Medio Oriente sull’orlo del conflitto

Cresce la tensione tra Iran e Israele, Tajani invoca il dialogo

di Antonio Adriano Giancane

Le ombre di un conflitto su larga scala si allungano ancora una volta sul Medio Oriente. Dopo giorni di attacchi incrociati tra Iran e Israele, la situazione si fa sempre più esplosiva. A dirlo chiaramente è stato il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani, intervenuto in un’edizione straordinaria del Tg1: «La situazione continua a essere preoccupante perché non ci sono segnali di distensione tra Iran e Israele. Noi stiamo lavorando per favorire una de-escalation, la ripresa del dialogo tra Iran e Stati Uniti, ma in questo momento l’Iran non vuole riprendere i colloqui sul nucleare».

Sul fronte iraniano, le dichiarazioni ufficiali si sono fatte sempre più dure. Esmail Baghaei, portavoce del ministero degli Esteri iraniano, ha accusato Tel Aviv di aver colpito obiettivi civili e impianti nucleari: «Gli attacchi del regime sionista hanno preso di mira aree residenziali e strutture nucleari, violando tutte le norme internazionali». Secondo l’Iran, il bombardamento rappresenta una diretta violazione del Trattato di Non Proliferazione Nucleare (TNP), tanto che il Parlamento iraniano sta ora valutando l’ipotesi di ritirarsi dal trattato stesso. Sarebbe una mossa senza precedenti, che aggraverebbe il quadro già drammatico della sicurezza globale.

Le conseguenze degli attacchi sono già pesantemente tangibili: 24 morti e quasi 600 feriti in Israele, di cui almeno 30 colpiti da missili balistici lanciati da Teheran. Nella notte, la scoperta di altri tre corpi sotto le macerie a Haifa ha portato il bilancio a otto morti solo per gli attacchi della scorsa notte.

Nel frattempo, le Forze armate iraniane non lasciano spazio a dubbi: «La risposta dell’Iran agli attacchi israeliani sarà schiacciante e devastante», ha affermato il generale Reza Sayyad, rivolgendosi direttamente ai civili israeliani e intimando loro di abbandonare i territori occupati.

L’appello alla calma arriva anche da Pechino. La Cina ha invitato entrambe le parti a “prendere immediatamente tutte le misure utili per raffreddare le tensioni”. Il portavoce del ministero degli Esteri cinese Guo Jiakun ha sottolineato la necessità urgente di evitare un’escalation più ampia che destabilizzerebbe ulteriormente l’intera regione.

Il tentativo di mediazione italiano si colloca quindi all’interno di un contesto diplomatico estremamente fragile. Tajani punta sul dialogo tra Washington e Teheran, ma l’assenza di segnali positivi da parte della Repubblica Islamica e l’eventuale abbandono del TNP indicano che lo spazio per il negoziato si sta rapidamente riducendo.

Sul piano geopolitico, l’escalation attuale rappresenta una minaccia concreta non solo per il Medio Oriente ma per l’intero equilibrio internazionale. Un eventuale conflitto diretto tra Iran e Israele coinvolgerebbe inevitabilmente attori regionali e globali, da Hezbollah alle monarchie del Golfo, fino ad arrivare ai rapporti tra Stati Uniti, Russia e Cina.

La ferita ancora aperta del dossier nucleare iraniano, unita alla guerra di parole e di missili in corso, pone l’Occidente di fronte a una sfida epocale: scegliere tra l’inazione diplomatica e il rischio di un nuovo, devastante fronte bellico in un’area già martoriata da decenni di instabilità.

Il Medio Oriente si trova in un momento cruciale in cui ogni errore di calcolo può trasformarsi in un conflitto aperto. Israele, da sempre impegnato a impedire che Teheran acquisisca capacità nucleari militari, ha alzato il tiro, spingendo l’Iran a valutare contromisure estreme come l’uscita dal TNP. La retorica militare iraniana suggerisce una volontà di deterrenza, ma anche una determinazione a rispondere a ogni attacco. Il rischio più concreto, oggi, è che il conflitto si espanda su scala regionale, con ricadute anche sull’approvvigionamento energetico globale, sulla stabilità dei mercati e sulla sicurezza dell’intero Mediterraneo allargato.

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