, dislocato in un hub operativo-logistico completato nel giugno 2022 e situato all’interno dell’aeroporto di Niamey, comprende squadre di ricognizione, comando e controllo, e addestratori, da impiegare anche presso il Defense College in Mauritania, personale sanitario e del Genio per lavori infrastrutturali, squadra rilevazioni contro minacce chimiche-biologiche-radiologiche-nucleari, unità di supporto, force protection, raccolta informativa, sorveglianza e ricognizione a supporto delle operazioni (ISR).

युद्ध और आतंकवाद, अस्थिरता का उत्तम मिश्रण

| EVIDENCE 3, राय |