Cresce la filiera italiana dell’aerospazio, difesa e sicurezza

(di Ammiraglio Giuseppe De Giorgi) L’Italia è nel ristretto numero di Paesi che vantano un settore AD&S solido e di lunga tradizione. La filiera dell’aerospazio, difesa e sicurezza (da qui la sigla AD&S appena citata) nel nostro Paese, che si posiziona tra i primi 10 al mondo, muove, infatti, una cifra considerevole pari a 13,5 miliardi di fatturato, seconda soltanto a quella automobilistica.

Comprendere il valore per l’Italia di questa filiera ed agire in maniera tale che essa sia sempre più un catalizzatore ed un acceleratore dello sviluppo industriale e tecnologico del sistema-Paese è oggi sempre più strategico e vulnerabili agli attacchi esterni, in particolare francesi.

La filiera AD&S italiana è composta da grandi multinazionali, una fitta rete di piccole e medie imprese, centri di ricerca e poli universitari di eccellenza diffusi su tutto il territorio nazionale che costituiscono la caratteristica distintiva e la forza del settore. Filiera capitanata però da Finmeccanica e Fincantieri, che, oltre ad essere oggi i maggiori gruppi del settore, ed entrambi a controllo statale, sarebbe bene che si parlassero e collaborassero effettivamente e non solo nelle dichiarazioni rituali, per evitare di fare più o meno inconsapevolmente il gioco del nostro concorrente più spregiugicato, ovvero la Francia di Macrona. Di pochi giorni fa è la notizia che Leonardo Finmeccanica ha deciso di acquisire il 98,54% di Vitrociset, piccola ma strategica società romana di servizi e soluzioni specialistiche per sistemi per i settori Difesa e Sicurezza, Spazio, Trasporti e Infrastrutture di cui già detiene l’1,46%. Un’operazione che rafforza Leonardo nel suo core business dei servizi, in particolare nella logistica, Simulation & Training e operazioni spaziali, incluso il segmento Space Surveillance and Tracking  che sfila Vitrociset a Fincantieri e Mer Mec, che si erano alleate proprio per realizzare l’operazione di acquisizione.

Fincantieri ha annunciato, comunque, che proseguirà con le iniziative, da tempo avviate, volte ad implementare le competenze nelle attività di supporto logistico richieste dai clienti, fattore questo che si rende sempre più indispensabile per concorrere con successo sui mercati internazionali. A fronte di questa acquisizione e specialmente a seguito dell’alleanza Francia ed Italia tramite Naval Group e Fincantieri nel settore militare, gli esperti del settore ipotizzano tensioni crescenti fra le due grandi società guidate da una parte da Alessandro Profumo e dall’altra da Giuseppe Bono. Tensioni e malumori che, secondo gli esperti del settore, dovranno prima o poi essere affrontati direttamente al governo e in particolare dal Tesoro.

La ministra della Difesa Elisabetta Trenta, durante il workshop Ambrosetti in un confronto dedicato al settore ha dichiarato: “La Difesa continuerà ad assicurare il suo supporto all’industria nazionale, in coordinamento con gli altri dicasteri competenti. A tal proposito, ritengo sia fondamentale, nonché costruttivo, che le nostre aziende di Stato dialoghino e parlino in modo collaborativo, poiché solo in questo modo riusciremo a rafforzare ed integrare il sistema Italia nel mondo, vincendo la sfida della competitività e della concorrenza internazionale”. Nello stesso workshop è stato presentato uno studio dal titolo “La filiera italiana dell’Aerospazio, della Difesa e della Sicurezza. Come creare sviluppo industriale, nuove competenze tecnologiche e crescita per il sistema-Paese” teso a spiegare le ragioni che rendono l’Aerospazio, Difesa e Sicurezza (AD&S) strategico per il sistema Paese. Tra queste si è parlato principalmente del ruolo fondamentale che il settore assolve in ambiti-chiave per il funzionamento e lo sviluppo di ogni sistema territoriale, ponendo le condizioni per la sua sicurezza, stabilità e crescita, e il contributo al progresso scientifico e alla ricerca di nuove tecnologie. Il settore AD&S consente, infatti, di generare know-how e innovazione tecnologica di frontiera, sia sul versante militare sia su quello civile (dual use), e agendo da volano di sviluppo lungo tutta la filiera allargata dell’industria. Per poter innescare un processo di consolidamento dell’industria AD&S continentale, non solo nazionale quindi né europea ma mondiale, il nostro Paese deve diventare sempre di più un punto chiave di questo settore, spinto specialmente dal suo solido bacino di competenze e tecnologie sviluppate e dal sostegno delle Istituzioni nazionali. Al fine di massimizzare il contributo del settore AD&S allo sviluppo di nuove competenze e alla crescita del sistema-Paese occorrerà quindi, da una parte adottare una visione e prospettiva di posizionamento strategico a lungo termine, che valorizzi l’industria nazionale dell’AD&S quale strumento a supporto della politica estera nazionale.

Per quanto riguarda invece i mantra dell’Industria Difesa europea della Ministra Pinotti sarebbe tempo di cambiare registro, soprattutto nei settori in cui l’Italia possiede ancora capacità autonome di progettazione e produzione di sistema d’arma nazionali, com’è il caso delle navi militari, per evitare di lasciarci ridurre al ruolo di comprimari com’è accaduto nel settore dello spazio e della missilistica in cui eccellevamo negli anni ’60 e ’70 e che ora ci vede ridotti a sudditi dell’Industria Francese (es. Selenia Spazio). A tal fine occorre a mio avviso potenziare la cooperazione con l’Inghilterra (con cui abbiamo ad esempio lavorato benissimo con i programmi elicotteristici) e con gli Stati Uniti. E’ evidente che si debba partecipare anche nell’area europea sapendo che tale partecipazione deve essere un mezzo e non un fine in sé, una bandiera da sventolare in Parlamento per difendersi dagli attacchi contro le spese militari.

È necessario inoltre un costante e adeguato investimento, per alimentare le attività di ricerca e l’innovazione. Proprio per questo l’Italia oggi dovrebbe portare avanti una strategia che salvaguardi le capacità industriali di eccellenza e che non penalizzi l’export militare. Il ruolo della Ministero della Difesa è fondamentale in tal senso, il cui titolare ha affermato: “Nel quadro di riferimento del sistema difesa nazionale sono due gli aspetti che incidono di più: le risorse finanziarie disponibili e il costo dei più moderni equipaggiamenti. Per questo è necessaria una strategia che consenta al Paese di salvaguardare e rafforzare le proprie aree di eccellenza attraverso la ricerca di sbocchi adeguati sul mercato internazionale, prevedendo anche la collaborazione con Paesi tecnologicamente evoluti, amici e alleati, con un coinvolgimento industriale e la valorizzazione delle loro capacità in altri campi”. In altre parole, ha chiosato il ministro della Difesa, “occorre considerare l’esportabilità come valore nei programmi delle nostre Forze armate”.

Si tratta di un auspicio a cui speriamo seguano i fatti. Con la probabile acquisizione di Finmeccanica/Leonardo da parte di Cassa Depositi e Prestiti, il controllo dello Stato sui due grandi del settore potrebbe infatti essere più incisivo che in passato, meglio equipaggiato per porre fine alla ormai decennale guerriglia Italo-Italiana fra Finmeccanica e Fincantieri,  altrimenti di due duellanti ne rimarrà in pedi uno solo e non è detto sia quello italiano.

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