Nuove indagini sul caso di via Poma: il ruolo dei servizi segreti e le ombre mai dissolte

A distanza di 34 anni dall’omicidio di Simonetta Cesaroni, avvenuto il 7 agosto del 1990 in un ufficio dell’Associazione Italiana Alberghi della Gioventù a via Poma, la vicenda torna al centro delle cronache giudiziarie. Il gip di Roma, Giulia Arcieri, ha respinto la richiesta di archiviazione, disponendo nuove indagini per approfondire una pista fino ad ora mai del tutto esplorata: il possibile coinvolgimento dei servizi segreti. Una decisione che apre uno spiraglio in uno dei casi più oscuri e intricati della cronaca italiana.

L’input decisivo è arrivato da un esposto presentato dall’avvocato Claudio Strata, che avrebbe ricevuto informazioni da un generale del Sisde, i servizi segreti civili, ormai in pensione. Secondo il gip, nell’appartamento di via Poma in cui Simonetta fu brutalmente uccisa con 29 colpi di tagliacarte, potrebbero esserci stati documenti riservati riconducibili agli apparati di intelligence italiani. Una circostanza inquietante che getta nuova luce sulla natura del delitto, da sempre avvolta in un alone di mistero e da numerosi punti irrisolti.

La magistratura è chiamata ora a fare piena luce su questa ipotesi, esaminando non solo il possibile ruolo degli “007” ma anche la gestione iniziale delle indagini, oggetto negli anni di critiche e polemiche. Si apre, dunque, un’indagine a tutto campo che non si limiterà al delitto di Simonetta, ma potrebbe toccare altre vicende oscure della storia recente, come il celebre colpo al caveau della cittadella giudiziaria del 1999, attribuito a Massimo Carminati.

Tra le figure che saranno chiamate a deporre, spiccano nomi di rilievo come Carmine Belfiore, ex questore di Roma e numero due della polizia, e Sergio Costa, ex agente dei servizi segreti e genero di Vincenzo Parisi, all’epoca capo della polizia. A loro si aggiungeranno i colleghi e i datori di lavoro della vittima, testimoni che potrebbero contribuire a ricostruire dinamiche mai chiarite. Un punto cruciale dell’inchiesta è rappresentato dalla sparizione e dal ritrovamento tardivo di documenti fondamentali, come quelli che registravano le presenze dei dipendenti negli uffici tra giugno e agosto 1990. Questi atti, rimasti nascosti per decenni, sono stati rinvenuti recentemente dalla famiglia Cesaroni tra le carte del padre di Simonetta, aggiungendo un ulteriore tassello all’intricato puzzle.

Il coinvolgimento dei servizi segreti è un’ipotesi che, seppur mai provata, ha continuato ad aleggiare sulla vicenda. La natura misteriosa dell’omicidio, la lentezza delle indagini e la gestione controversa della scena del crimine hanno alimentato sospetti su possibili interferenze esterne. Fin dall’inizio, elementi chiave come impronte digitali e campioni di sangue rinvenuti nell’appartamento non sono stati analizzati con tempestività, mentre alcuni reperti fondamentali si sono persi nel corso degli anni. La scena del delitto, inoltre, non fu preservata in modo adeguato, permettendo contaminazioni e alterazioni che hanno compromesso il corso della giustizia.

Secondo alcuni osservatori, la morte di Simonetta Cesaroni potrebbe essere stata un “incidente collaterale” all’interno di una vicenda più ampia, forse legata a operazioni sotto copertura o a dinamiche politiche e istituzionali che coinvolgevano apparati dello Stato. Non è un caso che il caso via Poma sia stato spesso descritto come una matassa impossibile da districare, dove piste investigative si sono accavallate senza mai arrivare a una verità definitiva. Le nuove indagini disposte dal gip potrebbero rappresentare, dopo oltre tre decenni, un’occasione per fare finalmente chiarezza.

Il figlio di Pietrino Vanacore, storico portiere dello stabile di via Poma, ha accolto con favore la decisione della magistratura: “Sono contento che la procura stia indagando sulla pista segnalata dal mio legale. L’esposto presentato mesi fa porta ai servizi segreti e al nome di Sergio Costa”. Una dichiarazione che testimonia quanto la verità sul delitto continui a essere ricercata con tenacia da chi, per anni, ha visto la propria vita travolta da sospetti e ombre.

La nuova inchiesta potrebbe finalmente risolvere un caso che ha segnato profondamente l’opinione pubblica italiana. La possibilità di un coinvolgimento dei servizi segreti e l’ombra di un segreto di Stato, se confermate, cambierebbero completamente l’interpretazione dell’omicidio di Simonetta Cesaroni, trasformando un delitto apparentemente privato in un tassello di una storia ben più grande e complessa.

Subscribe to our newsletter!

Nuove indagini sul caso di via Poma: il ruolo dei servizi segreti e le ombre mai dissolte

| ATTUALITA', RM30 |