La NATO e l’Italia, tanto rumore per nulla

(di Pasquale Preziosa) Le recenti elezioni in Italia hanno riacceso i fari su due dei cinque pilastri della politica estera italiana: l’Europa e la NATO.

È prassi consolidata che ciò accada non solo in Italia ma anche tra i principali paesi dell’Alleanza.

Nelle recenti elezioni USA, il Presidente Trump si è posto il problema della NATO, le sue prime dichiarazioni ebbero un grosso impatto non solo mediatico, in Europa e tutti corsero a Washington per ottenere assicurazioni e chiarimenti.

La bbc.com riportava: “A statement by US President-elect Donald Trump that NATO is “obsolete” has caused “worry” in the Alliance, Germany foreign minister says”

La Merkel fu accusata di aver commesso” a catastrofic mistake” per aver ammesso più di un milione di migranti e le case automobilistiche tedesche furono minacciate per l’applicazione di più alte tariffe sulle importazioni.

Per l’Afghanistan, “il Presidente Trump si era mostrato molto scettico nei confronti delle operazioni militari all’estero ed era stato critico sull’invasione in Iraq, dopo averla in un primo tempo sostenuta.

Dopo il suo arrivo alla Casa Bianca, il nuovo presidente si mostrò meno categorico.” (Internazionale 17 giugno 2017).

Tutti sanno che il problema dell’Afghanistan non potrà essere risolto con le forze militari.

In più, vi è stato un rafforzamento di politica estera americana verso l’India che è confliggente con la politica pachistana: senza la partecipazione del Pakistan la missione afgana è senza soluzione non solo militare ma anche politica.

Il presidente Obama diceva che non gli piacevano le guerre senza fine.

L’Italia è il quinto contributore del bilancio NATO.

In Afghanistan il nostro paese è il secondo contributore in termini di forze militari, UK ne ha la metà di forze sul terreno rispetto all’Italia, la Francia è assente.

Se il nuovo governo italiano si ponesse delle domande alle quali dare risposte coerenti col programma di governo è rituale, il chiedere più attenzione al Mediterraneo da parte della NATO è opportuno perché l’Italia vive nel Mediterraneo, che è il confine sud della NATO, dove l’instabilità del Nord Africa e Medio Oriente è in aumento.

Non dimentichiamo la questione dei giacimenti di gas di Cipro dove, per problemi energetici chiariamo nazionali, Francia, Italia, Grecia e Turchia, sono tornati alla guerra delle cannoniere.

La Francia ebbe lo stesso problema della nostra Saipem con la Turchia qualche mese prima ma inviò subito le sue navi da guerra e la partita terminò a favore del rispetto del diritto internazionale, il nostro caso invece subì sorte diversa.

Oggi la NATO è molto concentrata sulla Russia, difatti l’aggiornamento della strategia vede la costituzione di due nuovi comandi uno in Germania a ULM per la logistica, il Joint Support and Enabling Command (JSEC), per deterrenza verso la Russia e uno in USA JFC-Norfolk ,che assicurerà tutto lo spettro delle missioni transatlantiche e della regione dell’Atlantico del Nord, per contrastare la maggiore presenza russa nell’Atlantico.

Richiedere solidarietà alla NATO per tutti gli impegni onorati dal nostro paese, nonostante la crisi economica è un dovere, per rispetto di tutti i nostri cittadini.

Ricalibrare le missioni è necessario anche per riequilibrare le risorse per contrastare nuove minacce nell’area del Mediterraneo, la Libia è ancora un grande problema insoluto ove non si vedono soluzioni, l’Isis non è stato ancora estirpato e le migrazioni che partono ancora dalle spiagge, impattano la sicurezza del nostro paese.

L’Italia deve sviluppare la sua politica di sicurezza sia nel rispetto delle Alleanze, sia nell’ambito dell’Unione, sia per le esigenze nazionali non comprese nelle prime due.

La NATO e l’Italia, tanto rumore per nulla

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