L’esercito russo non ha voluto combattere la Wagner

Su Repubblica Gianluca Di Feo racconta un’indiscrezione che potrebbe spiegare il mancato spargimento di sangue alle porte di Mosca. Le forze aerotrasportate, le uniche in grado di affrontare sul campo i guerrieri della Wagner, non hanno obbedito né al ministro della Difesa Shoigu, né al comandante in capo Gerasimov. In base al piano d’emergenza “Fortezza” scattato venerdì notte, toccava a loro proteggere la capitale. Nulla, sono rimasti in caserma, così come gli uomini di altre unità speciali, incluse le divisioni corazzate. Erano chiaramente contrari di bloccare l’avanzata della Wagner.

Nelle strade, a difesa di Mosca, vi erano soltanto i battaglioni della Rosgvardia, la polizia, le componenti militari dei servizi segreti, forze territoriali e l’aviazione protagonista di alcuni raid.

Prigozhin rispetto a Putin ha potuto contare sulla fedeltà incondizionata dei suoi uomini e sulla convinzione che gli ufficiali dell’Esercito regolare non avrebbero mai sparato contro i suoi mercenari.

Prigozhin è molto ascoltato nel mondo militare russo perchè forse è stato l’unico che è riuscito ad urlare, senza mezzi termini, sull’inadeguatezza dell’esercito di Putin, mandato consapevolmente al massacro.

Condizione che ha ripetuto ai due generali russi a Rostov durante l’incontro diffuso su telegram che preannuniciava l’impresa di prendere Mosca. Ieri anche oligarchi russi e ministri corrotti hanno lasciato repentimante il Paese temendo per la loro vita.

La strada verso Mosca non era protetta tant’è che le truppe della Wagner sono arrivate velocemente a soli 200 Km da Mosca. La colonna, guidata da Dimitry Utkin e composta di 5 mila uomini, ha raggiunto Voronezh, a 200 chilometri da Mosca, l’ha superata spingendosi poi nel settore di Liptesk. I mercenari di Prigozhin hanno utilizzato camion porta-carri che hanno permesso spostamenti rapidi, si sono protetti con missili antiaerei con al seguito scorte sufficienti.

Nel tardo pomeriggio l’annuncio: si ritorna indietro per evitare un bagno di sangue russo. In realtà la trattativa avviata nelle prime ore della mattina dal leader bielorusso Alexander Lukashenko aveva avuto i suoi frutti: decaduti gli atti di accusa su Prigozhin e i suoi fedelissimi, tutta la Brigata ha preso la strada del ritorno per dirigersi in Bielorussia.

La situazione stava precipitando di ora in ora dal momento che i ceceni della brigata Akhmat, guidati da Kadyrov stavano raggiungendo Rostov (sede del comando/controllo che dirige la campagna bellica, snodo logistico fondamentale per alimentare le truppe in Ucraina) per combattere quelli della Wagner. Ci sarebbe stata una carneficina depauperando così il potenziale dell’offensiva russa in Ucraina.

Vari comunicati del Cremlino parlano di esilio di Progozhin in Bielosussia ovvero di un suo definitivo trasferimento in Africa. Sull’opportunità di rimuovere i due più alti comandanti della gerarchia militare russa, il ministro Shoigu e del generale Gerasimov non vi è certezza assoluta visto che il portavoce Peskov ha detto che rimarranno saldamente al loro posto.

Non secondario l’aspetto che dal 1° luglio le truppe di Prigozhin sarebbero dovute passare sotto il comando del ministero della Difesa, ovvero dall’odiato ed irriso ministro Shoigu. Voci di corridoio parlano della prossima nomina quale capo delle forze armate del Cremlino del generale Sergey Surovikin, volto conosciuto e molto gradito a quelli della Wagner.

I servizi d’intelligence Usa sapevano già da mercoledì scorso dell’iniziativa di Prigozhin ma sono rimasti “increduli” dell’improvvisa ritirata.

La Wagner

Il gruppo di mercenari Wagner nacque nel 2013 sotto il comando di Prigozhin e dell’ex ufficiale del Gru (il servizio dl intelligence russo) Dimitri Utki. Secondo le cifre diffuse dal Pentagono, le forze della Wagner all’Inizio del 2023 sfioravano 150 mila uomini, la maggior parte dei quail ex galeotti che hanno ottenuto la libertà in cambio dell’impegno al fronte.

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