Mistero dietro l’hashtag #matterelladimettiti. Ergastolo per i responsabili

Non sarebbero stati i russi a compiere la tempesta perfetta su Twitter contro il Presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella, con l’hashtag #matterelladimettiti, almeno così si pensa. L’elemento che ha dato il “warning” è stato che i 300 profili italiani che hanno sferrato l’attacco a Mattarella si sono accesi contemporaneamente.

Il 3 agosto scorso il Corriere della Sera riportava un dettaglio importante. Circa una ventina dei 300 profili Twitter coinvolti nella campagna digitale contro il capo dello Stato avevano una storia non proprio lineare. Quei profili su Twitter, che appartengono a italiani del tutto ignari, erano stati usati anche dalla Internet Research Agency (Ira) di San Pietroburgo per far filtrare nel nostro Paese la propria propaganda a favore dei partiti populisti, dei sovranisti e degli anti-europei, ma anche per condizionare in italiano le presidenziali Usa. Questa preziosa indicazione uscì fuori dalle conclusioni dell’analisi a campione di circa due terzi dell’enorme banca dati sull’attività dell’Ira pubblicata di recente dal sito americano ‘Firethirtyeight’. I dati, quasi tre milioni di tweet, sono parte dell’archivio studiato dal procuratore speciale Robert Mueller, che indaga sulle interferenze russe nelle presidenziali del 2016 e nella politica americana in genere.

Altro dato importante è che alcuni profili Twitter italiani utilizzati nel maggio scorso per l’attacco risultano ancora attivi. “L’analisi del traffico e dei contenuti effettuata in queste ore dagli specialisti della polizia Postale e dell’intelligence dimostra che questi account continuano a monitorare quanto accade nel dibattito politico utilizzando lo stesso hashtag #mattarelladimettiti.

La procura di Roma ha deciso di intraprendere tutte le azioni necessarie, iniziando con una rogatoria a San Francisco, sede di Twitter per conoscere i dettagli dei profili posti sotto la lente d’ingrandimento. Solo twitter, infatti, conosce da dove è realmente partito l’attacco, che ha utilizzato, ma solo come facciata, server estoni e israeliani, e sarebbe, invece, riconducibile ad una mano italiana. In attesa di una risposta, non scontata, la polizia postale proverà a identificare la regia che ha creato i profili.

Il Direttore del Dis al Copasir

Attentato alla libertà del presidente della Repubblica, offesa all’onore e al prestigio del Capo dello Stato e sostituzione di persona. Così si riassume la relazione del direttore del Dis al Copasir. Questo l’effetto giuridico, che porta fino all’ergastolo, dell’attacco via Twitter, avvenuto nella notte tra il 27 e il 28 maggio da parte di circa 300 profili Twitter.

Il Capo del Dis Alessandro Pansa udito al Copasir, prima di affrontare l’argomento troll, ha voluto fare una disamina approfondita sulle diverse minacce alla sicurezza dell’Italia, dal terrorismo di matrice jihadista al rischio che terroristi possano utilizzare il canale dell’immigrazione clandestina per raggiungere l’Europa, dalla situazione in Libia alle minacce alla sicurezza economica e al know how delle imprese italiane.

Sempre Pansa ha precisato che il lavoro è molto poiché sono centinaia i profili che vanno ricercati e studiati.

 

 

Mistero dietro l’hashtag #matterelladimettiti. Ergastolo per i responsabili