L’illusione della pace del popolo ucraino

di Antonio Adriano Giancane

Nonostante i gesti di apertura da parte di Washington e Mosca, la pace in Ucraina non appare poi così scontata. La recente videoconferenza tra i presidenti Donald Trump e Vladimir Putin, che entrambi hanno descritto come un passo significativo verso la pace, non ha prodotto risultati concreti. I comunicati ufficiali dei due governi, infatti, sono contrastanti e non sembrano confermare le aspettative di una svolta. L’unico risultato tangibile del vertice è il rifiuto di Putin di accettare un cessate il fuoco incondizionato, come richiesto da Trump e accettato da Kiev.

Dopo la telefonata di martedì, il Cremlino ha confermato un’unica apertura: la sospensione per un mese degli attacchi alle infrastrutture energetiche ucraine. Tuttavia, Mosca ha respinto l’ipotesi di una tregua immediata e ha avanzato condizioni stringenti, tra cui la riduzione delle forniture di armi occidentali a Kiev.

Trump, pur intenzionato a favorire un accordo, si trova di fronte a un bivio: aumentare la pressione su Putin o cercare un compromesso che potrebbe irritare l’Ucraina.

Le concessioni russe si sono limitate allo scambio di prigionieri e alla temporanea interruzione dei bombardamenti, che però sono ripresi nei giorni successivi. Nel frattempo, Mosca ha alzato la posta, chiedendo a Kiev di ridurre la mobilitazione militare e di fermare il riarmo, un diktat che rischia di mettere ulteriormente in difficoltà la resistenza ucraina.

Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, si trova tra due fuochi: da un lato, deve affrontare la crescente pressione di Putin, che continua a negoziare sulla base dei suoi obiettivi massimalisti, come la neutralizzazione dell’Ucraina e il suo disarmo; dall’altro, deve fare i conti con un Trump disposto a cedere molte delle sue leve di pressione pur di arrivare a un accordo. L’unica certezza è che Kiev, purtroppo, è in una posizione di debolezza, costretta ad accettare compromessi che vanno ben oltre le sue iniziali aspettative.

Le azioni diplomatiche di Trump stanno prendendo una piega ambigua, con una doppia strategia che da un lato minaccia Zelensky e gli alleati europei, ma dall’altro si mostra più cedevole verso Putin. In questo scenario, sembra che la Casa Bianca stia spingendo per una trattativa che si concentri su territori, risorse energetiche e minerarie, come se il destino dell’Ucraina fosse ormai deciso dietro le quinte, senza alcun riguardo per la sua sovranità.

Gli analisti osservano che Putin sembra aver preso l’iniziativa nel negoziato, approfittando della debolezza di una diplomazia che non ha saputo agire con decisione. “Se l’obiettivo di Putin è quello di trascinare le cose, allora sembra che le stia trascinando in modo efficace“, ha dichiarato William Taylor, ex ambasciatore americano in Ucraina. Il Cremlino, infatti, non ha mostrato alcuna intenzione di fermare i suoi attacchi, continuando a colpire l’Ucraina anche mentre i negoziati procedono. L’intenzione di Putin di dominare l’Ucraina e riaffermare la sua posizione in Europa sembra essere più forte che mai.

Zelensky, dal canto suo, ha criticato aspramente le richieste russe, sottolineando che la guerra si sta intensificando, nonostante le promesse di tregua. “Questo è l’ultimatum dall’inizio della guerra”, ha dichiarato, facendo intendere che le pretese di Putin mirano a indebolire ulteriormente il paese.

Nonostante le promesse di Trump di risolvere la crisi in Ucraina e Gaza in tempi rapidi, sono passati ormai due mesi senza che siano stati fatti progressi concreti. Se non ci sarà una svolta nelle prossime settimane, la pace giusta e duratura, desiderata dal popolo ucraino, rimarrà un sogno lontano.

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