Israele avrebbe dovuto completare il ritiro dal Libano meridionale entro il 18 febbraio 2025, secondo l’accordo di cessate il fuoco. Tuttavia, il primo ministro Benjamin Netanyahu ha espresso preoccupazioni riguardo all’efficacia del dispiegamento dell’esercito libanese nel prevenire la riorganizzazione di Hezbollah lungo la zona di confine. Di conseguenza, Netanyahu ha chiesto al presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, di sostenere un’estensione della presenza delle Forze di Difesa Israeliane (IDF) in cinque punti chiave al confine, al fine di mantenere una zona cuscinetto. 

Il 21 gennaio 2025, le IDF, in collaborazione con lo Shin Bet e la Polizia israeliana, hanno lanciato l’operazione “Muro di Ferro” nella città di Jenin e nel suo campo profughi in Cisgiordania. L’operazione mira a colpire le basi di Hamas e altre infrastrutture terroristiche nella regione. Secondo fonti dell’Autorità Nazionale Palestinese, l’attacco ha causato almeno otto vittime e numerosi feriti. 

L’UNRWA, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, ha espresso allarme per l’aumento degli sfollati a causa dell’operazione “Muro di Ferro”. In un comunicato, l’agenzia ha dichiarato che quasi 40.000 rifugiati palestinesi sono stati costretti a lasciare le loro case dall’inizio dell’operazione il 21 gennaio. L’UNRWA ha sottolineato che il numero degli sfollati sta aumentando a un ritmo allarmante e che interi campi profughi sono stati quasi completamente svuotati dei loro abitanti. 

Nel frattempo, l’accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hamas a Gaza è a rischio. Hamas ha accusato Israele di procrastinare l’attuazione della prima fase dell’accordo, in particolare ostacolando l’invio di aiuti umanitari a Gaza. Un alto funzionario di Hamas ha avvertito che la mancanza di impegno da parte di Israele potrebbe portare al collasso dell’intero accordo di cessate il fuoco. 

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