La Germania corre più dell’UE e si riarma con 1000 miliardi di euro per la Difesa

di Andrea Pinto

Il 18 marzo scorso, il Bundestag tedesco ha approvato uno stanziamento senza precedenti di quasi mille miliardi di euro in cinque anni. Metà di questa somma sarà destinata agli investimenti infrastrutturali militari, mentre l’altra metà sarà impiegata per rafforzare la Difesa. Una decisione che ha suscitato proteste da parte dei sovranisti di AfD e di due partiti socialisti, che hanno contestato la legittimità di un’assemblea eletta nel 2021 a vincolare una legislatura appena iniziata con un debito così imponente.

Nonostante le critiche, il consenso sull’esigenza di una Difesa forte e credibile, in caso di attacco russo è ampio e trasversale. La Bundeswehr, l’Esercito tedesco, si trova in una situazione critica: l’età media dei militari è in aumento, molte caserme sono in stato di degrado e i 52 distretti militari che un tempo organizzavano la leva non esistono più. Gesine Weber, esperta di geopolitica al German Marshall Fund, sottolinea che la Bundeswehr deve essere non solo rafforzata ma completamente ripensata, poiché per anni si è privilegiato l’intervento nei teatri di crisi esteri rispetto alla difesa del territorio nazionale. Una considerazione che risulta vicino all’attuale situazione italiana.

La Germania, come visto, ha l’esigenza di ristrutturare e molto presto il suo Esercito, ha così già iniziato un massiccio riarmo: i primi 100 miliardi sono stati utilizzati per acquistare attrezzature di base e 35 F-35. Sono previsti anche 120.000 nuovi fucili d’assalto HK416, 60 elicotteri da trasporto Chinook, quattro fregate, sistemi antiaerei Patriot e 123 carri armati Leopard. Inoltre, è stato acquistato da Israele il sistema antimissile Arrow 3 per quattro miliardi di dollari. Tuttavia, la difesa aerea nazionale, alla pari di quella europea, resta un punto debole.

Il primo ministro della Baviera, Markus Söder, ha richiesto 100.000 droni da combattimento, 2.000 missili Patriot e 1.000 missili da crociera Taurus, considerati «l’arma di precisione più importante della Germania». Sebbene la Germania non possieda una vera e propria industria della Difesa “pura”, conglomerati come Rheinmetall stanno collaborando con aziende come Mercedes per riconvertire linee produttive.

Le iniziative dell’UE

A livello europeo, la Commissione ha presentato una strategia industriale della difesa che mira a rendere l’industria militare più forte e innovativa con programmi per l’acquisto congiunto di materiali, investimenti nella ricerca e nella produzione interna, e la creazione di un mercato integrato della difesa. Entro il 2030, gli Stati membri dovrebbero acquistare almeno il 40% dei materiali per la difesa insieme e spendere metà del loro budget in prodotti fabbricati in Europa.

Tra le iniziative spiccano il piano operativo “ReArm Europe” e il Libro Bianco sulla Difesa che delineano sette aree strategiche di investimento, tra cui difesa aerea integrata, droni avanzati, cyber-sicurezza e capacità di intelligence. Questi documenti rappresentano un quadro strategico per garantire l’autonomia strategica e l’interoperabilità tra gli Stati membri. Il piano ReArm Europe mira a rafforzare la difesa europea attraverso un sistema di finanziamenti integrato e innovativo. Ecco come dovrebbe funzionare:

Budget complessivo: Il piano prevede un investimento di circa 800 miliardi di euro, destinati a potenziare le capacità di difesa degli Stati membri e a creare un coordinamento a livello comunitario. Clausola di salvaguardia: Gli Stati membri potranno sforare il limite del 3% nel rapporto deficit/PIL, purché i fondi siano destinati alla difesa. Questo meccanismo consente di superare i vincoli del Patto di Stabilità senza incorrere in sanzioni. Fondi di coesione: Parte del finanziamento proviene dai Fondi di coesione europei, storicamente utilizzati per sostenere le aree più arretrate. Questi fondi saranno reindirizzati per supportare gli investimenti nella difesa. Acquisti congiunti: Gli Stati membri saranno incentivati a effettuare acquisti congiunti di materiali militari, riducendo i costi e aumentando l’efficienza. L’obiettivo è che almeno il 40% dei materiali per la difesa sia acquistato insieme entro il 2030. Investimenti industriali: Il piano prevede finanziamenti per la ricerca e lo sviluppo di tecnologie militari avanzate, con l’obiettivo di rafforzare l’industria europea della difesa e ridurre la dipendenza da fornitori esterni. Supporto a lungo termine: Oltre a rispondere alle emergenze immediate, come il sostegno all’Ucraina, il piano punta a costruire una base industriale solida e a garantire la sicurezza europea nel lungo periodo.

European Defence Mechanism, un proposta UE ed extra UE

L’European Defence Mechanism (EDM) rappresenta una proposta audace per finanziare la difesa europea in modo innovativo e sostenibile. Lanciato dalla presidenza polacca con il supporto del think tank Bruegel, il fondo EDM sarebbe autonomo e raccoglierebbe risorse sui mercati attraverso capitale versato e richiamabile. Diventando proprietario degli equipaggiamenti militari, li metterebbe a disposizione dei Paesi partecipanti in cambio di una quota d’uso, evitando di far pesare il debito sui bilanci nazionali. Questo approccio favorisce Paesi con maggior debito, come Italia e Grecia. Un obiettivo chiave del EDM è la creazione di un mercato unico europeo della difesa, razionalizzando modelli di armamenti per ridurre i costi e migliorare la compatibilità. Il fondo potrebbe gestire gli appalti militari europei, preferendo fornitori interni ma considerando fornitori esterni con consenso qualificato. Paesi terzi, inclusi Regno Unito, Norvegia e Ucraina, potrebbero partecipare per espandere la base industriale e strategica. Il focus del finanziamento include aree come sistemi di comando congiunto, intelligence satellitare e difesa antiaerea. L’Europa deve progredire entro il 2030 per garantire autonomia strategica e ridurre la dipendenza dagli Stati Uniti. Questo piano rappresenta un passo decisivo verso un sistema di difesa europeo integrato e sostenibile.

La posizione dell’Italia

L’Italia affronta un equilibrio delicato tra le richieste NATO di aumentare la spesa militare (almeno al 2% del Pil) e la necessità di rispettare i vincoli del Patto di Stabilità. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha confermato l’obiettivo del 2% del PIL per la difesa, evitando per ora la “clausola di salvaguardia” che permetterebbe di sforare i limiti di bilancio. A giugno, il vertice NATO discuterà un possibile target del 3,5%, difficile da raggiungere senza impatti su deficit e debito. L’Italia valuta l’accesso al fondo europeo Safe per finanziare l’industria militare, mentre negozia con Bruxelles criteri più flessibili. Sul fronte commerciale, tensioni con gli USA per i dazi minacciano il Made in Italy, ma il governo cerca di evitare l’escalation con una strategia di dialogo. Internamente, il dibattito sulle spese militari è acceso, con pressioni da parte delle opposizionie di eguagliare gli investimenti tra quelli per la difesa e quelli sociali e infrastrutturali.

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