La difficile missione di Blinken in Medio Oriente: Si ragiona sul “post conflict”

di Emanuela Ricci

Il Segretario di Stato americano Antony Blinken arriva oggi in Israele, prima tappa di un più ampio tour in Medio Oriente mirato a rilanciare i colloqui sul cessate il fuoco a Gaza e discutere del futuro dell’enclave dopo la morte del leader di Hamas Yahya Sinwar. Tuttavia qualsiasi svolta prima delle imminenti elezioni statunitensi appare improbabile.

L’ultimo viaggio del massimo diplomatico statunitense – l’undicesimo nella regione da quando i militanti palestinesi di Hamas hanno attaccato il sud di Israele il 7 ottobre, scatenando la guerra a Gaza – avviene mentre l’esercito israeliano ha intensificato la sua campagna nell’enclave palestinese, così come in Libano, contro la milizia Hezbollah.

Il viaggio di una settimana di Blinken, che include una tappa in Giordania mercoledì e a Doha, arriva mentre la regione si prepara alla risposta di Israele all’attacco missilistico balistico dell’Iran su Israele del 1 ottobre. La rappresaglia potrebbe sconvolgere i mercati petroliferi e rischia di innescare una guerra a tutto campo tra i due acerrimi nemici.

A Gaza, Blinken concentrerà le discussioni su come porre fine alla guerra, i piani per l’enclave dopo la fine dei combattimenti e come migliorare l’assistenza umanitaria, ha detto un alto funzionario del Dipartimento di Stato a Reuters.

La scorsa settimana, Blinken e il Segretario alla Difesa americano Lloyd Austin hanno scritto ai funzionari israeliani chiedendo misure concrete per affrontare la situazione in peggioramento a Gaza, o, in alternativa, affrontare potenziali restrizioni sugli aiuti militari statunitensi.

Il funzionario ha detto che nei suoi incontri con Israele e i paesi arabi, Blinken approfondirà le questioni del “post conflict” e in particolare sulla sicurezza, governance e ricostruzione. Avere piani dettagliati per ciascuno di questi aspetti è stato visto come un prerequisito per raggiungere qualsiasi risoluzione del conflitto.

Gli esperti dicono che Hamas e Israele restano profondamente in disaccordo e sono improbabili concessioni significative prima delle elezioni presidenziali statunitensi del 5 novembre, che potrebbero sconvolgere la politica americana.

L’amministrazione Biden ha presentato l’uccisione di Sinwar da parte dell’esercito israeliano la scorsa settimana come una possibile apertura che potrebbe finalmente spianare la strada per porre fine alla guerra a Gaza, anche se il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu afferma che i combattimenti continueranno.

Israele sta accelerando le operazioni militari per allontanare Hezbollah dal confine settentrionale, spingendosi verso verso il campo profughi di Jabalia a Gaza, in quella che i palestinesi e le agenzie delle Nazioni Unite temono possa essere un tentativo di isolare il nord di Gaza dal resto dell’enclave.

Gli analisti dicono che Netanyahu potrebbe preferire aspettare la fine del mandato del Presidente statunitense Joe Biden, che termina a gennaio, e tentare la sorte con il prossimo presidente, sia la candidata democratica Kamala Harris o il suo rivale repubblicano Donald Trump. Sabato scorso Netanyahu ha parlato telefonicamente con Trump riguardo al conflitto, come hanno riferito sia Trump che l’ufficio di Netanyahu.

Una proposta di cessate il fuoco a Gaza su cui gli Stati Uniti e i mediatori Egitto e Qatar hanno lavorato per mesi non è più fattibile, hanno detto gli addetti ai lavori, e la mancanza di comando e controllo all’interno di Hamas complica ulteriormente il processo di negoziazione.

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