L’ultima battaglia di Trump

(di Andrea Pinto) I Democratici stanno spingendo affinché Trump ammetta la sconfitta e avvii la transizione tra le due amministrazioni e permettere così al presidente eletto Biden  di poter  iniziare a ricevere informazioni riservate dell’intelligence e alle agenzie governative di collaborare con i funzionari in arrivo.  

Nulla però lascia intravedere un ammorbidimento della linea adottata da Trump ispirata, per ora, al maggiore ostracismo possibile.

Il capo della Difesa Usa ad interim Christopher Miller, di recente tramite una lettera, ha fatto appello ai suoi dipendenti affinché seguissero alla lettera gli ordini. “Fai il tuo lavoro“, ha scritto, citando Bill Belichick, il leader dei New England Patriots, fervente sostenitore di Trump. 

Miller è stato investito del prestigioso incarico a capo del Pentagono secondo una precisa strategia del presidente Trump. Prima di ammettere la sconfitta ha pensato bene di sostituire tutti i capi delle strutture critiche del Paese ritenuti non fedeli al suo volere. L’idea di Trump è quella di non consentire un passaggio di consegne agevole con il neo eletto Presidente John Biden approvando all’ultimo minuto anche importanti decisioni di politica estera. 

All’interno del Pentagono, un ex funzionario di alto rango ha detto al Financial Times che “In questo momento c’è molta preoccupazione per la sicurezza nazionale, per via delle decisioni di Trump”.

Il Pentagono e le agenzie di intelligence statunitensi hanno subito quattro anni di sconvolgimenti radicali iniziati già il ​​primo giorno in carica di Trump, quando ha visitato la sede della CIA. La visita del 2017 è stata una specie di tregua offerta da Trump  all’agenzia di controspionaggio che lo aveva precedentemente accusato di comportarsi come nella “Germania nazista”. 

Addetti ai lavori e funzionari che si occupano di sicurezza nazionale sostengono che i licenziamenti post-elettorali di Trump e le modifiche repentine a decisioni di politica estera hanno spinto gli alti dirigenti dell’apparato amministrativo  a contrastarle cercando di ritardarne gli effetti. Fino ad ora ci sono riusciti, ma con i cambi di casacca continui la situazione potrebbe precipitare.

Le persone vengono licenziate e se non sei licenziato, messo in un angolo“, ha detto Paul Gebhard, un ex assistente speciale del segretario alla difesa che ha lavorato alla transizione dell’amministrazione di George W. Bush nel 2000. I “silurati” sono personalità di alto livello che sono seguiti ai licenziamenti del capo di Stato Maggiore della Difesa (presidente del Joint Staff),  generale Mark Milley, della  direttrice della CIA Gina Haspel e del direttore dell’FBI Christopher Wray

Martedì scorso, il presidente ha licenziato anche il massimo funzionario della sicurezza elettorale dopo che aveva  annunciato che le elezioni presidenziali erano corrette. 

Le decisioni di Trump in politica estera

In politica estera Trump  sta firmando atti per il ritiro delle   truppe in Iraq e in Afghanistan, imponendo sanzioni contro gli Houthi nello Yemen, che potrebbero esacerbare una crisi umanitaria e mettere in pericolo il processo di pace. 

La scorsa settimana ha anche pensato di  bombardare gli impianti nucleari in Iran mentre alcuni giornali temevano che potesse schierare truppe nelle strade in caso di proteste post-elettorali. 

Gli Stati Uniti ora sono usciti ufficialmente dal Trattato Cieli Aperti (Open Skies), sei mesi dopo l’annuncio del presidente Donald Trump di volersi ritirare dall’accordo, accusando la Russia di ripetute violazioni del trattato. Open Skies, entrato in vigore nel 2002, mira a promuovere la fiducia tra i 34 Paesi che vi aderiscono, consentendo lo scambio di informazioni sui voli militari e di intelligence.

All’inizio del mese, il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov aveva chiesto assicurazioni scritte dai membri della Nato sul fatto che tutti i dati raccolti da ora in poi non siano condivisi con l’America, aggiungendo che le basi statunitensi in Europa non saranno esentate dalle missioni di sorveglianza russe. Mentre funzionari statunitensi affermano che Mosca ha violato l’accordo Cieli Aperti bloccando i voli di sorveglianza intorno ad alcune aree, tra cui l’enclave russa di Kaliningrad e il confine con la Georgia, oltre a vietare i voli di osservazione sulle proprie esercitazioni militari.

La reazione di John Biden per ora solo sul virus

«Prima avremo un piano per la transizione, prima potremo andare avanti sulla strada del vaccino. Se Trump e i repubblicani continuano a ostacolare la transizione moriranno più persone», ha detto Biden, sottolineando la necessità di accedere al piano di distribuzione del vaccino dell’amministrazione Trump. Biden ha quindi precisato: «Un conto è avere il vaccino un conto è la vaccinazione. Se dovremo aspettare fino al 20 gennaio per iniziare la pianificazione, avremo perso un mese e mezzo. È importante che ci sia coordinamento ora, ora o il più rapidamente possibile».

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