Legge Fornero, Reddito di Cittadinanza e Flat Tax, i conti non tornano. I nodi del Governo gialloverde

Legge Fornero, reddito di cittadinanza e flat tax, sono le tre emergenze sociali alle quali il governo vuole subito mettere mano. Il vice premier Luigi Di Maio ha incontrato il presidente dell’Inps Tito Boeri per cercare di far quadrare i conti e valutare insieme l’impatto che la trattazione delle tre problematiche avrebbe sulle finanze pubbliche. Messe quindi alle spalle le recenti polemiche con il titolare dell’Inps, si inizia a lavorare sulla prossima legge di bilancio, cercando di anticipare alcuni provvedimenti già a fine estate. Emergenze che comunque devono fare i conti con il nodo delle risorse, ad oggi non ancora individuate e ai vincoli di finanza pubblica. Sforare il 3% del deficit, appare una trovata da campagna elettorale che difficilmente potrà essere accolta in sede comunitaria.

Facciamo, quindi,  qualche valutazione pratica  per pesare l’incidenza della trattazione delle tre emergenze sociali. Occorrono subito almeno 20 miliardi di euro per disinnescare l’aumento dell’Iva, 12,4 miliardi nel 2019 (più gli interessi)  e 19,5 miliardi nel 2020.

Per quanto riguarda il reddito di cittadinanza il governo vuole potenziare i centri per l’impiego, su cui Di Maio ha già avviato il confronto con le Regioni. La misura, che nel contratto di governo è indicata in un aiuto pari a 780 euro al mese, è difatti legata al reinserimento nel mondo del lavoro. Secondo la più recente stima dell’Inps, realizzarlo costerebbe a regime circa 35 miliardi di euro.  Boeri ha proposto, al riguardo, di allargare il reddito di inclusione. Misura per la quale sono già stati stanziati 2 miliardi nel 2018, incrementati nel Fondo povertà di altri 700 milioni nel 2019 e 900 milioni dal 2020.Il Rei che oggi interessa oltre un milione di persone (311 mila famiglie) ha come importo medio mensile circa 308 euro. Per raggiungere i 5 milioni di poveri assoluti, servirebbero, come indicato dall’Inps nell’ultimo rapporto annuale, altri 6,2 miliardi.

Per le pensioni il governo punta al taglio delle pensioni d’oro, superiori ai 4mila euro netti mensili nella parte non coperta dai contributi versati. E c’è la volontà di aumentare le pensioni minime, quelle sopra i 500 euro mensili. La cancellazione della legge Fornero, secondo diversi calcoli, costerebbe solo il primo anno 14 miliardi, fino ad arrivare a 20 miliardi. Tra le misure che intanto potrebbero entrare a far parte del pacchetto previdenziale c’è la cosiddetta ‘quota 100‘ – somma tra età anagrafica e contributi versati. Una delle ipotesi sarebbe di fissare l’età minima a 64 anni e a 36 gli anni di contributi. L’operazione avrebbe un costo variabile a seconda delle opzioni che secondo le simulazioni dell’Inps, il ripristino della pensione di anzianità con 41 anni di contributi e ‘quota 100′ con 64 anni di eta’ minima nel 2019 costerebbe 11,6 miliardi, per 596 mila pensioni ulteriori a fine anno. Rinunciando, invece, ai 41 anni, il primo anno si spenderebbero 4,6 miliardi.

Altro argomento molto sensibile che ha attirato la massima attenzione da parte dei contribuenti è la flat tax. Due le aliquote fisse, il 15% per le imprese e il 20% per le famiglie. Peccato che i primi effetti inizieranno solo con la prossima legge di bilancio per assestarsi nelle prossime. Probabilmente subito dopo l’estate ne gioveranno solo le partite iva che saranno tassate con regime forfettario al 15%.

E’ un’impresa ardua che metterà a dura prova la tenuta del governo giallo verde. Il nodo delle risorse è primario. L’unica soluzione è quella di riuscire a convincere i partner europei di  sforare la soglia del 3% del deficit. Sarà dura far digerire all’Europa l’esigenza italiana, specialmente dopo la nuova politica sui migranti. A quanto pare siamo in un vicolo cieco dove solo una “novità assoluta” potrebbe dare una svolta, come una seria politica di contrasto al sommerso  che, come noto, in Italia sfora oltre i 300 miliardi di euro.

 

Legge Fornero, Reddito di Cittadinanza e Flat Tax, i conti non tornano. I nodi del Governo gialloverde