Israele colpisce l’Iran: raid aerei su obiettivi nucleari e militari

di Emanuela Ricci

Nel cuore della notte tra il 12 e il 13 giugno, Israele ha lanciato un attacco su vasta scala contro obiettivi militari e nucleari in territorio iraniano, aprendo una fase potenzialmente esplosiva per la stabilità del Medio Oriente. Secondo fonti ufficiali di Teheran e numerosi media internazionali, l’operazione israeliana, denominata “Rising Lion”, ha colpito diversi siti strategici con raid aerei e presunte azioni di sabotaggio condotte da unità d’élite o agenti del Mossad.

Gli obiettivi colpiti

  • il complesso nucleare di Natanz, già noto per essere uno dei centri nevralgici del programma di arricchimento dell’uranio iraniano;
  • l’impianto sotterraneo di Khondab (Arak), dove secondo l’intelligence occidentale si sviluppano componenti per armamenti nucleari;
  • la base missilistica nei pressi di Khorramabad, considerata punto di lancio strategico per missili balistici a medio raggio;
  • almeno tre centri di comando militare e una sede di controllo radar nei pressi di Teheran, colpiti con precisione chirurgica.

Secondo fonti vicine al governo iraniano, tra le vittime figura il comandante delle Guardie Rivoluzionarie, Generale Hossein Salami, insieme a due scienziati di primo piano del programma nucleare. Le autorità hanno confermato anche numerosi morti e feriti tra il personale tecnico e militare presente nei siti colpiti. Alcune esplosioni secondarie, causate dalla distruzione di depositi di munizioni, hanno danneggiato aree civili adiacenti, provocando vittime anche tra i residenti.

Le ragioni di Israele: prevenire una “svolta nucleare”

Il governo israeliano ha giustificato l’azione come un intervento difensivo per prevenire l’acquisizione da parte dell’Iran della capacità di produrre un’arma nucleare. In una conferenza stampa d’emergenza, il primo ministro Benjamin Netanyahu ha dichiarato:

“Abbiamo l’obbligo storico di impedire che il regime iraniano ottenga l’arma atomica. I nostri servizi segreti ci hanno fornito prove concrete di un’accelerazione sospetta del programma nucleare iraniano. L’operazione Rising Lion è stata necessaria e calibrata per colpire in modo mirato la minaccia esistenziale che incombe sulla sicurezza di Israele e sull’intera regione.”

L’attacco, secondo quanto riferito da fonti militari israeliane, sarebbe stato pianificato da mesi e coordinato con tecnologie di guerra elettronica in grado di neutralizzare temporaneamente i sistemi radar iraniani. Alcuni analisti parlano anche di una partecipazione logistica indiretta di paesi alleati, sebbene nessun governo occidentale abbia confermato il proprio coinvolgimento.

La risposta dell’Iran

La reazione iraniana non si è fatta attendere. Il portavoce delle Forze Armate, Generale Sharif, ha dichiarato che l’Iran “si riserva il diritto di una risposta militare diretta e proporzionata” e che “il sangue versato questa notte sarà vendicato sul campo”. Le forze armate iraniane sono state poste in massima allerta, e in alcune province si segnalano movimenti massicci di truppe e attivazione di difese antiaeree.

Intanto, il Consiglio Supremo di Sicurezza Nazionale iraniano si è riunito in seduta straordinaria, mentre il leader supremo Ali Khamenei ha parlato apertamente di un “atto di guerra” contro la Repubblica Islamica. Fonti interne segnalano pressioni da parte delle ali più radicali del regime per autorizzare una rappresaglia diretta, inclusa la possibilità di attacchi missilistici contro obiettivi israeliani o statunitensi nella regione.

Reazioni internazionali

La comunità internazionale segue con preoccupazione l’evolversi della situazione. Gli Stati Uniti, attraverso una nota ufficiale del Dipartimento di Stato, hanno negato qualsiasi coinvolgimento nell’attacco israeliano e invitato entrambe le parti alla de-escalation. Il Segretario di Stato Marco Rubio ha dichiarato che “l’Iran non deve rispondere con atti di guerra che coinvolgano forze statunitensi nella regione”.

La Russia e la Cina hanno condannato l’attacco, definendolo una violazione della sovranità iraniana e del diritto internazionale. L’Unione Europea, tramite l’Alto Rappresentante Josep Borrell, ha chiesto “contenimento” e proposto un tavolo urgente di mediazione a Ginevra.

Anche il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite è stato convocato in seduta d’urgenza per discutere della crisi.

Impatti economici immediati

L’attacco ha già avuto ripercussioni pesanti sui mercati:

  • il prezzo del petrolio è salito dell’8% nelle prime ore di contrattazioni, con il Brent che ha superato i 95 dollari al barile;
  • le borse asiatiche hanno chiuso in netto calo, e si prevedono aperture negative anche per Wall Street e le piazze europee;
  • cresce l’incertezza tra gli investitori internazionali, preoccupati per le forniture energetiche e la stabilità della regione.

Uno scenario ad alta tensione

L’operazione israeliana ha segnato un punto di svolta nella lunga guerra fredda tra Gerusalemme e Teheran. Per la prima volta dal 1981 (attacco a Osirak, Iraq), Israele ha condotto un’azione militare su larga scala contro un altro Stato sovrano per prevenire il rischio nucleare.

Con il rischio di una escalation militare diretta, l’intero Medio Oriente è ora sull’orlo di un nuovo conflitto. La questione chiave nelle prossime ore sarà capire se l’Iran sceglierà la via della ritorsione armata o se la diplomazia internazionale riuscirà a contenerne la reazione.

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