L’illusione della pace nel negoziato tra Stati Uniti, Russia e Ucraina

Dietro il velo del dialogo: dinamiche strategiche e illusioni di pace tra Washington, Mosca e Kyiv

di Pasquale Preziosa

La recente tornata negoziale tenutasi a Riyadh tra delegazioni statunitensi, russe e ucraine ha sollevato interrogativi rilevanti circa la reale possibilità di avvicinarsi a una soluzione del conflitto in Ucraina. Sebbene, in apparenza, l’annuncio di un cessate il fuoco nel Mar Nero e la sospensione degli attacchi alle infrastrutture energetiche del 25 marzo, possa apparire come un progresso concreto, un’analisi più approfondita rivela la natura instabile dell’accordo.

Le richieste avanzate dalla Federazione Russa prima dell’entrata in vigore della tregua appaiono particolarmente significative. Tra queste figura la revoca di sanzioni economiche imposte dal blocco occidentale in risposta all’invasione dell’Ucraina, con particolare enfasi sulla riammissione del sistema bancario russo nel circuito dei pagamenti internazionali. Tali concessioni, tuttavia, presuppongono un consenso europeo che, allo stato attuale, appare improbabile.

Nel breve arco di due settimane, l’iniziale disponibilità ucraina ad accettare un cessate il fuoco incondizionato della durata di trenta giorni è stata progressivamente riformulata in una proposta parziale e condizionata, segnando una distanza sostanziale dalla prospettiva di un’intesa organica e definitiva. 

Il negoziato in corso si configura piuttosto come un processo a forte componente strategica, nel quale la dissimulazione e l’ambiguità giocano un ruolo centrale. Non si tratta, dunque, di una trattativa basata sulla trasparenza e sulla volontà autentica di composizione del conflitto, bensì di un confronto asimmetrico in cui le parti si studiano e si misurano più sul piano psicologico che su quello strettamente diplomatico.

L’Ucraina, consapevole dell’asimmetria strategica e della crescente disattenzione statunitense verso il conflitto, ha accettato il cessate il fuoco come strumento per riattivare un canale politico con Washington, pur sapendo che Mosca avrebbe rapidamente alzato il livello delle sue pretese. La Russia, dal canto suo, ha interpretato la postura negoziale americana come una finestra di opportunità per ottenere concessioni sostanziali.

Paradossalmente, gli Stati Uniti sembrano essere l’unico attore a non giocare sul piano del bluff. L’attuale amministrazione ha intensificato l’offerta di concessioni nella speranza di ottenere un successo diplomatico spendibile sul piano interno. Tuttavia, tale approccio rischia di rafforzare l’intransigenza russa, come dimostra la richiesta di revoca delle sanzioni finanziarie come precondizione per la cessazione delle ostilità.

Alla luce di questi elementi, la possibilità di un’intesa stabile appare remota. La Casa Bianca sta esplorando la possibilità di legare il dossier ucraino a una trattativa più ampia con Mosca, relativa a tematiche strategiche – come l’energia, la sicurezza euro-artica e la cooperazione bilaterale – che superano il perimetro del conflitto stesso. In questo quadro, l’Ucraina rischia di divenire un capitolo secondario di una partita più ampia.

Gli USA lodano la possibilità di una cooperazione strategica con Mosca. Tra i temi menzionati, l’Artico e la possibilità di accordi congiunti per la vendita di gas naturale liquefatto all’Europa – rappresentata, in questo scenario, non come partner ma come semplice cliente.

La trattativa in corso riflette più una ridefinizione degli equilibri geopolitici globali che un reale percorso di pacificazione. La centralità degli interessi strategici americani, il posizionamento assertivo della Russia e la marginalizzazione progressiva dell’Ucraina nel quadro delle priorità occidentali configurano uno scenario in cui il conflitto rischia di protrarsi, o di trasformarsi, ben oltre i suoi confini originari.

L’illusione della pace nel negoziato tra Stati Uniti, Russia e Ucraina