I Paesi europei membri della Nato stanno discutendo un possibile aumento della spesa militare, con l’obiettivo di raggiungere il 3% del Pil entro il 2030, in risposta alle crescenti sfide di sicurezza e alle pressioni degli Stati Uniti. Secondo il Financial Times, le discussioni sono emerse durante la recente riunione dei ministri degli Esteri della Nato e coinvolgono l’impegno a breve termine di destinare almeno il 2,5% del Pil alla difesa, per poi raggiungere il 3% entro la fine del decennio. Tale decisione risponderebbe alla richiesta del presidente eletto statunitense Donald Trump, che da tempo sollecita i Paesi europei a contribuire maggiormente alla sicurezza collettiva.
Attualmente, 23 dei 32 membri della Nato sono riusciti a soddisfare l’obiettivo del 2% fissato nel 2014 al vertice di Cardiff. Tuttavia, importanti nazioni europee come Italia, Spagna, Belgio e Lussemburgo non hanno ancora raggiunto questo livello di spesa. In particolare, l’Italia destina alla difesa solo l’1,49% del Pil e si trova già sotto osservazione da parte dell’Unione Europea per deficit eccessivo, situazione che rende complesso un ulteriore aumento delle risorse militari. La premier Giorgia Meloni ha fissato come obiettivo il raggiungimento del 2% entro il 2028, ma il ministro della Difesa Guido Crosetto ha avvertito che il ritorno di Trump potrebbe spingere la Nato a chiedere ancora di più, fissando la nuova soglia al 2,5% o al 3%.
Secondo Mark Rutte, segretario generale della Nato, l’attuale parametro del 2% è ormai inadeguato per affrontare le necessità strategiche dell’Alleanza, in particolare per sostenere l’Ucraina nel conflitto contro la Russia e colmare alcune lacune nelle capacità militari. Pur non specificando una cifra precisa, Rutte ha dichiarato che è necessario un aumento sostanziale della spesa, aggiungendo che “garantire la sicurezza nazionale deve essere una priorità fondamentale, nonostante le difficoltà a fronte delle molteplici esigenze economiche”.
La Germania, che ha raggiunto per la prima volta quest’anno il 2% del Pil, si è mostrata favorevole a discutere un ulteriore aumento della spesa. Un funzionario tedesco ha sottolineato che il prossimo vertice Nato, previsto per giugno nei Paesi Bassi, rappresenterà un’occasione ideale per formalizzare nuovi obiettivi di spesa. L’adozione di un impegno al 3%, secondo il funzionario, invierebbe un segnale positivo sia agli Stati Uniti sia all’amministrazione Trump, evidenziando la volontà europea di rafforzare il proprio ruolo nella comune strategia della difesa collettiva.
Il Regno Unito, tradizionalmente uno dei maggiori contributori Nato, spenderà quest’anno circa 60 miliardi di sterline, pari al 2,3% del Pil, con l’obiettivo di raggiungere il 2,5% in futuro. Il primo ministro Keir Starmer sta delineando una “road map” per centrare questo obiettivo, anche se non ha specificato una tempistica precisa. La Spagna, invece, si trova agli ultimi posti nella classifica della spesa per la difesa, con un investimento pari all’1,28% del Pil. Tuttavia, il premier Pedro Sánchez ha cercato di sottolineare altri contributi significativi del Paese, come il superamento del 20% della spesa destinata a ricerca e sviluppo e l’invio di un elevato numero di truppe nelle missioni Nato.
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