La “nana” Olanda con i suoi paradisi fiscali tiene sotto scacco l’Europa

Così Giuseppe Conte ieri dopo il secondo round a Bruxelles. “L’Italia ha deciso di affrontare, di sua iniziativa, un percorso di riforme che le consentano di correre ma pretenderà  una seria politica fiscale comune, in modo da affrontare una volta per tutte surplus commerciali e dumping fiscali, per competere ad armi pari”. “Con Rutte ho un buon rapporto personale  ma lo scontro è durissimo anche se non si è mai permesso di chiedermi questa o quella riforma”.“Caro Mark capisco che tu abbia in testa solo le elezioni che a primavera ci saranno nel tuo Paese. E capisco pure che ognuno ha il suo Salvini”.

A quanto pare si sta cercando di accogliere le richieste di tutti i paesi. L’Italia è pronta ad accettare che le sovvenzioni totali scendano da 500 miliardi a 420 con i  prestiti da 250 a 330. La cifra sarà sempre di 750 miliardi. Ieri si è registrato anche un confronto notturno molto duro tra  Angela Merkel e Macron quando è maturata  l’idea di non parlare (mettere nero su bianco) del freno d’emergenza, cioè la possibilità per un Paese di chiedere un supplemento di indagine sul piano di riforme di un altro Stato membro prima della concessione degli aiuti. Ma la vera partita è tra l’Italia, terza economia europea e l’Olanda, capofila dei paesi cosiddetti “frugali” (Finlandia, Austria e Danimarca).

Il premier italiano Giuseppe Conte, di fronte all’intransigenza del suo omologo olandese Rutte, passa al contrattacco facendo intendere che sarà pronto a portare alla luce gli artifizi del paradiso fiscale fiammingo. Pronto, fa intendere Conte, a bloccare gli sconti sui bilanci (rebates) chiesti dai frugali e il mantenimento della trattenuta sui dazi al 20% alle importazioni riscossi dall’Unione doganale che favorisce in maniera particolare l’Olanda.

Le armi che userà l’Italia oggi

Freno d’emergenza e governance dei finanziamenti concessi agli Stati sono i nodi su cui l’Italia ha deciso di contrapporsi. Così come riporta il Sole24Ore ci sono due opzioni su cui l’Italia potrebbe giocare la sua partita ponendole sul tavolo dei negoziati oggi. La prima è quella del cosiddetto opting out, un accordo a 26 che tenga fuori l’Olanda sia dagli aiuti post Covid sia dal relativo meccanismo di controllo. L’idea è stata avanzata ieri anche dall’ex premier Enrico Letta e in realtà potrebbe essere anche un primo passo verso una vera e propria uscita dall’Unione europea.

La seconda carta che il governo italiano potrebbe mettere sul tavolo oggi a mezzogiorno, e sarà davvero un mezzogiorno di fuoco, è quella di un ricorso alla Corte di giustizia europea. Se l’Olanda dovesse tenere il punto fino alla fine e insistere per quel meccanismo di controllo sul l’erogazione degli aiuti che di fatto disegna un diritto di veto per il singolo Stato membro, il governo italiano potrebbe tentare di dimostrare davanti all’organo che ha il compito di garantire il rispetto del diritto comunitario e l’incompatibilità di un meccanismo del genere con i trattati europei. Come vorrebbe l’Olanda Commissione e Parlamento verrebbero tagliati fuori dalle decisioni.

 

La “nana” Olanda con i suoi paradisi fiscali tiene sotto scacco l’Europa

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