Libia, Haftar verso Tripoli con l’appoggio americano

Le forze del Governo di accordo nazionale (Gna) libico combattono per respingere l’offensiva delle truppe leali al generale Khalifa Haftar, che si sono avvicinate alle porte di Tripoli dopo raid aerei notturni. Almeno 227 persone sono morte da quando le forze dell’Esercito nazionale libico (Lna) hanno lanciato l’offensiva, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), mentre 1.128 sono state ferite. Gli scontri si sono intensificati sabato, quando le forze del Gna hanno annunciato il contrattacco. Dopo che molte esplosioni di razzi e colpi d’artiglieria sono stati uditi sabato in vari distretti di Tripoli, nella notte altre detonazioni si sono sentite nel centro città e alcuni testimoni hanno parlato di attacchi aerei.  Il traffico aereo nella notte è stato bloccato “per motivi di sicurezza” sino a domenica, ha annunciato l’operatore dello scalo di Mitiga, e almeno due voli sono stati ridestinati a Misurata. I voli per Mitiga sono poi ripresi nella mattina di domenica. La controffensiva delle forze del Gna ha fatto sì che queste riprendessero il controllo di Ain Zara, a sud di Tripoli, spostando la linea del fronte qualche chilometro più a sud. Onu: oltre 32mila sfollati È salito a 32.100 il numero degli sfollati dall’inizio degli scontri armati nell’area di Tripoli che hanno già causato 227 morti e 1.128 feriti: ad aggiornare il bilancio è stato l’Ufficio Onu per gli Affari umanitari (Ocha). Gli sfollati si concentrano per lo più zone tra le zone di Abuselim, AlHadba, Khallet Ferjan a sud della capitale, e di Ain Zara, Souq al-Juma’a e Tajoura, a est.

Lorenzo Cremonesi, inviato del Corriere della sera a Tripoli, racconta l’inversione degli Usa verso il generale Haftar

La Casa Bianca annuncia che il presidente Donald Trump all’inizio della settimana ha parlato per telefono con Haftar «riconoscendogli il merito di avere un ruolo significativo nella lotta al terrorismo e mettere al sicuro le risorse petrolifere libiche». Nel comunicato si specifica che i due hanno anche «discusso un quadro comune per costruire la transizione libica verso un sistema politico stabile e democratico». In questo modo gli Stati Uniti si allineano assieme ad Egitto, Arabia Saudita, Emirati, Francia e Russia che, pur se con modalità diverse, sostengono Haftar. Una mossa che invece isola l’Italia, rimasta fedele alla politica delle Nazioni Unite nel sostenere la legittimità del governo Sarraj assieme alla condanna della scelta repentina di abbandonare il tavolo dei negoziati e passare al linguaggio della forza.

Le mosse americane necessitano di ulteriori letture. Nella prima fase della crisi, il Dipartimento di Stato si era infatti allineato all’Onu nel condannare l’attacco di Haftar. E ancora negli ultimi giorni l’inviato speciale dell’Onu in Libia, Ghassan Salamé, ha ribadito la necessità di tornare al tavolo delle trattative usando parole molto dure contro l’uomo forte della Cirenaica. A Tripoli non si esclude neppure che le scelte di Trump non possano subire ulteriori modifiche, come per esempio è avvenuto di recente sullo scenario siriano, dove l’annuncio di abbandonare i curdi al loro destino si è poi tramutato nel permanere del sostegno armato americano alla loro enclave nel nord-est del Paese.

Libia, Haftar verso Tripoli con l’appoggio americano

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