“Un confronto leale e costruttivo”, ha scritto su X la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, dopo l’incontro ufficiale con il presidente americano Donald Trump, rivendicando la centralità dell’Italia sulla scena internazionale
di Massimiliano D’Elia
In “apparenza” minuta tra i giganti, ma con il piglio e l’intelligenza diplomatica di una grande statista. Giorgia Meloni, presidente del Consiglio italiano, sorprende e provoca dolorosi mal di pancia alla sinistra nostrana, per la sua capacità di inserirsi da protagonista negli equilibri geopolitici globali. Fa riflettere – e per alcuni versi anche rabbrividire – l’idea che proprio l’Italia possa oggi rappresentare l’ago della bilancia tra le due sponde dell’Atlantico, tra i due continenti che incarnano lo spirito dell’Occidente libero.
Un Occidente fondato su valori che restano il baluardo della civiltà contemporanea: lo Stato di diritto, la democrazia, la libertà individuale, la centralità della persona, il rispetto delle minoranze, la parità di genere, la libertà di stampa e un’economia sociale di mercato. Valori che, pur messi alla prova da crisi globali e tensioni interne, continuano a garantire benessere diffuso, stabilità e progresso a milioni di persone nel mondo.
In questo scenario, la premier italiana si distingue per fermezza e pragmatismo. Giorgia Meloni ha saputo conquistare credito internazionale senza rinunciare alla propria identità politica, giocando un ruolo di raccordo tra Washington e Bruxelles, tra i partner europei e i grandi del G7. Il suo stile è diretto, sobrio, privo di eccessi retorici ma fortemente identitario. E soprattutto efficace.
Non si limita a rappresentare l’Italia: la guida. E nel farlo, pone il nostro Paese in una posizione chiave, capace di influenzare scelte e orientamenti su scala globale. In un mondo in cui i vecchi equilibri vacillano, la figura di Giorgia Meloni dimostra che anche una Nazione di medie dimensioni, pur sempre nel G7, può esprimere leadership, se accompagnata da visione, coerenza e capacità di tessere relazioni solide e credibili.

L’incontro di Washington
Un incontro carico di simboli e aspettative, quello tra Giorgia Meloni e Donald Trump alla Casa Bianca. Sotto il segno della collaborazione e con lo sguardo rivolto a un Occidente da “rendere più forte”, la premier italiana si è presentata a Washington con l’obiettivo chiaro di smorzare i venti di guerra commerciale tra Stati Uniti e Unione Europea.
Ad accogliere Meloni un Trump prodigo di elogi: “È una grande persona, una vera leader mondiale”, ha dichiarato il presidente americano, riservandole parole di stima anche nello Studio Ovale. La premier, in completo bianco, ha ricambiato sottolineando l’alleanza tra Roma e Washington e le battaglie comuni, dalla difesa dei confini alla lotta contro l’ideologia woke.
Ma dietro i toni distesi, il dossier dazi resta il più spinoso. Meloni ha evitato riferimenti alla “politica dei dazi zero” evocata di recente, puntando invece su un ruolo da mediatrice tra le due sponde dell’Atlantico. “Sono qui come capo del governo italiano, non come rappresentante dell’UE”, ha precisato, pur mantenendo un filo diretto con Ursula von der Leyen. Trump, da parte sua, si è detto ottimista: “Al 100% ci sarà un accordo con Bruxelles”, ma solo se sarà “equo”. Nessuna fretta, però: per l’ex tycoon, le intese arriveranno “ad un certo punto”.
Altro tema centrale, la spesa militare. Meloni ha riaffermato l’impegno dell’Italia a raggiungere il 2% del Pil per la difesa, una promessa che sarà ribadita al prossimo vertice NATO. Una mossa accolta con freddezza da Trump, che ha liquidato la questione con un laconico: “Non è mai abbastanza”. Nel pacchetto di proposte italiane anche l’aumento delle importazioni di gas naturale liquefatto dagli Stati Uniti e investimenti per 10 miliardi da parte di aziende italiane.
La cooperazione si estende anche allo spazio: tra i due leader si è parlato di future missioni su Marte, mentre resta fuori dall’agenda Starlink, il sistema satellitare di Elon Musk. Inevitabile infine un passaggio sull’Ucraina. Meloni ha riaffermato il sostegno all’integrità territoriale di Kiev, indicando chiaramente in Vladimir Putin l’aggressore. Una linea che si scontra con le posizioni più ambigue di Trump, che ha continuato nei giorni scorsi ad attribuire responsabilità anche a Zelensky e a Biden.
Il confronto proseguirà oggi a Roma, dove Meloni riceverà il vicepresidente J. D. Vance, parte della delegazione americana che ha accompagnato Trump assieme al segretario al Tesoro Scott Bessent e ai responsabili della Difesa e Sicurezza nazionale.
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