Mentre la Cina mostra i muscoli la Corea del Nord punta ad aumentare la produzione di uranio arricchito
di Antonio Adriano Giancane
Il Pacifico sta diventando il nuovo baricentro della competizione geopolitica globale. Mentre la Cina proietta per la prima volta la sua potenza navale oltre la cosiddetta Prima Catena di Isole, gli Stati Uniti devono fronteggiare non solo l’espansione militare cinese, ma anche la stretta di Pechino sull’esportazione di materiali strategici, come il samario. Sullo sfondo, la Corea del Nord accelera il proprio programma nucleare, rafforzando il fronte orientale di tensione.
Per la prima volta nella sua storia, la Cina ha dispiegato due portaerei operative, la Liaoning e la Shandong, nell’Oceano Pacifico, a est dell’isola giapponese di Iwo Jima, per condurre esercitazioni congiunte. A dare la notizia è stato il ministro della Difesa giapponese Gen Nakatani, che ha parlato di una “dimostrazione chiara dell’intenzione cinese di espandere la propria influenza militare al di là dei suoi confini naturali”.
Le esercitazioni arrivano in un momento di crescente tensione strategica: la Cina ha ormai tre portaerei (la terza, Fujian, è in fase di test) e una quarta è in costruzione. Sebbene inferiori in capacità alle 11 portaerei nucleari statunitensi, queste navi simboleggiano una marina cinese sempre più determinata a presidiare le rotte del Pacifico occidentale, in particolare in scenari critici come Taiwan.
La manovra militare si intreccia con un altro fronte della competizione sino-americana: quello tecnologico-industriale. Il 4 aprile Pechino ha imposto restrizioni all’esportazione di sette terre rare, incluso il samario, essenziale per la produzione di magneti utilizzati in missili e jet da combattimento. La Cina detiene il monopolio mondiale sul samario, la cui disponibilità è cruciale per le difese statunitensi ed europee, specie in un momento in cui le scorte militari si sono ridotte a causa degli aiuti all’Ucraina, a Israele e alla preparazione del supporto a Taiwan.
Nonostante anni di avvertimenti, Washington non ha mai sviluppato una filiera industriale alternativa: progetti per la produzione interna di samario sono stati abbandonati per mancanza di ritorni commerciali. L’azienda MP Materials, pur avendo ricevuto fondi pubblici, ha accantonato gli impianti specifici per il samario. L’unica altra alternativa, l’australiana Lynas, non ha mai costruito la prevista fabbrica in Texas.

La crisi potrebbe rallentare significativamente la produzione di velivoli come gli F-35, che richiedono oltre 20 kg di magneti al samario ciascuno, aumentando la vulnerabilità occidentale in una fase strategica cruciale.
Mentre Cina e Stati Uniti si sfidano apertamente per il controllo delle rotte e dei materiali strategici, un altro attore si muove nell’ombra con crescente aggressività: la Corea del Nord. Secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (IAEA), il regime di Kim Jong-un starebbe costruendo un nuovo impianto di arricchimento dell’uranio nel sito nucleare di Yongbyon.
Le immagini satellitari e le dichiarazioni del direttore dell’IAEA Rafael Grossi indicano che l’impianto potrebbe avere capacità analoghe a quello segreto di Kangson, mai ufficialmente ammesso da Pyongyang. Kim ha esortato pubblicamente i suoi scienziati ad “espandere esponenzialmente” la produzione di uranio arricchito, ribadendo l’intenzione di aumentare il numero di testate nucleari. La Corea del Nord ha già condotto sei test nucleari tra il 2006 e il 2017, e continua a sviluppare vettori e droni capaci di trasportare armi nucleari.
Le manovre cinesi, la vulnerabilità tecnologica degli Stati Uniti e il ritorno alla minaccia nucleare della Corea del Nord disegnano un quadro geopolitico in rapida trasformazione.
Il Pacifico non è più una zona cuscinetto tra le grandi potenze, ma si configura oggi come il nuovo epicentro della competizione strategica globale. Cina, Stati Uniti, Giappone e le due Coree proiettano qui le loro ambizioni militari e geopolitiche. L’espansione navale cinese, le tensioni su Taiwan, le manovre nucleari nordcoreane e la dipendenza occidentale da risorse critiche rendono l’area estremamente instabile. Ogni ritardo in ambito tecnologico o diplomatico può alterare l’equilibrio di potere globale.
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