Notte di fuoco tra Iran e Israele: raid, morti e minacce nucleari

di Emanuela Ricci

Un nuovo, devastante capitolo si è aperto nel conflitto tra Israele e Iran. Nella notte, Teheran ha lanciato una nuova ondata di droni e missili contro obiettivi israeliani, causando almeno otto morti, tra cui alcuni bambini, e oltre 200 feriti in diverse città, tra cui Tel Aviv e Gerusalemme. Alcuni edifici residenziali sono stati colpiti direttamente, causando danni gravi e gettando la popolazione nel panico. Secondo quanto riferito dai media israeliani e dalle squadre di soccorso, i sistemi di difesa Iron Dome e David’s Sling hanno intercettato la maggior parte dei proiettili, ma diversi razzi hanno superato lo scudo, centrando obiettivi civili.

Nel cuore della notte, le Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno risposto con una massiccia operazione aerea su Teheran e altre città iraniane, colpendo siti legati al programma nucleare del regime. Tra gli obiettivi ci sono il Ministero della Difesa iraniano, la sede del progetto nucleare SPND – già al centro di indagini dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica – e basi dove, secondo l’intelligence israeliana, sarebbero nascosti archivi segreti sullo sviluppo di armi nucleari. “In questa operazione mirata – si legge in un comunicato delle IDF – abbiamo colpito obiettivi che hanno favorito gli sforzi del regime iraniano per ottenere un’arma nucleare”.

Un alto funzionario israeliano, intervistato dal Wall Street Journal, ha dichiarato che nessun obiettivo è fuori discussione, includendo esplicitamente anche la guida suprema Ali Khamenei. Questo rappresenta un’escalation strategica e simbolica che potrebbe alterare profondamente il quadro geopolitico regionale. Dal canto suo, l’Iran ha parlato apertamente di dichiarazione di guerra, promettendo ulteriori rappresaglie “con ogni mezzo disponibile”. Secondo fonti locali, nei raid israeliani sono stati uccisi oltre 70 cittadini iraniani, inclusi membri dell’apparato scientifico e militare, mentre i feriti superano i 320.

In seguito agli attacchi, Teheran ha sospeso ogni trattativa sul nucleare e ha richiamato i propri delegati dal tavolo di negoziazione in Oman. Il ministro degli Esteri iraniano ha chiarito che non ci sarà alcun dialogo finché Israele continuerà a bombardare il territorio iraniano. La comunità internazionale è in allarme: la Francia, l’Egitto e l’Arabia Saudita hanno chiesto una cessazione immediata delle ostilità, mentre le Nazioni Unite hanno convocato una riunione d’emergenza del Consiglio di Sicurezza.

Il presidente americano Donald Trump ha dichiarato su Truth: “Gli Stati Uniti non hanno avuto alcun ruolo nell’attacco a Teheran. Ma se l’Iran attaccherà in qualsiasi modo gli Stati Uniti, la nostra risposta sarà devastante come mai prima”. Trump ha tuttavia aperto alla possibilità di una mediazione tra Israele e Iran, affermando che gli Stati Uniti possono “facilmente trovare un accordo e porre fine a questo sanguinoso conflitto”. Nel frattempo, il Pentagono ha schierato unità navali nel Mediterraneo orientale per proteggere le forze americane in Medio Oriente, aumentando il livello di allerta in tutta la regione.

Le scene di panico nelle strade israeliane e iraniane sono ormai comuni. Sirene, esplosioni, blackout e corpi sotto le macerie: i civili sono le prime vittime di questo scontro, che rischia di trasformarsi in una guerra aperta su scala regionale. Molti analisti temono che altri attori – come Hezbollah in Libano, le milizie sciite in Iraq o Hamas a Gaza – possano aprire nuovi fronti nel conflitto. Intanto, la popolazione civile – da Tel Aviv a Teheran – resta con il fiato sospeso.

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