di Antonio Adriano Giancane
La coalizione di governo sudafricana si trova ad affrontare la sua sfida più ardua da quando, meno di un anno fa, è stato costituito il “Governo di unità nazionale”. Il 5 aprile, a seguito di intense trattative, il parlamento ha approvato il piano finanziario per il 2025 con una maggioranza risicata, ma senza i voti decisivi dell’Alleanza Democratica (DA), il principale partner di coalizione dell’African National Congress (ANC). L’approvazione del bilancio, infatti, segna un punto di rottura tra i due partiti, sollevando serie preoccupazioni sul futuro della coalizione stessa, che si trova ora a un bivio.
Il Presidente Cyril Ramaphosa ha mantenuto una posizione di riserbo, limitandosi ad esprimere sostegno al bilancio attraverso il suo portavoce. Il Ministro delle Miniere, Gwede Mantashe, invece, non ha esitato a dichiarare che l’ANC sarebbe pronta a vedere il DA passare all’opposizione. “Siamo preparati“, ha affermato, mentre altri membri del partito hanno accusato i rivali politici di “tradimento” per il loro rifiuto di sostenere il piano finanziario. La tensione è palpabile all’interno di una coalizione che, pur essendo nata dalla necessità di unire forze politiche disparate, ha dovuto fare i conti con profondi conflitti ideologici e strategici.
La decisione di rinviare il discorso sul bilancio di febbraio ha aggiunto un ulteriore elemento di incertezza sulla stabilità del governo. Se fino a quel momento le difficoltà interne erano state contenute, il rinvio del discorso – avvenuto con un ritardo di venti minuti – ha sollevato interrogativi sulla capacità dell’esecutivo di gestire situazioni di crisi. Un contesto che ha accelerato la disillusione anche tra alcuni membri dell’ANC, che sembrano ora più inclini a riconsiderare le alleanze politiche.
Nelle ultime elezioni del maggio 2024, l’ANC ha perso per la prima volta la maggioranza assoluta, costringendo il partito a formare una coalizione con ben dieci altre forze politiche. In un primo momento, il rapido accordo tra questi partiti ha fatto ben sperare, anche grazie all’ingresso del DA, il cui elettorato è in gran parte bianco, specialmente tra le classi medie e alte. Sebbene questa alleanza abbia avuto una stabilità iniziale, il principale punto di frizione è stato l’aumento dell’IVA, sostenuto dal governo per fronteggiare il deficit, ma contestato duramente dal DA, che ha chiesto in cambio concessioni in altri ambiti, tra cui la riforma sanitaria e l’esproprio delle terre.
Il DA, che si è sempre distinto come il principale partito di opposizione, ha ormai assunto una posizione di forza all’interno della coalizione, rivendicando una serie di riforme politiche ed economiche che l’ANC non è riuscita a soddisfare completamente. In particolare, il partito ha sollevato obiezioni contro la legge sull’esproprio recentemente approvata, considerandola un attacco diretto alla proprietà privata. Inoltre, le divergenze in materia di politica economica e internazionale continuano a rappresentare ostacoli difficili da superare.
Il leader del DA, John Steenhuisen, ha lanciato un monito durissimo alla sua coalizione attraverso i social media, scrivendo che “il tempo è quasi scaduto” per un accordo definitivo sul bilancio. Il suo messaggio riflette la frustrazione crescente all’interno del partito, che si sente sempre più lontano dai compromessi concessi dall’ANC. Mentre Ramaphosa ha continuato a elogiare la “fantastica partnership” tra i partiti della coalizione, all’interno dell’ANC non tutti sono convinti della necessità di mantenere il DA al fianco. In effetti, sono già in corso trattative con i populisti dell’Economic Freedom Fighters (EFF), una formazione di estrema sinistra che potrebbe entrare nel governo in caso di rottura con il DA.
Un’ulteriore opzione discussa all’interno dell’ANC sarebbe un possibile riavvicinamento con i dissidenti del partito, rappresentati dall’uMkhonto weSizwe (MK), fondato dall’ex presidente Jacob Zuma. Tuttavia, questa ipotesi appare remota, dato il clima di forte divisione interna e la difficoltà di trovare un terreno comune su temi economici e sociali.
In un panorama politico complesso e segnato da un’alleanza fragile, la questione del bilancio potrebbe essere il detonatore che darà il via a una riorganizzazione più profonda della politica sudafricana. Se la coalizione si sgretolasse, il Sudafrica potrebbe trovarsi di fronte a nuove elezioni anticipate, un’ipotesi che però molti ritengono rischiosa, vista l’instabilità economica e sociale del paese. Il futuro della politica sudafricana, insomma, è più incerto che mai.
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