L’intelligenza artificiale low cost cinese scuote i mercati e sfida il dominio tecnologico degli Stati Uniti

La startup cinese DeepSeek, fondata a maggio 2023 a Hangzhou da Lian Wenfeng, ha lanciato un chatbot chiamato DeepSeek V3, diventando l’applicazione gratuita più scaricata sull’App Store di Apple e superando ChatGPT negli Stati Uniti. Questo successo ha innescato un terremoto nei mercati finanziari globali, mettendo in discussione la supremazia tecnologica americana e causando pesanti perdite per i big della Silicon Valley.

DeepSeek, con risorse limitate e chip meno potenti rispetto ai concorrenti statunitensi, ha sviluppato un modello open source con 671 miliardi di parametri, offerto gratuitamente e in grado di competere con i migliori modelli di intelligenza artificiale come Llama 3.1 di Meta, GPT-4 di OpenAI e Claude Sonnet 3.5 di Anthropic. L’ultima versione del modello cinese è stata sviluppata in soli due mesi con un investimento di circa 6 milioni di dollari, una frazione dei 100 milioni spesi da OpenAI per addestrare GPT-4.

Il lancio di DeepSeek V3 ha avuto un impatto immediato sui mercati azionari. Il Nasdaq ha chiuso in ribasso del 3,07%, con i produttori di chip avanzati, come Nvidia e Broadcom, tra i più colpiti. Nvidia ha perso oltre il 16,9% del suo valore, cancellando più di 600 miliardi di capitalizzazione, mentre Broadcom ha registrato un calo del 14,82%. Anche i titoli di Alphabet/Google, Microsoft e altre aziende tecnologiche hanno subito perdite significative.

Il successo di DeepSeek rappresenta una sfida per i giganti della Silicon Valley, offrendo un’alternativa a basso costo che potrebbe ridisegnare il panorama dell’intelligenza artificiale globale. Tuttavia, il modello cinese non è esente da critiche, in particolare per la censura applicata ai contenuti sensibili, come dimostrato dalla mancata risposta del chatbot a domande su Piazza Tienanmen.

Nonostante i recenti cyber attacchi che hanno limitato la registrazione di nuovi utenti, DeepSeek continua a guadagnare popolarità, dimostrando che l’innovazione tecnologica non è più un dominio esclusivo degli Stati Uniti.

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