L’agente segreto cambia volto: ora l’MI6 parla al femminile

Blaise Metreweli sarà la prima donna a guidare l’intelligence estera britannica: un segnale forte in tempi di minacce globali e sfide senza precedenti

di Antonio Di Ieva

All’alba del XXI secolo, il volto del potere segreto britannico cambiava pelle sotto gli occhi del mondo. Esattamente come in quei film dove “M” era interpretata da Judi Dench, ora nella vita reale il MI6 avrà per la prima volta una donna al comando. Un momento storico di tensione globale che fa impallidire anche le fantasie di Ian Fleming.

Blaise Metreweli, 47 anni, agente di carriera dal 1999, è stata scelta dal nuovo premier Keir Starmer per guidare il Secret Intelligence Service a partire dall’autunno, quando succederà a Sir Richard Moore. Il premier, definendo la sua nomina “storica”, ha sottolineato che il Regno Unito affronta minacce ‘senza precedenti’, tra navi spia, cyberattacchi e crisi geopolitiche (Reuters, 15 giugno 2025). Un “C” donna nella vita reale, quindi, per la prima volta dai tempi della sua fondazione nel 1909.

A prima vista sembra una bella favola di empowerment. Ma se ci si pensa su un attimo, è molto di più: è intelligenza che incontra la storia in un istante cruciale. L’MI6 non ha più bisogno di uomini con la pistola nella fondina, servono menti capaci di leggere la complessità digitale, interpretare i giochi di potere, anticipare guerre ibride.

Metreweli non è una starlette arruolata dagli uffici stampa: ha fatto la guerra sui tavoli segreti del Medio Oriente e in Europa, studia antropologia a Cambridge, ha costruito tecnologie spia nella Sezione Q, quella dei gadget – meno James Bond, più sicurezza cibernetica avanzata. Esattamente “Mr. Q” di Ian Fleming!

La finzione ha anticipato la realtà. In GoldenEye, Bond riceve comandi da una M donna — ma era fiction, nulla più. Oggi, la realtà ha superato la pellicolaBlaise Metreweli è l’eroina vera, è C, il capo del MI6, in un mondo dove non ci sono inseguimenti in Aston Martin, ma cyber‑warfare, reti globali, protezione delle infrastrutture nazionali. Ed è tutto vero, non un film di spionaggio.

Starmer ha parlato chiaro: ‘Tempi senza precedenti’ per l’intelligence, tra navi spia, cyberattacchi e crisi globali. Ma credere che l’unico fronte sia il mare, meglio guardare le mappe e studiare a tavolino.

In Europa, la guerra in Ucraina è ormai al quarto anno. Il conflitto ha risvegliato le paure continentali e acceso la necessità di coordinamento dell’intelligence, soprattutto per contrastare la propaganda russa e gli attacchi informatici. Così l’MI6 ha inviato esperti in Ucraina per aiutare gli alleati.

In Medio Oriente, lo scontro continua a sanguinare. Israele e Iran sono entrati in guerra aperta, e ieri sera l’IDF ha colpito il quartier generale dell’intelligence dei Guardiani della Rivoluzione a Teheran, uccidendo Mohammad Kazemi, capo dell’IRGC Intelligence, il suo vice, più un nutrito gruppo di addetti ai lavori, azzerando di fatto l’Intelligence iraniana. (The Guardian, 15 giugno 2025).

L’attacco, confermato dal premier israeliano Netanyahu, ha decapitato il cuore operativo dell’intelligence iraniana. Un evento epocale: il cuore operativo dell’Iran colpito da una serie di raid chirurgici anche su obiettivi ritenuti nucleari, che hanno abbattuto almeno 14 scienziati atomici e decine di comandanti tra il 13 e il 15 giugno scorso. I servizi segreti israeliani rivendicano l’uccisione di almeno 14 scienziati nucleari iraniani – tra cui gli eredi del “padre dell’atomica” Mohsen Fakhrizadeh – e decine di alti comandanti.

Teheran ha risposto lanciando un’ondata di missili contro Tel Aviv e Haifa, provocando un centinaio di vittime e centinaia di feriti. La prospettiva di un conflitto nucleare è ora davanti agli occhi del mondo: Israeliani affermano che l’Iran era vicino a produrre bombe atomiche, e neppure i negoziati sul nucleare in Oman sono bastati a fermare la marea.

In un mondo dove vengono uccisi i capi di spionaggio e si risponde con missili, serve una guida che unisca rigore, empatia e visione. Eccola in Metreweli: antropologa, spia abilissima, mente tecnologica. Il ministro degli Esteri inglese David Lammy l’ha definita ‘ideale per affrontare le sfide dell’era digitale e delle minacce globali’ (Reuters, 15 giugno 2025). Starmer ha aggiunto che con lei il Paese potrà affrontare nemici come Russia, Cina e Iran ‘a viso aperto’.

In questo scenario che sembra dialogare con le pagine di un romanzo geopolitico, serve una leadership stilosa quanto solida, versatile come un’intelligenza artificiale ben programmata, ma calda come una storia umana.

Blaise Metreweli incarna questa figura con il suo mix di cultura, esperienza, multilivello. Ha guidato, come dicevamo, l’innovazione tecnologica nell’MI6 (“Q”), ha saputo operare sotto copertura in teatri difficili. Con lei, l’MI6 punta a una alertness agile, pronta a reagire negli spazi segreti della geopolitica e nelle estraneità delle reti digitali. Non è più tempo di spie nella nebbia, ma di intelligence sintetica, globale, anticipatrice.

Il messaggio è forte: l’intelligence non è più un club di monocolore né di silenziosa discrezione fatta di smoking, costose autovetture, lussuosi orologi e martini mescolati, non shakerati. È un ecosistema interdisciplinare dove la conoscenza delle culture, l’arguzia strategica, la sensibilità umana valgono quanto i droni o il codice informatico.

Con Metreweli, l’MI6 non cambia solo di genere. Cambia di narrativa: da cinema d’azione a puzzle complessi, da intercettazioni analogiche a algoritmi intelligenti, da confini nazionali a rete globale.

Mentre nella City circola l’eccitazione di una svolta simbolica senza precedenti, il Medio Oriente continua a tremare sotto bombe reali. Nel frattempo, a Londra, Berlino, Ottawa, Parigi si discute se queste azioni siano efficaci deterrenti o detonatori di una guerra globale.

In questo scenario dove la posta è altissima, la nomina di Metreweli vale doppio: è un segnale di speranza e fiducia. Di speranza perché mostra che la leadership può evolvere liberandosi da stereotipi e che merito, esperienza e saggezza contano anche nell’intelligence. Di fiducia perché indica che la diversità, l’innovazione e la capacità strategica non sono optional, ma strumenti essenziali per la sicurezza nazionale in un mondo che sembra esplodere.

All’ombra delle bombe tra Israele e Iran, mentre i soldati digitali e reali si confrontano sull’orlo del possibile, appare il volto di Blaise Metreweli, la donna che prende il timone di un’agenzia segreta secolare. Ora serve intelligenza vera, cuore e occhio lungo, sinergia tra tecnologia e umanità. Un compito che sembra fatto apposta per una donna!

E chissà, forse Fleming, se vedesse questa storia, la proclamerebbe degna di un suo romanzo. Con la differenza che ora, nella finzione di carta, con la fantasia che vola tra le righe delle pagine dei suoi libri, è la realtà ad aver preso il comando!

L’agente segreto cambia volto: ora l’MI6 parla al femminile