Ma quale “fase 2”

(di John Blackeye) Fino a qualche mese fa mettevamo in prima pagina le morti del sabato sera. Vite distrutte di tanti giovani ragazzi a causa della movida, dell’alcol, della droga. Vite che spesso si fermavano su un’autostrada a tutta velocità.

I nostri cuori li abbiamo rivolti spesso la domenica mattina su quelle notizie che non avremmo mai voluto ascoltare. Tante vite, alle volte anche decine in un solo fine settimana, rattristavano tutta la nazione spingendo i responsabili di Governo a cercare soluzioni di controllo e prevenzione con il quale ridurre o azzerare il problema.

In questo periodo di tragedia nazionale, anzi globale, per contare i morti non si aspetta più il fine settimana ma li contiamo ogni giorno e sono molte centinaia. Il bollettino di oggi ne riporta altri seicento che, purtroppo, gli esperti di settore e i giornalisti, riescono ad incastonare in un trend in discesa della pandemia, trattando persone, storie e famiglie come numeri positivi del contagio che pare non stia crescendo più come prima.

Nella totale indifferenza e cinismo di un sistema mediatico lo sguardo di milioni di italiani viene spostato su quel trend stabilizzato della pandemia, lasciando intendere che siamo quasi fuori dal tunnel anche se ogni giorno i nostri ospedali continuano a contare seicento morti.

Eppure, tra i pareri dei virologi, che tuttavia mantengono grande prudenza, e la sfacciata intraprendenza di molti politici, si sta cercando di far passare il messaggio che sia giunto il momento di azzerare il contatore e cominciare una nuova vita con l’inizio della fase due.

La follia di un sistema economico finanziario che vuole gestire la vita di una nazione arrogandosi il ruolo di motore del paese, vorrebbe ignorare centinaia di morti al giorno per ripartire con una maledetta fase 2 che la scienza e la situazione di gravità contingente non dovrebbero proprio chiamare in causa.

Il motore della nazione non sono le aziende e l’economia. Il motore della nazione sono gli uomini. E se stiamo fronteggiando qualcosa di mai visto prima, se l’umanità intera è stata messa in ginocchio da un virus che non guarda in faccia a nessuno e se l’Italia stessa è stata tra le nazioni più colpite dal male invisibile, allora dobbiamo fermarci un attimo e dobbiamo capire che di fronte ad un cataclisma di questa portata, gli uomini e donne in giacca e cravatta, seduti dietro ad un computer per realizzare utili e profitti, non possono tirare per la giacchetta i rappresentanti di governo, ignorare la morte di seicento persone al giorno e buttare il Paese in una fase due che avrebbe conseguenze catastrofiche.

La situazione è gravissima. Anche oggi si contano quasi quattromila contagi e a nulla valgono gli sforzi del Capo della Protezione Civile che nel riportare la situazione durante la consueta conferenza serale, inizia a snocciolare quei dati drammatici partendo dai risicati elementi di informazione positivi che giungono dagli ospedali dove si registrano meno ricoveri. Lasciare per ultimo il numero immenso di deceduti non serve. La situazione è sotto gli occhi di tutti.

La realtà è che la pandemia è in atto e noi siamo nel bel bezzo del problema. Né prima né dopo, siamo proprio nel mezzo. La stabilizzazione della linea orizzontale in un grafico che ha toccato forse il picco dei contagi non può significare che il problema si sta riassorbendo. La stabilizzazione della linea sta a significare che con enormi sforzi posti in essere da sessanta milioni di italiani, siamo riusciti soltanto ad indebolire l’azione devastante del virus. Indebolire e non fermare.

Una qualsiasi apertura, un qualsiasi allargamento delle maglie dei controlli, dei contatti, delle relazioni, come pure la riapertura della fabbriche e della produzione, comporterebbe soltanto l’innalzamento del picco ad un livello di letalità, sicuramente più elevato di quello appena superato, con un diffondersi di nuovi focolai, di contagi e di morti.

Non abbiamo nulla sotto controllo. Non sappiamo chi siano i positivi. Non sappiamo chi siano i guariti e non sappiamo chi siano i portatori sani. Tra questi vi sono coloro i quali non sono stati mai contagiati e che, rimettendo in circolo tutta la popolazione, rischierebbero di ammalarsi e riportare la nazione in ginocchio nel giro di qualche settimana.

Vengano allo scoperto, ci mettano le proprie facce, invece che tirare per la giacchetta i Politici al Governo. Si facciano vedere in faccia quelli che vogliono il ritorno alla normalità nonostante i seicento morti al giorno che non meritano più nemmeno gli onori della cronaca. Gli italiani devono sapere chi ha più interesse per le percentuali di guadagno che delle vite umane.

La fase due potrà iniziare quando l’Italia sarà stata messa in sicurezza, con buona pace di coloro che per frenare la caduta del PIL o per realizzare un segno positivo in borsa riescono ad ignorare decine di migliaia di uomini e donne che nel giro di un paio di mesi hanno lasciato vuoti incolmabili nelle famiglie italiane.

Ma quale “fase 2”

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