Migranti africani arrivano negli Stati Uniti. Lo sconcerto di Trump

Gli agenti americani  hanno arrestato centinaia di persone fuggite di recente dall’Africa

(di Massimiliano D’Elia) Donald Trump sta pensando  come contrastare i migranti del Sud America che tramite il Messico oltrepassano il confine per raggiungere gli Stati Uniti. Tanti i contatti con le autorità messicane per mitigare gli effetti dell’inizio dei dazi sui prodotti messicani. Una soluzione forte che Trump vorrebbe adottare per spingere il Messico ad attuare procedure e controlli più efficaci. Mentre si contratta sulle modalità di contrasto del fenomeno migratorio che si pensava circoscritto al solo sud america, gli agenti di frontiera americani l’altro giorno hanno segnalato un altro allarme, molto preoccupante. Più di un centinaio di africani avevano oltrepassato il confine con il Messico. Francesco Semprini su La Stampa ne ha riportato i dettagli.

Più di 500 persone sono giunte al confine di Del Rio la scorsa settimana. La maggior parte sono famiglie che hanno viaggiato da Angola, Camerun e Repubblica del Congo. Solo il 30 maggio è stato intercettato un gruppo di 116 migranti africani entrati dal confine meridionale texano. Altri migranti africani si sono diretti a San Antonio, sempre in Texas, a circa 240 km ad est da Del Rio.

II capo delle guardie di frontiera di del Rio, Raúl Ortiz, ha affermato che le barriere linguistiche e le differenze culturali pongono problematiche e oneri aggiuntivi alle forze dell’ordine. Tanto è vero che le autorità locali hanno rivolto un appello chiedendo l’aiuto di volontari in grado di parlare francese. Sebbene non si sia ancora ricostruita una rotta precisa per queste persone provenienti dall’Africa, alcuni di loro hanno raccontato di essere arrivati dai loro Paesi di origine in Brasile, prima di dirigersi a Nord attraverso la Colombia e l’America centrale per far rotta sul Messico, per poi poter raggiungere gli Stati Uniti.

Ora occorre capire come queste persone attraversano l’Atlantico, un viaggio lungo  e molto costoso.

Trump, nel frattempo, sta incontrando non pochi problemi con la politica dei dazi contro il Messico. La maggiore resistenza è al Congresso, anche da parte di molti repubblicani.

Trump ha quindi dichiarato: «Se saremo in grado di fare un accordo col Messico, e c’è una buona chance che lo faremo, allora cominceranno subito ad acquistare prodotti agricoli in gran quantità. Se non riusciremo a fare l’accordo, il Messico inizierà a pagare i dazi al 5 per cento da lunedì!».

Le misure sanzionatorie saliranno gradualmente secondo lo schema annunciato al 10% dal primo luglio sino al 25% a ottobre, con un’escalation senza precedenti. Una prospettiva allarmante che rischia di far saltare in Usa almeno 400 mila posti di lavoro. Per questo tra i repubblicani in Congresso è scoppiata una rivolta, ma Trump è convinto del contrario. «Più saliranno i dazi, maggiore sarà il numero di società che si sposteranno negli Stati Uniti».

Il Messico per timore dei dazi ha deciso di dispiegare 6 mila soldati al confine meridionale con il Guatemala per impedire ai migranti di entrare nel Paese e passare  a nord.  Poi hanno bloccato i conti di circa 27  persone che presumibilmente hanno partecipato ad un traffico di migranti ed organizzato carovane illegali dirette verso gli Usa.

L’esplosione dei flussi migratori africani verso le americhe evidenzia un’evoluzione preoccupante del fenomeno. Chi c’è dietro, visto che  queste traversate della “speranza” sono lunghe e molto costose? Potrebbe essere sempre più conclamata l’idea che l’utilizzo dei flussi migratori possa essere una nuova arma strategica (da parte di chi?) per destabilizzare le democrazie occidentali.

 

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