La Telechirurgia militare nel cyberwarfare

(di Lorenzo Midili) Ad assumere rilevanza nell’ambito della Cyberwar sono gli attacchi hacker alla telechirurgia. Non a caso, questo sistema di chirurgia telematica, nasce proprio in un contesto militare, in particolare nei laboratori dell’esercito statunitense.  I primi interventi avvennero proprio sulle navi della United States Navy, dove vennero affrontate numerose operazioni grazie al supporto del robot, noto oggetto componente della telechirurgia.

Il robot chirurgico, definito come l’operatore meccanico automatico controllato da un cervello elettronico, appartiene al settore dell’ingegneria biomedica ed è uno strumento di grande rilevanza nel campo militare. Spesso, nelle guerre, in particolare nei campi di battaglia, ci si trova a dover affrontare operazioni chirurgiche di un certo livello e non sempre si ha la possibilità di avere al seguito medici specializzati in grado di poter affrontare quel tipo di operazione e in quel contesto “caotico”. e molto “dinamico”

Questo sistema di operazioni ha dato modo di sostenere, mediante modalità telematica, diversi tipi di interventi portando il medico chirurgo ad operare in contesto sereno e con minore tensione, guadagnando degli enormi vantaggi in termini di risparmio sui costi e tempestivo intervento del personale medico.

Con l’introduzione di questo sistema informatico-elettronico però, si è affermato il problema che riguarda gli attacchi informatici ai software di comunicazione robotica. Ma cosa significa? Un robot, come un computer o qualsiasi altro oggetto appartenente al settore dell’informatica, può ricevere degli attacchi da parte di hacker dove la manomissione dello stesso può provocare gravi danni fisici, invasioni della privacy o addirittura cagionare la morte dell’assistito.

Cosa si intende per attacco alla telechirurgia e in quale forma può, un robot, ricevere questo attacco?

Possiamo suddividere gli attacchi in tre categorie; La prima consiste nel modificare i comandi inviati dall’operatore al robot di telechirurgia, in altri termini, l’hacker cancella, crea un ritardo o riordina i comandi inviati attraverso il pannello di controllo, rendendo cosi impossibile il controllo del movimento del robot. 

La seconda mira a manipolare l’intenzione dei segnali inviati dall’operatore al robot. L’hacker, in questo caso, muta la distanza di spostamento di un braccio o il grado di rotazione dello stesso. La terza categoria di attacco è un’acquisizione completa del robot.

L’hacker può prendere pieno possesso del macchinario appropriandosi dell’intero sistema informatico e tenendo a disposizione più opzioni di hacking. In termini pratici, può forzare i robot a compiere movimenti che attivano un meccanismo di arresto automatico o inondare il sistema di comandi per causare un attacco Denial of Service.

Quest’ultimo, viene identificato come uno degli attacchi comuni che i computer possono subire, come le intercettazioni, manomissione, divulgazione di informazioni e molto altro.

Oltre a queste tipologie di attacco, il fattore aggiuntivo dell’interazione fisica è la conseguenza che può verificarsi in ambito della telechirurgia, rispetto al computer. Assumere il pieno controllo del server può comportare la perdita di informazioni, mentre il pieno controllo di un macchinario (robot) può causare una situazione di pericolo per chiunque si trovi vicino.

Secondo uno studio effettuato da esperti in sicurezza informatica, la contromisura più semplice per proteggere i sistemi di telechirurgia, è l’adozione della crittografia per le connessioni, in quanto potrebbe avere un impatto limitato in termini di prestazioni.

L’uso della crittografia e dell’autenticazione ha un basso costo e vantaggi elevati per la chirurgia telerobotica, mitigando molti attacchi analizzati”.

Il Raven II, sviluppato presso l’Università di Washington da diversi studiosi, è considerato l’eccellenza per i robot di telechirurgia. Questo macchinario è composto di un software di controllo che gira su un’unica macchina dotata, a sua volta, di un altro software basato su standard aperti, le comunicazioni basate sul Protocollo di Telechirurgia Interoperabile ed è stato progettato per operare in ambienti estremi con una maggiore efficienza. Le minacce sono in continua crescita ma gli studi sulla tecnologia sono in continuo sviluppo.

Il settore della telechirurgia ha la necessità di affrontare nuove difficoltà, simili a quelle che la rivoluzione informatica ha dovuto affrontare anni fa. Senza dubbio, la sicurezza nell’ambiente medico militare richiede una posizione di sicurezza adeguata a evitare ulteriori incidenti.

La Telechirurgia militare nel cyberwarfare