L’icona della protesta bielorussa è caduta a Bakhmut, la mattina dopo il suo ventiquattresimo compleanno. Su X il ricordo e le condoglianze di Sviatlana Tsikhanouskaya, leader dell’opposizione Bielorussa “Una perdita inimmaginabile – la piange la leader Sviatlana. Era l’icona della nostra rivoluzione. Ha dato la vita per la libertà”
di Aniello Fasano
La 24enne era diventata famosa durante le rivolte di piazza in Bielorussia nel 2020 contro il presidente bielorusso Alexander Lukashenko, storico alleato di Vladimir Putin. A tutti fece orrore la sua foto con il viso insanguinato pubblicata sul giornale Nasha Niva e sulla stampa di tutto il mondo, durante le manifestazioni del 9 agosto 2020 a Minsk. La foto la ritrae con i rivoli di sangue sul volto, colpita da una granata stordente, seduta su un marciapiede di Minsk. Quella foto diventò poi il manifesto della protesta in Bielorussia.
Da allora Maria Zaitseva iniziò ad avere problemi di udito e capacità motorie compromesse e fu costretta a scappare in Europa. Con lo scoppio della guerra in Ucraina, spinta dal desiderio di libertà, invece di continuare a fuggire, decise di arruolarsi come volontaria nei ranghi del secondo battaglione della Legione Internazionale al fianco dei militari ucraini. È dunque morta, combattendo al fronte contro il nemico russo a Bakhmut, nella regione di Donetsk. “É morta da eroina” hanno fatto sapere le autorità di Kiev al settimanale bielorusso Nasha Niva. Aveva solo ventiquattro anni ma aveva le idee molto chiare.
Per Maria, combattere Lukashenko e combattere Putin era la stessa cosa: di qui, la scelta di non lavorare soltanto per l’opposizione bielorussa all’estero, ma di andare in prima linea in una guerra che sentiva sua. A dare conto del decesso, avvenuto il giorno dopo il compleanno, è lo stesso giornale Nasha Niva citando fonti vicini alla vittima. Su X il ricordo e le condoglianze di Sviatlana Tsikhanouskaya, leader dell’opposizione Bielorussa «Una perdita inimmaginabile – la piange la leader Sviatlana -. Era l’icona della nostra rivoluzione. Ha dato la vita per la libertà».
A pochi giorni dalle votazioni in Bielorussia la buona notizia per il dittatore Aleksander Lukashenko è che Maria Zaitseva non ci sarà. Già nel 2020 il miglior amico di Vladimir Putin riuscì a reprimere la rivolta, in pochi giorni arrestò 65mila persone, chiuse 1.700 Ong, bandì tutti i partiti politici tranne il suo. Da quelle giornate rivoluzionarie ci sono in carcere ancora 1.300 prigionieri politici, rinchiusi e torturati, pressoché dimenticati da tutti. A novembre, ha messo in galera altri cento contestatori, con le accuse di estremismo e di terrorismo.
«Le elezioni del 26 gennaio in Bielorussia – commenta il segretario di Stato americano uscente, Antony Blinken – non possono essere credibili in un contesto in cui la censura è onnipresente e non esistono più organi d’informazione indipendenti, dove solo i candidati approvati dal regime possono comparire sulla scheda elettorale e dove i membri dell’opposizione sono imprigionati o in esilio».
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