Mentre missili e bombe oscurano i cieli del fronte nord, la situazione rimane tesa e imprevedibile. Israele ha già colpito oltre duemila postazioni di Hezbollah, mentre le sirene d’allarme continuano a risuonare fino a Tel Aviv. Con entrambi gli schieramenti in posizione d’attacco e la diplomazia internazionale che fatica a trovare una soluzione, il Medio Oriente sembra essere entrato in una nuova fase di conflitto che potrebbe avere ripercussioni devastanti per tutta la regione
di Emanuela Ricci
L’Iran ha confermato il suo pieno sostegno al Libano e a Hezbollah nel caso in cui la guerra con Israele dovesse intensificarsi. Il ministro degli Esteri iraniano, Seyed Abbas Araghchi, ha dichiarato che il Medio Oriente è sull’orlo di una catastrofe e che Israele ha “oltrepassato tutte le linee rosse”, esigendo un cessate il fuoco immediato. L’ambasciatore israeliano all’ONU, Danny Danon, ha ribattuto che la violenza potrebbe terminare solo se Hezbollah cessasse la sua aggressione, aggiungendo che Israele è pronto a difendere i suoi confini.
L’escalation in Libano è drammatica. Gli scontri tra Israele e Hezbollah sono aumentati, con pesanti bombardamenti e missili lanciati verso Tel Aviv. Israele ha mobilitato le truppe riserviste e avviato operazioni per un possibile intervento di terra, mentre i militanti di Hezbollah rispondono con colpi sparati su obiettivi israeliani strategici. A livello internazionale, l’ONU e gli Stati Uniti stanno spingendo per un cessate il fuoco, temendo che il conflitto si trasformi in una guerra su vasta scala nel Medio Oriente.
Il premier israeliano Benjamin Netanyahu si è recato a New York per un discorso all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, mentre la diplomazia internazionale cerca di contenere una crisi sempre più allarmante. Gli Stati Uniti, pur sostenendo Israele, stanno cercando di evitare un’invasione di terra su larga scala in Libano, per scongiurare ulteriori disastri umanitari e politici.
In questo contesto, la situazione rimane tesa, con il rischio di un’escalation di lungo termine che potrebbe coinvolgere più attori regionali.
Il conflitto nel sud del Libano ha cominciato a ricalcare gli sviluppi di quello a Gaza, con bombardamenti a tappeto seguiti da mobilitazioni terrestri. Hezbollah, da parte sua, sta rispondendo colpo su colpo, lanciando razzi contro la Galilea e, per la prima volta, un missile balistico su Tel Aviv. La tensione ha raggiunto livelli altissimi quando un missile terra-superficie, mirato al quartier generale del Mossad, è stato intercettato dalle difese israeliane. La ritorsione di Hezbollah arriva dopo l’accusa al Mossad di aver decapitato la leadership militare del movimento libanese.
A fronte di questi sviluppi, la comunità internazionale si trova impegnata in febbrili tentativi diplomatici per evitare che la situazione precipiti ulteriormente. Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha avvertito che “il Libano è sull’orlo del baratro” e ha descritto lunedì scorso come il giorno più sanguinoso per il paese in una generazione. Tuttavia, la speranza di evitare una guerra su vasta scala appare sempre più debole. Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha ammesso che un conflitto di ampie proporzioni in Medio Oriente è possibile, anche se per il momento l’Amministrazione americana cerca di frenare l’ipotesi di un’invasione israeliana in Libano, che non appare “imminente” secondo fonti di Washington.
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