Ahmad Sharaa, meglio conosciuto come Abu Muhammad Jolani, ha dichiarato la sua volontà di coinvolgere “tutti i siriani” nella costruzione di una “nuova Siria”, presentando un’agenda politica e istituzionale che punta a trasformare il Paese dopo oltre un decennio di guerra. “Non vi parlo da governante ma da servitore della patria”, ha affermato il leader siriano, promettendo un “governo di transizione inclusivo” incaricato di costruire le istituzioni dello Stato fino allo svolgimento di “elezioni libere e trasparenti”.
Nel suo primo intervento pubblico dopo l’ascesa al potere dell’8 dicembre, Jolani ha annunciato una serie di misure che segnano una rottura netta con il passato regime di Bashar al-Assad. Tra queste, lo scioglimento del parlamento, la dissoluzione del partito Baath, al potere da 60 anni, e lo smantellamento dell’esercito e delle agenzie di sicurezza. È stata inoltre sospesa la costituzione del 2012, in attesa dell’adozione di un nuovo testo costituzionale. Per avviare questo processo, il leader ha dichiarato che a breve sarà formata una commissione incaricata di selezionare un’assemblea legislativa ristretta, seguita da un’altra commissione che preparerà un “dialogo nazionale” da cui dovrà scaturire un nuovo “annuncio costituzionale”. Secondo Jolani, tutte queste iniziative sono il risultato di consultazioni con esperti legali e giuristi siriani.
Tra le priorità del nuovo corso politico siriano, Jolani ha sottolineato la necessità di ripristinare la “pace civile” tra i cittadini, avviando un percorso di giustizia transitoria, e di riaffermare la sovranità territoriale su tutta la Siria, attualmente occupata da Turchia, Stati Uniti e Israele. Nel frattempo, fonti di stampa riferiscono che la Russia avrebbe accelerato le operazioni di ritiro militare dal porto di Tartus, sulla costa mediterranea, segnando un possibile ridimensionamento del suo storico coinvolgimento nel Paese.
Il nuovo leader ha già ricevuto il sostegno di diversi attori regionali. A Damasco si è tenuto un incontro con l’emiro del Qatar, Tamim ben Hamad Al Thani, primo capo di Stato a recarsi in Siria dopo il cambio di potere. L’emiro ha espresso l’intenzione del Qatar di contribuire alla ricostruzione del Paese, chiedendo però a Jolani di garantire la formazione di un governo che rappresenti tutti gli strati della società, così da consolidare la stabilità e promuovere lo sviluppo economico. Parallelamente, Arabia Saudita, Giordania e Turchia hanno inviato messaggi di sostegno e congratulazioni al leader siriano per essersi autoproclamato “presidente della repubblica”.
A conferma del rinnovato dialogo tra Siria e Turchia, il ministro della Difesa siriano Murhaf Abu Qasra ha accolto a Damasco una delegazione militare turca. Un segnale chiaro della vicinanza di Ankara alle nuove autorità siriane, nonostante anni di tensioni e conflitto. Nel frattempo, il ministro degli Esteri siriano Assaad Shaibani, reduce dalla sua partecipazione al Forum economico mondiale di Davos, sarà presente alla conferenza internazionale sulla transizione siriana organizzata dal presidente francese Emmanuel Macron a Parigi il prossimo 13 febbraio. L’evento rappresenta un primo tentativo di coordinare gli sforzi occidentali in vista di una possibile normalizzazione della Siria sotto la nuova leadership.
In un discorso pronunciato a Damasco, Jolani ha ufficialmente dichiarato “la vittoria della rivoluzione” dell’8 dicembre, chiudendo quella che ha definito “la fase rivoluzionaria” e aprendo “la fase della costruzione dello Stato”. L’ombra della sua lunga militanza jihadista e della sua leadership su Hayat Tahrir al-Sham, gruppo armato che ha dominato la regione di Idlib, resta un elemento di forte criticità per la comunità internazionale. Ma il leader, con il sostegno di attori regionali e il tentativo di accreditarsi a livello globale, sembra deciso a consolidare il suo potere e a ridefinire il futuro della Siria dopo anni di guerra e instabilità.
PER LA TUA PUBBLICITA’ SCRIVI A: info@prpchannel.com
Subscribe to our newsletter!