La guerra dei motori: perché l’aerospazio sarà il prossimo campo di battaglia geoeconomico

di Pasquale Preziosa

La nuova stagione di tariffe commerciali americane, dirette soprattutto contro il settore aerospaziale, non è soltanto una misura protezionistica: è un atto di guerra geoeconomica. E, come ogni azione strategica, sta producendo conseguenze non intenzionali che potrebbero accelerare la frammentazione del mercato globale e rafforzare il polo cinese.

Mentre Boeing e Airbus fanno i conti con ritardi, incertezze finanziarie e sospensione delle guidance delle compagnie aeree, la Cina intravede una finestra storica per la sovranità tecnologica. Il Comac C919 — aereo di linea pensato per sfidare il duopolio occidentale — beneficia di una domanda interna “paziente”: con flotte giovani e una crescita moderata, i vettori cinesi possono permettersi di aspettare, supportando la progressiva integrazione del prodotto nazionale.

Ancor più strategico è il fronte motoristico. Il CJ-1000, turbofan destinato a sostituire il Leap-1C di produzione statunitense, sarà ora al centro di un’accelerazione senza precedenti. Pechino ha compreso che, nella nuova geoeconomia mondiale, la sovranità tecnologica passa per la capacità autonoma di produrre motori avanzati. E i dazi americani forniscono l’argomentazione politica perfetta per massicci investimenti nazionali, senza più timori di frizioni con l’Occidente.

Non si tratta solo di economia, ma di potere. In un mondo dove il commercio diventa strumento di pressione geopolitica, la resilienza industriale si trasforma in leva strategica. L’Europa, dipendente per circa il 90% da motori americani sui suoi aerei narrow-body, inizia a rendersi conto della propria vulnerabilità. Ma costruire alternative richiede decenni, capitali e una capacità di cooperazione che finora è stata limitata, come dimostra l’esperienza travagliata del TP400M.

Le tariffe USA, dunque, rischiano di catalizzare tre dinamiche geopolitiche fondamentali: la nascita di un secondo polo aerospaziale autonomo (Cina), l’accelerazione della regionalizzazione delle supply chain, la militarizzazione definitiva delle politiche commerciali.

La geoeconomia dell’aerospazio entra così in una nuova fase: quella della frammentazione strategica. Non si tratta più solo di concorrenza industriale, ma di ridefinire chi controllerà i cieli — e quindi le economie — del XXI secolo. Il vaso di Pandora è stato aperto, e l’ordine globale dell’aviazione civile, costruito su decenni di interdipendenza, potrebbe non sopravvivere a questa nuova era di conflitto commerciale.

Pasquale Preziosa

già Capo di Stato Maggiore AM, oggi esperto del Comitato Scientifico dell’Eurispes e professore universitario di geostrategia.

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