Dopo i dazi di Donald Trump a Messico, Canada e Cina, l’Unione Europea non resta a guardare. Dalle parole della presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen l’avvertimento lanciato al recente vertice di Davos: “se il presidente americano non farà marcia indietro, Bruxelles risponderà con fermezza alle misure ritenute “ingiuste e arbitrarie”. Il rischio è che possano essere compromesse le storiche relazioni commerciali tra i due continenti, con inevitabili scossoni per l’economia a livello globale.
L’arsenale dell’UE comprende controdazi sui prodotti made in USA, nuove alleanze commerciali con altre potenze globali e la riduzione delle dipendenze strategiche da Washington. La linea del dialogo è ancora aperta, ma se non dovesse funzionare, l’Europa è pronta a giocare d’anticipo. La guerra commerciale, tuttavia, non conviene a nessuno ed è un messaggio che arriva da più parti. Il vicepremier Antonio Tajani ha ribadito il ruolo centrale dell’Italia nel promuovere il dialogo con gli Stati Uniti, una carta che Giorgia Meloni è pronta a sfruttare direttamente durante il vertice informale dei leader europei a Bruxelles.
Il summit si concentrerà sulla questione della difesa, ma il dossier commerciale sarà inevitabilmente al centro delle discussioni. La Commissione Europea, pur non avendo conferme su nuovi dazi destinati a colpire i prodotti UE, sta monitorando attentamente la situazione, e anche la Banca Centrale Europea sta valutando gli impatti economici. Secondo il governatore della Banca centrale olandese, Klaus Knot, una risposta politica sarà inevitabile. L’Europa, con i suoi 400 milioni di consumatori, è una potenza commerciale e non intende farsi mettere alle strette. La politica protezionistica di Trump rischia di innescare un meccanismo che finirà per penalizzare i consumatori con un aumento dell’inflazione e dei tassi di interesse negli Stati Uniti, con ripercussioni anche sull’economia europea e sulla stabilità dell’euro.
L’UE vanta un surplus commerciale con gli Stati Uniti pari a 157 miliardi di euro, un dato che Trump ha sempre ritenuto problematico. Per mesi, la direzione generale del Commercio europeo ha stilato liste di importazioni americane che potrebbero essere colpite con controdazi mirati fino al 50%. Se le aperture europee per l’acquisto di gas naturale liquefatto e armamenti statunitensi non dovessero bastare a placare le tensioni, l’UE potrebbe colpire il settore agroalimentare, i già penalizzati alcolici come whiskey e bourbon, e prodotti iconici come Harley Davidson, SUV e pick-up. Inoltre, potrebbe rendere più complesso per le grandi aziende tech e dell’innovazione come Microsoft e Tesla accedere ai mercati pubblici e finanziari europei.
La Francia sembra la più agguerrita. Il ministro dell’Industria francese, Marc Ferracci, ha proposto una strategia più aggressiva che includerebbe un ‘Buy European Act’, un provvedimento per favorire gli acquisti interni e ridurre la dipendenza dai prodotti americani. Il dossier sarà affrontato nel corso del vertice informale UE, nel quale Meloni potrebbe giocarsi la carta della sua relazione privilegiata con Trump per proporsi come mediatrice a tutela degli interessi europei.
Bruxelles, tuttavia, teme che il presidente americano possa adottare un approccio differenziato tra i Paesi membri, favorendo alleati come Viktor Orban e Robert Fico e indebolendo la coesione europea. Per questo motivo, i vertici dell’Unione hanno ribadito la necessità di restare uniti, affinché la risposta a Washington sia efficace e compatta.
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